Parola d'ordine, affamate Sarajevo

Per tagliare le vie di rifornimento in vista dell'inverno. I bosniaci sciolgono la milizia alleata di Zagabria Per tagliare le vie di rifornimento in vista dell'inverno. I bosniaci sciolgono la milizia alleata di Zagabria Parola d'ordine, affamate Sarajevo L'Orni: guastatori serbi e croati sono all'opera ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Barriere di filo spinato e barricate nelle strade. Ieri mattina, al risveglio, gli abitanti di Sarajevo hanno nuovamente trovato una città in stato d'assedio. L'esercito bosniaco musulmano ha bloccato la capitale dopo aver ricevuto l'ordine di smantellare l'Hvo, il contingente delle forze croato-bosniache che dall'inizio della guerra ha difeso Sarajevo dall'aggressione dei miliziani serbi. La nuova operazione di pulizia da parte dei militari bosniaci, che, dopo avere eliminato «i nemici» nelle proprie file, vogliono neutralizzare i soldati del Consiglio della difesa croato, potrebbe far scoppiare un violento conflitto in città dove ancora una volta è stato introdotto il coprifuoco. L'azione militare ha impedito l'evacuazione di 1470 civili, musulmani serbi e croati, che dopo mesi di tentativi mutili erano stati autorizzati a lasciare Sarajevo. Donne, vecchi e bambini, coi loro miseri bagagli, sono rimasti per ore sotto la pioggia ad aspettare gli autobus che dovevano portarli alla salvezza. Alla capitale bosniaca mancano cibo luce ed acqua corrente. Secondo quanto reso noto dal colonnello Bill Aikman, portavoce dell'Onu a Sarajevo, i serbi non vogliono aprire una linea diretta per rifornire Sarajevo di cibo e di medicinali, necessari più che mai con l'arrivo dell'inverno, mentre i croati continuano a far saltare in aria un ponte a Nord di Mostar, unica via per i convogli umanitari dell'alto commissariato per i profughi provenienti dalla Croazia. In realtà il leader dei serbi della Bosnia Radovan Karadzic ha offerto l'apertura di un corridoio diretto tra Bar, porto adriatico nel Montenegro e Sarajevo. Ma il prezzo che i serbi chiedono per la loro improvvisa generosità è il permesso di importare 500 tonnellate di combustile al mese. In questo modo potrebbero aggirare almeno in parte l'embargo della comunità internazionale contro Belgrado. Il portavoce dell'Onu ha spiegato come i miliziani serbi abbiano tentato di impedire alle forze di pace canadesi di organizzare un nuovo posto di blocco sulla strada tra Sarajevo e Visoko che ha lo scopo di garantire un flusso continuo di cibo verso la capitale. Dopo aver sbarrato la strada ai canadesi i serbi hanno dato loro un ultimatum: dovete ritirarvi nel giro di 90 minuti. Soltanto quando sul posto sono giunte quattro autoblindo dell'Onu attrezzate di cannoncini ed i cacciabombardieri della Nato hanno inziato a sorvolare il luogo dell'incidente a bassa quota, i comandanti serbi si sono giustificati parlando di «incresciosa incomprensione». «Quel che cercano in tutti i modi - ha dichiarato il presidente bosniaco Alija Izetbegovic - è di affamare Sarajevo. Si tratta di una politica del ricatto». Il colonnello Aikman ha anche detto che le forze croato-bosniache impediscono ai Caschi blu di riparare il ponte sulla Neretva, a Bijela, a Nord di Mostar. Mentre gli ingegneri dell'Unprofor tentano da settimane di riparare il ponte, l'altra notte una nuova esplosione ha fatto saltare in aria due pezzi della struttura di sostegno. Ma questa volta si è trattato di due parti che gli ingegneri ritenevano instabili e che avevano comunque deciso di buttare giù. Il generale belga Francis Briquemont, che comanda le forze di pace dell'Onu stazionate in Bosnia, ha dichiarato: «La mancanza di uomini, di mezzi e di volontà politica da parte della comunità internazionale sono all'origine degli insuccessi della politica umanitaria in Bosnia». Intanto da tre giorni i Caschi blu del contingente svedese fanno l'impossibile per impedire la distruzione completa di Vares, la cittadina croata della Bosnia centrale caduta nelle mani dell'esercito musulmano. Mentre i soldati stanno saccheggiando e dando fuoco a tutte le case, più della metà dei 20 mila profughi croati vagano nei boschi, alla ricerca di una via di salvezza. Ingrid Badurina Una ragazza sviene mentre attende l'aereo che deve portarla via da Sarajevo

Persone citate: Aikman, Alija Izetbegovic, Bill Aikman, Donne, Francis Briquemont, Ingrid Badurina, Radovan Karadzic