Allarme sangue restano le polemiche di Bruno Ghibaudi

Allarme sangue, restano le polemiche Allarme sangue, restano le polemiche E sui farmaci-killer la Sanità ora accusa la Cgil RISCHIO TRASFUSIONI IROMA N Italia si ricorre a tutte le tecniche per individuare gli agenti patogeni, e in particolare i virus dell'Aids e dell'epatite C. Ma la sicurezza assoluta resta un miraggio. C'è sempre una probabilità su centomila che chi riceve un'unità di sangue contragga un'infezione. E naturalmente il rischio aumenta con il numero delle trasfusioni, che vanno limitate, utilizzando gli emoderivati soltanto in caso di assoluta necessità. Dopo questa premessa-spiegazione la commissione nazionale per la lotta all'Aids afferma all'unanimità che «tutti i casi di infezione da Hiv conseguenti alla somministrazione di emoderivati agli emofiliaci sono precedenti al 1988 e che gli emoderivati attualmente in commercio sono assolutamente sicuri». Altrettanto sicure vanno considerate le immunoglobuline e l'albumina, per le quali «non è mai stata documentata la trasmissione di infezione da Hiv». Tutti tranquilli, allora, nella speranza che non tocchi proprio a noi quell'unità a rischio su centomila? Ad arroventare l'atmosfera, che coinvolge anche il sangue, hanno contribuito non poco le frecciate polemiche fra Trentin e la Garavaglia. Il ministro ha denunciato il «significato politico» del chiacchieratissimo dossier e ha difeso la commissione unica del farmaco contro i ripetuti tentativi di indebolirne il valore scientifico. Trentin l'ha accusata di «continuare ad essere evasiva e reticente sul traffico del sangue e sugli emoderivati a rischio». Per la Garavaglia Trentin si preoccupa troppo «di salvare la faccia della sua organizzazione». Trentin ribatte che «il ministro farebbe meglio ad occuparsi della salute dei cittadini facendo pulizia e chiarezza». Le patate bollenti all'esame degli esperti erano più di una. Innanzitutto la polemica innescata dall'immunologo Fernando Aiuti, il quale dopo aver contestato le indagini tranquillizzanti dell'Istituto superiore di Sanità su alcuni lotti di emoderivati ha invitato chiunque abbia ricevuto una tra- sfusione prima del 1988 a sottoporsi al test di sieropositività: per l'effetto finestra, o di latenza, il virus dell'Aids potrebbe impiegare parecchi anni a manifestarsi. Sull'opportunità del test si è pronunciata anche Rita Levi Montalcini, che lo ritiene «consigliabile, non soltanto per chi è stato trasfuso ma anche per evitare che il virus si propaghi ad altri». L'altro argomento scottante ri¬ guardava i magistrati napoletani, che proprio ieri hanno ascoltato Angelo Magrini, presidente dall'Associazione Politrasfusi, e sono orientati ad approfondire l'indagine. Come contorno, il nuovo allarme lanciato dal ministro della Giustizia Conso, il quale sospetta che dietro il traffico di sangue infetto ci sia la mano della mafia e invita la magistratura ad indagare. Siamo ad una seconda scampa¬ nata liberatoria e rassicurante, allora, o alle solite mani avanti in difesa di qualcuno? Il problema resta aperto, anche perché ne sottintende altri ancora insoluti. I ritardi con cui sono stati imposti i controlli restano confermati, e qualcuno dovrebbe risponderne moralmente, politicamente e penalmente. Il fabbisogno di sangue, per esempio, rimane drammatico. E' di oltre 60 milioni di unità ma in Italia se ne raccolgono soltanto 47 o 48 milioni. Per colmare il disavanzo basterebbe importarne il 5 o il 6%, invece si arriva al 62-63%. Perché è presto detto: la maggior parte va sprecato. Negli interventi chirurgici si potrebbe risparmiarne il 70%, ma sebbene i mezzi per recuperarlo ci siano nessuno si preoccupa di farlo. Per i farmaci Silvio Garattini ripete da anni che quasi il 50% di quelli rimasti in commercio è privo di efficacia terapeutica, quindi non soltanto inutile ma anche dannoso perché ritarda terapie più efficaci. Bruno Ghibaudi II premio Nobel Rita Levi Montalcini con l'immunologo Fernando Aiuti: hanno sostenuto l'esigenza dei test

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