IL PALAZZO di Filippo Ceccarelli

r r IL PALAZZO Sismi e cataclismi Il balletto delle sigle RANQUILLI, che i servizi segreti cambiano sigla. Adesso arriva l'Aniss, che a dispetto del suono un po' da compagnia d'assicurazione, sta per Agenzia Nazionale per l'Informazione e la Sicurezza dello Stato. Bene, oltre al Sismi, con la sua acustica da terremoto, il nuovo monogramma va a sostituire il sibilo serpentesco del Sisde e anche il fratello scemo del Censis di De Rita, cioè il Cesis. Nessuno, per la verità, ha mai saputo bene cosa volessero dire quelle sigle spionistiche, fiorite in contemporanea a tutta una sonagliera di Digos, Ucigos e altre vaghe, impronunciabili risonanze. Pare piuttosto, questa del cambio di iniziali, l'estrema risorsa furbastra, l'ultima stentorea trovatina per salvare l'insalvabile. Per cui, come già avvenuto, «l'avvilente canale» dell'Italcasse - scriveva il povero Moro nel memoriale - veniva chiamata Iccri, la Finsider cercava invano di far dimenticare i debiti ritornando ad essere Uva e l'Italstat non andava certo meglio una volta ribattezzata Iritecna. Eppure forse soltanto con i servizi segreti questo strafottente conato di fantasia, questo vano accorgimento consolatorio da Guida Monaci riesce ad apparire così ripetitivo, grottesco e sconsolante. Perché in origine c'era il Sim, e poi, deviazione dopo deviazione, sputtanamento dopo sputtanamento, è arrivato il Sid, poi Sismi e Sisde, insieme, e senza dimenticare il «Super Sid» e il «Super Sismi», i vari Sios e gli uffici «D» e tante altre sigle beffarde che si perdono nella memoria, ora, con quest'agenzia» che fa tanto Cia, con l'Aniss (accento sulla «i»), ecco, non senza un pensierino all'erotismo femminile di Anai's (Nin), buonanotte e sogni d'oro. E il sospetto è che non sia soltanto una questioncina di cacofonia, una notazione estetica, di gusto, o peggio un riflesso conservatore, un aggrapparsi alle abitudini di fronte alle novità. No, la sensazione è che nulla più delle sigle, con la loro definitiva brevità, serva a coprire il vuoto e il caos. Che nulla più della «sicurezza democratica» che sta dentro la cifra del Sisde, ad esempio, finisca in realtà per denunciare la massima insicurezza e distanza rispetto alla democrazia. Al punto che forse occorre perfino diffidare dei creatori di sigle, della loro dannosa e sbrigativa risolutezza, del loro schematismo superbo. Vedi lo Sim (Stato Imperialistico delle Multinazionali) che tanto piaceva alle Brigate rosse (Br) che a un certo punto, non paghe di aver messo in circolo un'entità che si chiamava «contropotere territoriale» (Ct), lanciarono anche un indicibilissimo Mrpo, che stava per Movimento di Resistenza Proletario Offensiva. E ce ne fosse una, di nuova sigla, una, di ardita abbreviazione, uno, di giudizioso accorpamento da riempirsi la bocca, che abbiano portato fortuna. Anzi. Dall'orrido pds {«pidiesse», ormai) a Raisat (se ci sei, batti un colpo). Dal prossimo ppi di Martinazzoli e Rosi Bindi (si pronuncia «pipih: e pare già di sentire inconfondibili rumori liquidi, infantili) alla triplice maledizione petrolifera: l'Eni che in più o meno rapida successione è riuscito a inventarsi l'Enoxy (andata a monte dopo qualche mese), l'Enichem (prossima ad essere fatta a pezzi) e l'Enimont (te la raccomando). Con più allegra fantasia, in fondo, il manager di Mani pulite Zamorani aveva proposto di creare l'Anaconda: Associazione Nazionale Anti Corruzione Osservatorio su Negoziazioni Dazioni e Appalti. Ma poi il pitone s'è addormentato. Filippo Ceccarelli elli |

Persone citate: De Rita, Guida Monaci, Martinazzoli, Rosi Bindi, Zamorani

Luoghi citati: Raisat