Masini è per vedervi meglio di Gabriele Ferraris

Masini: è per vedervi meglio Masini: è per vedervi meglio Torino: dai palasport ai teatri «Non è crisi, voglio il contatto» TORINO. La signora non è giovanissima, ha gli occhi verdi e negli occhi verdi tanta felicità da dopo concerto. «Mi raccomando - sorride - non infierisca su Masini...». Fanno blocco, le masiniane d'ogni età: più che mai adesso che il loro idolo sembra in crisi. Un tempo Marco Masini significava il tutto esaurito nei palasport da cinquemila posti. Oggi non riesce ad attirare i 1600 spettatori necessari a riempire il Teatro Colosseo, dove il giovanotto s'è esibito l'altra sera: almeno quattrocento poltrone vuote. Questa contabilità micragnosa ha un significato commerciale mica da ridere: un prodotto nato per il grande pubblico esaurisce il suo scopo se il gran- de pubblico lo abbandona. Masini resiste meglio dei suoi cloni: Vallesi è durato un album. Canino non è andato oltre il successo di un'estate, Nek neppure quello. Tuttavia è un momentaccio anche per il caposcuola: segnali allarmanti arrivano dal fronte del palco. Però 'sta storia non andate a raccontarla alle masiniane pure e dure, quelle che non tradiscono e arrivano al concerto con lo zainetto graffito «Masini sei figo» e gli striscioni «Masini sei la nostra voce» e la T-shirt «Masini» e la fascetta «Masini». «Non è vero che Marco va in teatro perché è in crisi! - protestano, cuori diciottenni in tumulto -. Lo fa per starci vicino, per vederci». Lui conferma dal palco, «nei palasport non riusciamo a guardarci in faccia, qui forse comincia un'amicizia più bella e più nuova», tipo Bogart nel finale di «Casablanca». Il loro eroe lo difendono a spada tratta, le masiniane pure e dure. «Lo criticano per una canzone con una parolaccia...» protestano. E, neo-perbenisti, non citano mai la parolaccia. «Perché nessuno se la prende con gli 883 che cantano canzoni piene di parolacce?». E già che ci sono indicano tra i «lui è peggiore di Marco» anche Vasco Rossi, «che dice le parolacce e si droga e beve». Consolante: almeno nell'immaginario dei diciottenni duri e puri (puri, soprattutto) il diavolaccio Vasco ha ancora corna e piedi caprini, non è diventato un bravo e banale padre di famiglia. Marcolino, invece, ha idee chiare e sane: «"La libertà" l'ho scritta pensando alla mia ex fidanzata - spiega durante il concerto -. Lei ha scelto la strada del cinema, una scelta difficile da digerire per un ragazzo innamorato...». Difatti la signorina in questione è un'ex, «e io sono di nuovo libero», precisa il Nostro. L'annuncio è sottolineato da speranzosi applausi. Sovente piangono, le masiniane. Alcune prima, altre durante, altre ancora dopo il concerto. Le superfans piangono prima, durante e dopo: così non sbagliano. «Piangiamo di gioia, ogni canzone ci ricorda un momento della nostra vita». Allarme: la più pianta è «Cenerentola innamorata» ove si tratta di una fanciulla che, incinta malgré soi, scaccia la tentazione dell'aborto e si tiene il bambino. Prèdica il didascalico Masini: «Ci fa capire che in questo mondo dove l'importante sembra soltanto uccidere e rubare c'è ancora chi ha il coraggio di dare una vita». Le masiniane si commuovono, e piangono. Gabriele Ferraris

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