«lo, pascià tra le attrici»

«lo, pascià tra le attrici» «lo, pascià tra le attrici» Racconto del produttore scomparso AUTOBIOGRAFIA COL SORRISO Mario Cecchi Gori aveva scritto un libro che sta per essere pubblicato da Mondadori. Il titolo sarà «Pasta d'uomo». Voleva infatti che, più che l'autobiografia di un produttore cinematografico, fosse la ricetta della pasta di cui un tempo erano fatti gli uomini. All'editore diceva spesso: «Sbrigati, perché lo voglio vedere stampato da vivo». E' la storia di un uomo che si riteneva fortunato, di un fiorentino malalingua, ironico, ma con un gran senso della vita e delle sue debolezze. Dei tanti episodi realmente accaduti e raccontati nel libro pubblichiamo di seguito una divertente avventura accaduta durante una serata in Toscana con la troupe di un suo film, che dimostra la sua spiccata autoironia. u N film in costume, in Toscana, dove più di ogni altro luogo si può rapire il '400-'500. Tre le protagoniste femminili: Claudine, Annabella, Hélène. Secondo le mie consuetudini ad ogni film che si «girava» fuori sede, facevo una o più visite, a seconda della durata delle riprese. In genere mi ci trattenevo un paio di giorni. Alla mia venuta trovai un'aria di concordia e di fattività che mi rese soddisfatto; sembrava che tutta l'equipe respi- rasse veramente in pieno quell'afflato rinascimentale che era in sostanza il contenuto della pellicola. Come se ne facesse parte Messer Lorenzo, detto il Magnifico, autore tra l'altro del celeberrimo «Quanto è bella giovinezza...» con quel che segue. Non ricordo più esattamente il perché, ma arrivato il sabato pomeriggio ed interrotta di conseguenza la lavorazione io, che di norma avrei ripreso l'auto per tornarmene a Ro¬ ma, rimasi. La maggior parte della troupe si squagliò. Mi trattenni e per caso credo non si mossero anche le tre grazie: Claudine, Annabella, Hélène. Saputolo, ci accordammo per andare a cena insieme. Alloggiavamo in uno dei numerosi alberghi del noto centro termale che ci ospitava, limitrofo ai luoghi monumentali che utilizzavamo per le riprese. Ci mettemmo a tavola in una trattoria non distante, in zona pittoresca, allegri ed incuriositi di un così strano assortimento non disdicevole per me, veh! tre donne e un uomo. Finito il pasto, sempre più in palla, ritornammo alla cittadina base. Nei giardini grandiosi delle Terme, si ballava. Molta gente. Le ragazze (chiamiamole così confidenzialmente, perché giovani, seppur attrici di qualche talento) si inventarono una sceneggiata. Nel loro gioco mi avevano elevato ad una specie di pascià loro padrone, ed esse schiave prone al volere del loro Signore. Come ai tempi di Harun el-Rachid. Così si comportarono, dando alla cosa la massima evidenza. Quando qualcuno raggiungeva il nostro tavolo per invitarle a ballare, esse rispondevano che le regole loro imponevano di essere accostate e toccate solo dal proprio Signore. Ci ridevano sopra, non appena i cavalieri si allontanavano straniti. Ovviamente io dovevo farle danzare una dopo l'altra. A poco a poco la cosa si sparse in giro e fummo il centro della curiosità generale. Tutti gli occhi erano puntati sul nostro tavolo, perché, ripeto, le tre erano proprio belle, ed avrebbero comunque attratto l'attenzione; così poi, lascio immaginare... Faticavo un po' a smaltire quasi tutti i balli, sotto gli occhi non certo teneri dei fusti presenti. Nel giro della danza captai battute. «Ma guarda 'sto beccamorto, come si gode la vita». «Deve essere uno di quei beduini che fanno un buco in terra e zuf, il petrolio». Facevo finta di niente e le mie corifee aumentavano sempre più attenzioni e carezze pubbliche per sollecitare le curiosità del caso. Va da sé che la cosa ci divertì e durò un paio d'ore. Quando alla fine decidemmo di andarcene, anche un po' provati dall'esibizione, fummo seguiti, un po' da lontano, sino in albergo, da molti che avevano le bocche che arrivavano alle orecchie. Ci trattenemmo qualche minuto nella hall, tirando il fiato, ridendo e commentando la piacevole serata. Infine tutti insieme prendemmo l'ascensore e buona notte. Mario Cecchi Gori «Una sera al tavolo del ristorante tre giovani star fecero fìnta di essere schiave del mio harem scandalizzando i presenti» A destra nuora, moglie e figlio di Mario Cecchi Gori ai funerali romani, sotto il conte Pontello e a sinistra il produttore con Lisa Gastoni

Persone citate: Harun, Lisa Gastoni, Mario Cecchi Gori, Messer Lorenzo, Pontello

Luoghi citati: Mondadori, Toscana