Guariniello la mia inchiesta insabbiata

Guariniello: la mia inchiesta insabbiata Guariniello: la mia inchiesta insabbiata «Nel 1981 i magistrati non erano così popolari...» L'ex ministro Degan e (a destra) Guariniello Amilcare Carpi de Resmini, Giorgio Bignami. I risultati? Alcune specialità vennero definite "irrazionali"». Ci spieghi meglio. «Per alcune non c'era un corretto rapporto rischio-beneficio, per altre mancava una convalida della letteratura scientifica. E c'erano foglietti illustrativi carenti, e alcune associazioni, come quella sulfamidici-antibioti¬ una pubblicazione dello lare dove si parla di farmaci pericolosi, regolarmente in commercio. Apro l'inchiesta e chiedo a Poggiolini la documentazione relativa a quei farmaci. Il tutto mi arriva nel giro di un anno, anche di più». Tempi lunghi... «Sì, e nel frattempo affido una perizia su quei farmaci a tre esperti: Benedetto Terracini, ci, che diventavano tossiche. Quanto avevano accertato era molto interessante. Però mi resi cento che la competenza non era mia. Impossibile continuare l'inchiesta, mi vidi costretto a spedire tutto ai colleghi romani». E poi? «Poi venni a sapere che tutto era stato archiviato. Non le nascondo il mio disappunto. Un vero peccato». Ma Poggiolini l'ha sentito? «Certo. L ho convocato come testimone, è venuto a Torino un paio di volte. Come si sedeva davanti a me, squillava il telefono: chiamata urgente del ministro della Sanità Degan per Poggiolini». La magistratura napoletana sta esaminando la perizia che lei aveva ordinato allora. Come pensa che andrà a finire questa nuova inchiesta? «Spero bene, naturalmente. Non mi faccia passare per un nonno che si crogiola di ricordi, ma mi lasci dire che allora il contesto era molto diverso. Oggi i magistrati sono sulla cresta dell'onda. Nel 1981 le cose andavano diversamente». E cioè? «Beh, per i primi due-tre giorni ci fu un tripudio di articoli di giornale e di tv, tutti alla ricerca dei farmaci killer. Poi scesero in campo i cattedratici, le riviste mediche, i giornalisti specializzati, tra cui qualcuno che oggi è in prima fila a crocifiggere Poggiolini. Tutti a dire: ma questo pretore fa del terrorismo, ma qui si esagera, eccetera eccetera». Ma lei, che idea si è fatto di questo nuovo scandalo? «La mia opinione è che tocca al ministro della Sanità, prima che ai magistrati, affrontare il problema dei farmaci. E il ministro, come il giudice, deve affidarsi a degli esperti, purché diano garanzia di professionalità e di autonomia. Io allora ne avevo trovati tre. Oggi non saprei...». Brunella Giovara

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