GUARINI SAETTA CONTRO LE SETTE

GUARINI SAETTA CONTRO LE SETTE GUARINI SAETTA CONTRO LE SETTE Da Einaudi a Verdiglione di propagare le loro eventuali «imposture», che si tratti di maniaci degli scacchi o di tenebrosi massoni, di innocui bocciofili o di biechi fascisti, di clericali o di anticlericali, di adepti dei Testimoni di Geova o di seguaci di Armando Verdiglione. Verdiglione, e che c'entra? C'entra, perché è proprio sul riconoscimento del diritto di chiunque a farsi spillare soldi e a riscaldarsi illusoriamente il cuore per ragioni di volta in volta «pastorali, catechistiche, ricreative, organizzative, liturgiche, spiritistiche, mondane, spettacolari, economiche, commerciali» che Guarini misura la differenza tra il democratico e l'intollerante in nuce, quest'ultimo magari agghindato di sfarzosi abiti «altruistici» senza voler ammettere che «l'altruista» è solitamente indotto a immaginare «che il smi, nel cui messaggio si annida la promessa della realizzazione del Paradiso su questa misera terra. E che fatica per i democratici disperati come Guarini dover sfidare l'impenetrabile sordità di chi aderisce alla «sètta totalitaria» per spiegargli l'elementare principio secondo cui tutte le «sètte», anche le più detestabili, finché ovviamente non «commettano reati comuni, regolarmente previsti dal codice penale», «debbano essere lasciate in pace». Che la democrazia è un abito troppo stretto per «tutti coloro che pensano e vogliono che tutte le sètte di questo mondo, esclusa ovviamente la loro, debbano essere avversate, detestate, molestate, inquisite e perseguitate con ogni mezzo, fino a provocarne lo scioglimento». Che insomma tutte le sètte e tutte le conventicole hanno diritto

Persone citate: Armando Verdiglione, Einaudi, Guarini, Verdiglione