«Farouk libero grazie ai soldi dei Servizi»

«Farouk libero grazie ai soldi dei Servili» «Farouk libero grazie ai soldi dei Servili» L'ha ammesso l'ex ministro Scotti, altri sequestri nel mirino ROMA. A casa grazie ai fondi del Sisde. Lo ha ammesso l'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti, in carica durante la peggior stagione dei rapimenti, tra il '90 e il'92. «E l'emergenza sequestri? Come crede che l'affrontassimo?» ha detto Scotti. E facendo riaffiorare i finali gialli di tanti rilasci improvvisi, dopo mesi di angosce e di trattative a vuoto. Misteri insoluti, soldi mai pagati, dichiarazioni di genitori, sequestratori, magistrati perfino, che di colpo riaffiorano alla memoria. Il giallo Casella, per esempio. Il ragazzo di Pavia preso dai banditi il 19 gennaio 1988, liberato dopo 743 giorni, il 30 gennaio 1990, dopo che la madre Angela era calata a Piatì, nell'Aspromonte, per incatenarsi pubblicamente. «Madre coraggio», l'avevano chiamata. Finisce in carcere Giuseppe Strangio. E racconta che i servizi cercarono di comprare Casella da una co*"°a. Lo stesso pm di pavia Vincenzo Calia ammette di aver avuto dei contatti per fermare trattative segrete. «Telefonai a due o tre personaggi altolocati e dissi loro che stavano intervenendo in modo illegale». E il procuratore Antonio Marcucci aggiunge «Ci aspettavamo la liberazione sabato. Alcune fonti dei servzi sapevano qualcosa e ci avevano detto che il rilascio sarebbe stato imminente, anche senza il pagamento di riscatto». E i gialli Celadon e Ghidini, risoltisi, guarda caso, a ridosso di elezioni. Carlo Celadon, sparito nel gennaio '88, rispuntato nel solito Aspromonte il 5 maggio 1990, il rapimento più lungo, della storia dei sequestri. Il padre nega di aver pagato due dei sette miliardi che vanno alla banda. E si sospetta degli 007. Più clamoroso il caso di Roberta Ghidini, presa il 14 novembre '91, lasciata libera dopo soli 29 giorni. «Il riscatto di 500 milioni lo ha pagato la polizia», dichiara ai magistrati Vittorio Ierinò, il sequestratore catturato pochi mesi dopo. «Il resto della banda mi accusa di aver preso io i soldi, ma la polizia ha dato i 500 milioni al basista e a un avvocato. Mi raccomando, avvisate il colonnello Pellegrino», si raccomanda. E la storia misteriosissima del piccolo Farouk e del bandito Mesina. Il figlio dei Kassam viene rapito in Gallura il 15 gennaio del '92. Si parla di un miliardo e 800 milioni di riscatto, metà dei quali sarebbero stati versati dai servizi, l'altra metà dal Viminale. Negano il padre, la polizia e i magistrati. Lo afferma Graziano Mesina, che dichiara di aver fatto da tramite. «Ho agito da intermediario su incarico specifico dei Kassam» dichiara «Grazianeddu». E le strane circostanze del rilascio, annunciato al giornalista Zappaddu un'ora prima dell'arrivo della polizia, dimostra che qualcosa c'è sotto. «Qualcosa è stato versato», conferma Zappaddu. Mentre i giornali titolano «Bugia di Stato», ipotizzando persino la simulazione del blitz della polizia per coprire le le trattative. Più tardi, quando Mesina verrà incastrato per traffico d'armi spendendo 800 milioni in intercettazioni telefoniche, si parla di una vendetta contro il bandito che aveva scoperto il gioco. Altri casi sono meno chiari. Come quello di Fausto De Megni, il nipotino del leader della massoneria di Perugia Augusto De Megni. Ma il rifiuto della famiglia di costituirsi parte civile contro i rapitori e il ruolo misterioso di tre sacerdoti fanno pensare a qualcosa di poco chiaro. [m. g. b.) Torna il mistero sulla conclusione dei rapimenti Casella e Ghidini Indizi inquietanti sui nostri agenti Da sinistra Cesare Casella, in mano ai rapitori per 743 giorni, e Farouk Kassam, sequestrato all'inizio del '92

Luoghi citati: Casella, Pavia, Perugia, Roma