Drogoul chiama in causa Italia e Usa

Drogoul chiama in causa Italia e Usa Drogoul chiama in causa Italia e Usa «Bnl-Mlantafu usata per la loro politica con l'Iraq» FINANZIAMENTI A SADDAM WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LA Bnl di Atlanta non era niente di più e niente di meno che uno strumento usato dai governi degli Stati Uniti e dell'Italia per condurre la loro politica estera verso l'Iraq e altri Paesi». Christopher Drogoul, presentatosi ieri davanti alla commissione Banche, Finanze e Affari Urbani della Camera dei rappresentanti, ha iniziato la sua testimonianza con questa netta dichiarazione. Subito dopo, l'ex direttore della filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro, accusato di aver convogliato al governo iracheno prestiti illeciti per 4 miliardi di dollari, si è lanciato in una sferzante descrizione sul funzionamento del sistema italiano allo scopo di dimostrare il pieno coinvolgimento del potere politico in quello che gli americani chiamano «Iraqgate». Drogoul ha invitato i giudici di «Mani pulite» ad andare più a fondo nella vicenda. «Per capire la filiale di Atlanta ha detto Drogoul - bisogna prima capire che cosa sia realmente la Banca Nazionale del Lavoro, capire il suo rapporto con il governo italiano e capire anche come l'Italia si comporta negli affari». «Gli italiani - ha continuato - non sono per nulla simili agli americani quando si tratta di condurre affari, Hanno quasi una visione asiatica o orientale, che forse è storica e culturale. Ma in Italia, come sapete, c'è una generale corruzione e i meccanismi ufficiali del governo, inclusa la Bnl, vengono usati dai politici e dai partiti politici per promuovere gli interessi dei loro partiti e di loro stessi come individui. Questo è emerso chiaramente durante gli ultimi diciotto mesi dallo scandalo di Mani pulite che è tuttora in via di evoluzione». Drogoul ha detto di non sapere «se le attività della Bnl di Atlanta abbiano arricchito qualcuno dei gruppi politici italiani». «Non lo posso affermare - ha detto -. Ma ero consapevole di un certo dare e avere tra i partiti politici per quanto riguardava le nostre attività irachene». «Penso - ha concluso su questo punto - che si tratti di qualcosa che andrebbe esplorato più a fondo, anche se, come potete immaginare, si tratta di un tema molto delicato, specialmente in Italia». Drogoul, quando un membro della commissione gli ha chiesto se possieda la «smoking gun», la prova definitiva, di un coinvolgimento diretto del governo americano nella concessione dei crediti che servivano all'Iraq per comprare armi, ha detto di non avere mai avuto dubbi in proposito. Ma non ha prodotto elementi decisivi. Ha parlato di un funzionario del ministero dell'Agricoltura che in sua presenza incoraggiò gli iracheni a chiedere più crediti perché «se Dukakis batte Bush, i democratici vi tagleranno fuori». Ha sostenuto che Henry Kissinger e la sua società di consulenze erano gli elaboratori della politica americana verso l'Iraq. Ma la «smoking gun» non è saltata fuori. Il banchiere è stato invece molto deciso nel sostenere che l'allora direttore della Bnl Pedde sapeva del traffico e l'aveva autorizzato. Nel suo recente libro, La madre di tutti gli affari, il giornalista del Financial Times Alan Friedman riporta tra virgolette un'importante conferma di Giulio Andreotti: sia Ronald Reagan sia George Bush avevano chiesto a lui e a Bettino Craxi di sostenere l'Iraq, allora baluardo contro il fondamentalismo islamico dilagante dall'Iran komeinista. Paolo Passarmi Ma l'ex funzionario non ha «la certezza definitiva» del coinvolgimento di Washington Christopher Drogoul ex funzionario della Bnl di Atlanta