Il «dottor Morte» sfida gli Usa

Arrestato perché promotore del suicidio assistito, ha deciso di non mangiare più 11 neodirettore: cambia vestito o non vai in tv ib Arrestato perché promotore del suicidio assistito, ha deciso di non mangiare più Il «dottor Morte» sfida gli Usa «Ora costringerò lo Stato a vedere la mia fine in diretta» I giudici: niente alimentazione forzata, rispettiamo la sua volontà WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ha messo subito in atto un altro piano di suicidio assistito, quello che potrebbe essere l'ultimo, il suo. Appena il giudice Thomas Jackson gli ha comunicato l'ordine d'arresto, Jack Kevorkian, noto anche come il «dottor Morte», ha allentato il controllo dei muscoli delle gambe e si è lasciato cadere inerte sul pavimento. Due agenti del tribunale hanno dovuto sollevarlo per le ascelle e trascinarlo in cella. Kevorkian, l'uomo che ha innescato la più macabra controversia della storia giudiziaria americana rivendicando il diritto per i medici di aiutare chi lo desideri a darsi la morte, non mangerà più, non si muoverà più neppure per andare in bagno, si lascerà morire. «Se mi mettessero in galera - annunciò tempo fa in una delle sue rare interviste - vorrà dire che la mia libertà è stata ingiustamente violata e io smetterò di mangiare, così, a tutti gli effetti, sarà lo Stato ad assistere al mio suicidio». Considerato il tipo d'uomo che è, probabilmente Kevorkian farà proprio così. E' stato un epilogo annunciato quello che si è consumato ieri nella Recorder's Court di Detroit. Nello scorso dicembre, quando la lista dei clienti del «dottor Morte» comprendeva ancora 17 casi, lo Stato del Michigan aveva approvato una nuova legge per equiparare il suicidio assistito a un atto criminale. Fino ad allora non lo era e questo spiega perché Kevorkian, dal '90 a oggi, cioè dall'inizio della sua attività come angelo della morte, sia stato oggetto di ripetute denunce e ingiunzioni, ma non sia mai stato arrestato. Prima cercarono di accusarlo di omicidio, ma l'accusa cadde durante il processo perché Kevorkian aveva semplicemente costruito una macchina con cui chi voleva darsi la morte poteva farlo da solo, anche se lui era sempre presente. La macchina (uno strumento per iniezioni automatiche) venne proibita e a Kevorkian venne revocata la licenza che gli consentiva di comprare i farmaci necessari per farla funzionare. Allora il segaligno, tagliente e irriducibile medico del Michigan inventò un nuovo metodo: una maschera respiratoria applicata a una bombola di monossido di carbonio. Almeno una dozzina di persone l'hanno usata, con Kevorkian sempre presente, pronto ad arrivare con la sua maschera dovunque i malati glielo chiedessero, anche in capanne in mezzo ai boschi. Là si consumava quella tristissima cerimonia di morte, una morte a lungo sognata come liberazione da malati terminali distrutti dal dolore e dalla disperazione, quasi sempre raggiunta alla presenza dei familiari più stretti, talvolta registrata in un nastro per videoregistratore. «Non è certo una cosa piacevole - racconta 0 medico -. Le lacrime quasi sempre mi scendono lungo le guance. Quando una persona muore, con attorno i suoi cari, ascoltando la musica più amata o un amico che recita il 23° Salmo, è una scena davvero commovente». Tutte le volte che succede, Geoffrey Fieger, avvocato di Ke- vorkian, aspetta qualche ora e poi, secondo uno stile provocatorio concordato con il suo cliente, dà la notizia ufficiale per sfidare autorità e bacchettoni. Sì, perché Kevorkian si considera un grande libertario. Si ispira allo scrittore Henry Thoreau e dice che anche lui si dette la morte perché la malattia minacciava la sua libertà. «Continuerò per tutta la vita ad aiutare essere umani che vogliono alleviare la loro agonia e la loro ^terminabile sofferenza. Sì, lo farò. E se questo significa che devono uccidersi, sì li aiuterò. Un medico deve aiutare la gente a non soffrire». E la legge? «Non obbedirò alla legge. La legge è immorale. Non me ne importa niente della legge». Ma alla legge importa di Kevorkian. Richard Thompson, pubblico ministero della Oakland County, definisce Kevorkian «un Jeffrey Dahmer con il camice». E gli antiabortisti di «Operation Rescue» considerano Kevorkian il loro nemico principale. Lui li ricambia, definendoli «fanatici religiosi di estrema destra che amano far soffrire la gente». Adesso dopo l'annuncio di altri due suicidi assistiti il mese scorso, la storia del «dottor Morte» potrebbe essere alla svolta finale. Non ci sarà alimentazione forzata. «Rispetteremo la sua decisione», dicono i giudici. Paolo Passarmi , , ,. Jack Kevorkian, noto come «il dottor Morte» per le sue idee sull'eutanasia

Luoghi citati: Detroit, Michigan, Usa, Washington