Operai bloccano Porta Susa di Enzo Bacarani
1500 lavoratori dell'Uva in piazza per difendere il posto 1500 lavoratori dell'Uva in piazza per difendere il posto Operai bloccano Porta Suso Un quarto d'ora sui binari, poi corteo Sono olire 400gli esuberi annunciati La stazione di Porta Susa è stata bloccata ieri mattina poco prima delle 10 da trecento operai dell'Uva che hanno occupato i binari con cartelli e striscioni allo scopo di richiamare l'attenzione sui loro problemi. Sono oltre quattrocento i dipendenti delle acciaierie Uva che rischiano il posto in base al piano di snellimento annunciato dall'azienda. La brevità della manifestazione, un quarto d'ora, ha contenuto i disagi per i viaggiatori: solo il Milano-Torino delle 9,47 è rimasto bloccato e ha potuto fare il suo ingresso in stazione verso le 10,30. L'occupazione di Porta Susa è avvenuta nel corso della manifestazione indetta - a livello nazionale - da Firn, Fiom e Uilm contro i 1500 esuberi a livello nazionale dichiarati dall'azienda. In Piemonte le sedi dell'Uva sono due: a Torino, in corso Regina, e a Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Ieri i 500 dipendenti dello stabilimento di corso Regina si sono dati appuntamento alle 9,30 davanti alla stazione di Porta Susa per un corteo che avrebbe dovuto raggiungere la Prefettura in piazza Castello. La manifestazione ha però subito modifiche: oltre all'occupazione dei binari della stazione, il percorso del corteo - anziché terminare in piazza Castello (dove una delegazione è stata ricevuta in Prefettura) - si è prolungato fino davanti alla sede Rai di via Verdi. I dipendenti hanno chiesto una maggiore attenzione nei loro confronti da parte degli organi di informazione. La realtà dell'Uva torinese è questa: l'azienda ha comunicato la chiusura del laminatoio per il '96 e rimarrà attivo nello stabilimento Dpi solo il reparto di elettrozincatura con 150 persone. Già dal '94 però la produzione dovrà scendere da 500 mila a 300 mila tonnellate con il rischio che lo stabilimento di corso Regina, oggi in attivo, vada in passivo. Per il '95 la produzione dovrà scendere a 200 mila tonnellate. Perderanno il lavoro 370 persone. A questi vanno aggiunti i 70 esuberi annunciati per l'altro stabilimento di corso Regina dell'Ilva, l'Inox. I sindacati chiedono l'attivazione di un tavolo di trattativa con governo e imprenditori siderurgici pubblici e privati per l'elaborazione di «un serio piano di politica industriale per il settore siderurgico». Firn, Fiom e Uilm chiedono anche la «salvaguardia della siderurgia piemontese che non può essere ulteriormente pena¬ lizzata, vista la grave situazione occupazionale di tutta la regione». I sindacati denunciano anche la decisione unilaterale dell'Uva di mettere in liquidazione la società. In particolare suscita perplessità il prospettato smantellamento dello stabilimento Dpi di corso Regina che è tra più efficienti dell'Uva. Il consiglio di fabbrica parla di «delitto industriale» e annuncia altre iniziative di lotta per i prossimi giorni. E' ormai da quasi un anno che i lavoratori dell'Uva di corso Regina stanno lottando per difendere il posto di lavoro. Gli esuberi di cui oggi si parla erano stati annunciati e poi smentiti dalla stessa azienda e successivamente confermati insieme con altri tagli annunciati in diversi stabilimenti del gruppo. Il pds piemontese in una nota annuncia che nei prossimi giorni interverrà in Parlamento sulla questione Uva. Enzo Bacarani
Luoghi citati: Alessandria, Milano, Novi Ligure, Piemonte, Torino
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