«Politici autoassolutori»

«Politici autoassolutori» «Politici autoassolutori» pochi istanti dopo la Cisl Tesoro torna ad insistere con un nuovo comunicato: «La legge prevede che i presidenti delle due Camere aggiornino periodicamente lo stipendio dei parlamentari. E questo è accaduto circa una settimana fa». Labriola legge e trasecola. «Beh, se lo hanno deciso i presidenti...». Eppure c'è qualcosa che non funziona. Sono ormai quasi le sette della sera e ad agitarsi sembrano essere soltanto i giornalisti. Non un deputato missino, leghista o della Rete che si affacci ad urlare il suo sdegno, perfettamente intonato all'approssimarsi delle elezioni amministrative. Il mistero si chiarisce pochi mi¬ |jf messi anche trenta professori universitari laici e di sinistra. «La riforma delle superiori va radicalmente modificata», sostengono in un documento, firmato fra gli altri da Visalberghi, Vertecchi, Maria Corda Costa, Manacorda, Maragliano, Faeti, Frabboni, Bertolini, IL MINISTRO SPERA ANCORA ROMA O la testa dura. Se non ce la facciamo prima della Finanziaria, busserò al Parlamento un minuto dopo. Sarà una corsa al cardiopalma, con il timore di vedere sciogliere le Camere da un momento all'altro, ma non intendo lasciare nulla di intentato». E' determinata Rosa Russo Jervolino, ministro de dell'Istruzione. Firmare la legge di riforma della scuola media superiore, 70 anni dopo quella di Giovanni Gentile, è stato il sogno di tutti i suoi precedessori, dal'51 ad oggi, a Palazzo della Minerva. E, quando il 22 settembre scorso il Senato ha varato a larga maggioranza il testo ora in discussione a Montecitorio, sembrava cosa fatta. Ministro, eravate sicuri che, in pochi giorni, i deputati avrebbero ratificato il testo di Palazzo Madama e che la scuola italiana avrebbe voltato radicalmente pagina. Invece, l'accordo si è sfilacciato e la riforma è tornata in alto mare. «Conosco bene il Parlamento. So che la seconda lettura è una cosa seria. Non mi aspettavo un sì incondizionato al lavoro dei colleghi senatori. Tutto è perfettibile. Ma devo anche sottolineare che qualche settimana per pensare alle modifiche c'è pure stata. Credo sia venuto il momento di tirare le fila e passare alla fase delle decisioni. Perché, le esigenze politiche gene- nuti dopo: l'aumento è stato votato da tutti i gruppi parlamentari, all'unanimità. Lo racconta il comunicato che gli uffici-stampa di Camera e Senato, tirati per i capelli dall'esternazione dei sindacalisti, sono stati costretti a preparare. Le cose, dunque, sono andate così: nel 1992 deputati e senatori avevano preferito rinunciare ad adeguare la loro «busta-paga» a quella dei presidenti di sezione della Corte di Cassazione. Ma al successivo «scatto» di stipendio degli illustri magistrati, avvenuto nel giugno del '93, i parlamentari decidevano di operare il «riaggancio». Con un'avvertenza, però: l'aumento stavolta ci sarebbe stato, ma il

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