La chitarra torna sul trono del rock

16. I DISCHI La chitarra torna sul trono del rock CHI se non la chitarra è la regina del rock? Sulle sue sei corde si è consumata una storia di stili, suoni, sentimenti, rabbie, proteste, esibizionismi. Era inevitabile una sua ripresa del trono, nessun altro strumento sa interpretare l'anima e il cuore del rock come la chitarra, strumento popolare, da strada. Una bracciata di nuovi dischi testimonia la sua rivincita e il suo ritorno al ruolo di protagonista. Un vero monumento lo ha eretto John Hiatt: «Perfectly good guitar» (A6-M, 1 ed). E' il disco più rauco, bruciante, comunicativo del cantautore. E le chitarre . dominano: da quella con la voce blues a quella dalle movenze ! funky, da riff in stile punk ai toc; chi morbidi delle ballate folk. Un ! disco che è una collezione delle diverse voci prestate dalle sei corde alla muscia rock. Con Hiatt ci sono i Faith No More e Ravi Oli (sitar elettrico) a confezionare il disco rock più divertente e coinvolgente degli ultimi tempi. Con il disco di John Hiatt si accompagna un piacevole esperimento: allegato al disco c'è una cartolina che, compilata e spedita alla casa discografica, dà diritto ad un disco in regalo. Si chiama «Beyond words» ed è un'antologia di gran qualità, con 12 brani, un po' dal vivo un po' in studio. Oltre a Hiatt, allinea Suzanne Vega e personaggi meno noti come David Bearwald, Sheryl Crown, Jann Arden, Kevin Montgomery. Meno variegato e antologico è il nuovo album di Jackson Browne, «I'm alive» (Elektra, 1 ed). Ma è un grande ritorno del cantautore americano, ora molto meno politico e più intimo. Decisamente acustico, il disco inizia con un energico «rock camionista», s'immerge nel reggae e prosegue con ballate e racconti che descrivono emozioni personali. Dieci canzoni con il tema dell'amore. Questi passaggi hanno i suoni di una chitarra che canta con la stessa intensità della voce di Browne. Più inquietanti le atmosfere che emergono dalle sei corde di Paul Welter in «Wild wood» (Go! Disc, 1 ed). Come poteva dimenticare il suo passato punk con i Jam o le astrazioni degli Style Council. Geniale lo è sempre stato, ma in questo ultimo lavoro Paul Weller regala anche eleganza, spessore, ecletticità alle idee. Qui si riassume la storia inglese del rock, le si inietta qualche goccia di jazz e di soul americano, la si colora con una ritmica da fine Anni 60 e inizi Anni 70. Virtuosismo e facilità d'ascolto non vanno spesso a braccetto. Paul Weller è riuscito a fidanzarli. La provincia americana con un coro di sei corde unito dalle dolcezze del folk-rock. Un folk-rock raffinato, ricco di carezze come quello dei 10.000 Maniacs. Peccato sia finita la storia di questo quintetto di Jamestown, Stato di New York, ormai in disarmo. Un addio alla grande viene dato con questo disco dal vivo «Unplugged» (Elektra, 1 ed), fra i migliori della famosa e bellissima collana realizzata per iniziativa della catena televisiva Mtv. Gli slanci libertari, i pungenti episodi interventisti, le denunce ecologiste, gli umori popolari diventano favole rock grazie alle sonorità dei 10.000 Maniacs e alla fatata voce di Natalie Merchant. Da un più scanzonato e divertente lato pop si muovono le chitarre dei Brontè Brothers in «The way through the woods» (Quicksilver/ Phonogram, 1 ed). Il calore della chitarra acustica per acquerelli inglesi ricchi di sonorità e freschezza. L'asprezza e l'eco della chitarra elettrica sono ingredienti dei Counting Crows in «August and evei^Mng after» (Geffen, 1 ed). Guidati dalla rotonda ed emotiva voce solista, si sentono scampoli di Van Morrison, di U2 o di Band, di rock delle radici alla Mellencarpp. Un album d'esordio intelligente. Atmosfere più soffici, per dolci pomeriggi di pioggia, le offrono due ragazze. Delizioso è «Traffic from paradise» (Geffen, 1 ed) con cui seguire la chitarra minimalista di Ridde Lee Jones e i suoi viaggi privati, ricchi di fantasie, di un mondo sempre in movimento fra sentimenti e luoghi d'America. Le tenerezze chitarristiche e la voce da fata irlandese di Eleanor McEvoy hanno scatenato le femministe. Non piacciono le sue storie di «donne con le gonne» che descrive tra incisivi assoli nel suo album d'esordio senza titolo (Geffen, 1 ed). Ma carattere e eleganza sono di prim'ordine. Alessandro Rosa

Luoghi citati: America, New York