Francia-Italia uno a zero

France Cinema premia il film senza parole di Cavalier «Libera me» France Cinema premia il film senza parole di Cavalier «Libera me» Francia-Italia uno a zero Loro si difendono, noi chiacchieriamo FIRENZE. France Cinema, il festival dedicato al cinema francese, ha concluso ieri sera la sua ottava edizione con un film italiano recitato da attori francesi, «La prossima volta il fuoco» di Fabio Carpi con Jean Rochefort e Marie-Christine Barrault, e con la premiazione. Vincitore un film senza parole, il bellissimo e muto «Libera me» di Alain Cavalier; premio speciale a un regista tedesco, Edgar Reitz, autore di «Heimat 2»; premio per un debutto a «L'odore della papaia verde» di Tran Ann Hung; miglior attore Claude Ridi, interprete del diabolico diplomatico e statista Talleyrand in «A cena con il diavolo» (Le souper) di Edouard Molinaro; migliore attrice Dominique Blanc, protagonista di «Faut-il aimer Mathilde?» (Bisogna amare Mathilde?) di Edwin Baily. E, alla fine della festa, notizie: «Edgar Reitz m'ha detto che s'incontra a Roma con Bernardo Bertolucci, per parlare d'un film da realizzare insieme. E sta scrivendo un film in dieci parti, dieci film per raccontare in dieci diverse città tedesche il 9 novembre 1989, il giorno in cui cadde il Muro di Berlino», informa il direttore Aldo Tassone, al quale chiediamo un bilancio di France Cinema 1993. Approva o disapprova le scelte della giuria? «Ne sono entusiasta. Giudico Alain Cavalier e Edgar Reitz i registi europei ora più grandi e ammirevoli: sono artisti che vanno controcorrente; che non sono mediatici, non affidano cioè alla pubblicità la propria riuscita; che sono indipendenti, non hanno alle spalle nessun gruppo culturale, nessuna potenza industriale». E sono virtù, queste? «Se facessero porcherie, no. Ma siccome fanno capolavori (Joris Ivens mi disse di Reitz "Ha il respiro di Balzac"), allora sì: sono virtù». France Cinema e il convegno italofrancese che vi si è svolto sono caduti in un momento brutto per il cinema europeo... «Claude Beni, l'autore di "Germinai", il film che in meno di un mese ha avuto in Francia 4 milioni e 300.000 spettatori, ha detto che se la situazione del cinema italiano risulta così letale è anche per colpa nostra: "Il cinema francese, ben protetto dal governo e dalle istituzioni, ha saputo difendersi ponendo qualche limite al dominio americano; gli italiani hanno discusso molto, ma concluso poco"». Di questa edizione di France Cinema è soddisfatto? «Sono contento che gli spettatori siano tanti e siano ancora cresciuti, che sappiano scegliere e applaudire i film migliori: un'altra prova del fatto che non c'è spazio soltanto per i dinosauri, che un pubblico unico non esiste ma esistono varii pubblici con diversi gusti e richieste. Sono contento dell'omaggio che abbiamo reso a Fellini proiettando quella parte finale di "Otto e mezzo" che esprime così bene la circolarità del tempo come sua filosofia della vita. Non so¬ no contento economicamente, abbiamo avuto persino meno soldi dell'anno scorso: la Regione Toscana, il Comune in modo intermittente, gli sponsor francesi Gan e Citroen Italia hanno mantenuto le promesse; Unifrance ha invece ridotto a 35.000 franchi il suo già piccolo contributo di 80.000 franchi, preferendo spendere per il festival franco-americano di Sarasota, scegliendo gli Stati Uniti proprio mentre il governo e gli autori di cinema francesi battagliano contro la cine-invasione americana. Sono contentissimo delle persone che hanno lavorato all'organizzazione del festival: in buona parte sono studenti volontari, hanno faticato tanto e bene venendo pagati nulla. In concorso abbiamo dato il miglio possibile. La cosa più bella di quest'anno è stata la retrospettiva del grande Max Ophùls». Grande? Spesso viene considerato un regista frivolo... «Frivolo? Frivolo sarà Bertolucci, da sempre forte ammiratore di Ophùls, imitatore della sua maniera, di certi suoi travellings... Ophùls ha l'eleganza di Lubitsch, l'idea della vita come cerchio-circo di Fellini, la raffinatezza decorativa di Sternberg: il suo è un grande cinema barocco. Del resto anche Kubrick ha detto: "Mi sono molto ispirato a Ophùls. Ho sempre adorato gli stravaganti movimenti della sua macchina da presa che possedeva il segreto di avanzare senza arrestarsi mai in quelle scenografie da labirinto, accompagnata da una musica meravigliosa...". Sono orgoglioso di sperare che France Cinema abbia contribuito a catalogarlo come un autore di serie A.» [1. t.] Bertolucci e Reitz progettano un film da fare insieme Il regista tedesco scrive un'opera di dieci ore sul giorno in cui cadde il Muro di Berlino Il regista Alain Cavalier che con «Libera me» ha vinto France Cinema

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