«Alle Poste vincitori annunciati» di Flavia Amabile

Due onorevoli missini diffondono la lista di 70 nomi già sicuri assunti Due onorevoli missini diffondono la lista di 70 nomi già sicuri assunti «Alle Poste vincitori annunciati» Lo scandalo per un concorso manipolato ROMA. Chi sostiene che i figli non seguono mai le orme dei genitori non ha tenuto conto del ministero delle Poste italiano. Un'interrogazione parlamentare presentata lo scorso 3 novembre e rivelata da L'Indipendente elenca i nomi di una settantina di persone che il prossimo 22 novembre si presenteranno alla prova orale del concorso per ottanta posti alla direzione compartimentale del Lazio e si tratta in gran parte di nomi molto noti tra i corridoi del ministero. C'è Lorella Veschi, figlia del direttor generale, Enrico Veschi. C'è Francesco Paolo Trimarchi, figlio di Giuseppe, un ex direttore ora in pensione. Ci sono Antonio Miligi e Vita Toscano, rispettivamente figlio e nuora di Carmelo Mil^i, ex-vice direttore generale anche lui ormai in pensione. L'elenco è lungo e comprende non solo figli di dirigenti, ma anche persone legate da rapporti diversi. «Parenti, legami sentimentali, relazioni sindacali, non è stato trascurato nulla», spiega Giulio Maceratini, onorevole del Msi, uno dei due firmatari dell'interrogazione. «Ma - aggiunge - questo è solo l'inizio. Dopo la pubblicazione di questo primo elenco sono stato sommerso di telefonate di dipendenti del ministero che mi confermavano che questo è nulla. Nel giro di poche settimane ci sarà una raffica di ricorsi al Tar e di sentenze e le Poste diventeranno un caso». Maceratini non dice nulla di più sull'identità di questi dipendenti, si lascia strappare solo un «si tratta di livelli medi». Accetta, invece, di raccontare come è venuta fuori la prima lista. «Sono venuti da me cinque esclusi dal concorso. Erano inferociti perché si erano visti levare il posto di lavoro. Avevano già preparato l'elenco e hanno pensato di servirsi di me che ho l'immunità parlamentare. Così, non ho dovuto fare altro che trasmetterlo alle autorità competenti». Ecco che la vicenda è diventata un'interrogazione parlamentare e un esposto spedito alla procura di Roma con copia personale per il giudice Maria Cordova. Fra i sospetti avanzati dai parlamentari ci sono alcune cifre. Novemila partecipanti, diciottomila elaborati esaminati da una commissione di tre persone. «Come mai non si è fatto ricorso a delle sottocommissioni come normalmente avviene in questi casi?», si chiede Maceratini. E, poi, «so che si sta cercando di fare il possibile per restringere il numero di idonei provenienti da altre regioni, in modo da privilegiare i candidati di Roma o, al massimo, del Lazio». Ma il parlamentare missino spiega anche che sono trascorsi due anni dalla prova scritta e ora ad un mese dalla prova orale è apparsa la graduatoria degli ammessi, in totale 240 persone, fra cui la settantina dell'elenco. «Come mai tutta questa fretta? La verità è che dal prossimo gennaio il ministero diventerà una Spa. C'è chi si sta adoperando per far trovare entro quella data alla nuova struttura un apparato dirigente già formato», spiega. Il ministero delle Poste nella tempesta, dunque? A sentire gli interessati l'unica tempesta in arrivo è quella delle querele che verranno presentate. «Raccomandata, io?» esplode, ad esempio, Antonella Boccanera, la cui madre è primo dirigente della Direzione Personale del Ministero. «Non vedo proprio come lo si possa sostenere. Questo è l'undicesimo concorso che tento, se fossi stata raccomandata, avrei forse perso il mio tempo così?» Poi, qualcuno le strappa la cornetta di mano e si inserisce una voce maschile: «Guai a chi parla di raccomandazioni! Ce la vedremo in tribunale, mia moglie è laureata in giurisprudenza con 106! E poi vorrei proprio sapere come hanno saputo che è stata promossa se noi stessi ancora non abbiamo ricevuto una comunicazione ufficiale!». E' Maceratini a chiarire il mistero: «Quella che mi hanno portato i miei cinque informatori era la comunicazione verbale della commissione», si giustifica. Cade dalle nuvole, invece, l'ispettore Ignazio Alessi. Il figlio, Antonio, fa parte dell'elenco, ma lui con pazienza spiega che «era una vecchia domanda, una delle tante fatte da mio figlio. Ma è passato tanto tempo: tanto è vero che prima ha lavorato per sei mesi alla Regione e ora ha vinto un concorso all'Empas. Lavora alla sede centrale e io penso che si sia sistemato molto meglio che alle Poste. No, se anche volesse, ora non glielo farei fare io il concorso». Lo stesso per Giovanni Cirillo, genero di un altro ispettore, Santolo, che ha vinto il concorso in magistratura e non ha più alcuna intenzione di concorrere ad una poltrona. Flavia Amabile Ma i designati si difendono «Macché raccomandati abbiamo già tentato molte altre volte» L'immagine di un affollato concorso alle Poste

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