«Noi malati di epatite C per colpa di Poggiolini» di Fulvio Milone
PANICO «Noi malati di epatite C per colpa di Poggiolini» NAPOLI. I giudici di Napoli stanno tentando di venire a capo del giallo del sangue infetto e dei medicinali a rischio che potrebbero essere stati messi in commercio con la complicità di Duilio Poggiolini. Dopo aver ricevuto il clamoroso dossier-denuncia della Cgil con l'elenco dei prodotti sospetti, la procura della Repubblica ha deciso di riaprire un'inchiesta vecchia di quasi dieci anni: quella aperta nell'84 dal pretore di Torino, Raffaele Guariniello, e approdata per competenza a Roma, dove fu presto archiviata. Quell'indagine riguardava la possibile immissione sul mercato italiano di farmaci dagli effetti collaterali micidiab, probabilmente gli stessi elencati nel libro bianco del sindacato. In attesa che i nomi dei prodotti a rischio vengano finalmente resi pubblici, la procura della Repubblica di Napoli si appresta ad aprire altri procedimenti che potrebbero costar cari a Duilio Poggiolini. Le denunce recano la firma di cittadini che ebbero la sventura di subire trasfusioni con sangue infetto. E' il caso di Maria Teresa Costanzo, 32 anni, impiegata in banca di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Tre anni fa, sull'autostrada nei pressi di Napoli, rimase vittima di un gravissimo incidente automobilistico. Trasportata d'urgenza al secondo Policlinico, dove rimase ricoverata in coma per ventidue giorni, Maria Teresa fu sottoposta a una serie di trasfusioni. «Un anno e mezzo fa - racconta - ho fatto controlli medici scoprendo di aver contratto l'epatite C, malattia che può provocare un cancro al fegato». Maria Teresa ha intenzione di costituirsi parte civile contro Duilio Poggiolini, e chiederà il sequestro cautelativo del patrimonio del «re Mida» della sanità. Identica sorte è toccata ad un bambino di 5 anni, Francesco Graniero. La madre, Maria Lanciato, impiegata alla Regione Campania, si è rivolta al sindacato: racconta che il bambino fu ricoverato nel '91 nella clinica pediatrica Pausillipon con il fratellino gemello, Roberto. I bambini furono sottoposti a due trasfusioni, e dopo tre mesi Francesco risultò affetto da epatite C. «Poggiolini? E' giusto che paghi fino in fondo per le sue malefatte», protesta Maria Teresa Costanzo. Ma dal carcere di Poggioreale il «re Mida» della sanità si proclama innocente. «Mi stanno trasformando in un mostro, ma io non ci sto», ha detto durante l'ultimo interrogatorio. I giudici, però, non gli credono. Non li convince neanche la ((verità» di Pierr Di Maria, la moglie del professore, rinchiusa da una settimana a Pozzuoli. Ieri è stata ascoltata per la seconda volta dai sostituti procuratori Nunzio Fragliasso e Alfonso D'Avino. Secondo le poche indiscrezioni trapelate, Pierr Di Maria sarebbe stata sottoposta a un fuoco di fila di domande da parte dei magistrati, che hanno ripercorso tutte le tappe dell'inchiesta sulle tangenti pagate dagli industriali farmaceutici a lei e al marito. Tutto inutile: la moglie di Duilio Poggiolini non avrebbe, ammesso nessuna delle responsabilità che le vengono addebitate e per le quali è finita in carcere. Martedì scorso, quando in¬ contrò per la prima volta i magistrati, «lady miliardo» non perse affatto il suo sangue freddo. Giurò che il marito non l'aveva mai messa al corrente del tesoro contenuto in una cassaforte nella sua villa romana. Disse anche di non aver mai trasferito soldi dal conto in banca del professor Poggiolini al suo, nel tentativo di ingannare gli investigatori. «Se ho prelevato delle somme - spiegò -, l'ho fatto solo per coprire le spese legali e quelle per il mantenimento di mio figlio handicappato». Eppure, proprio ieri, due sostituti procuratori della Repubblica di Napoli si sono recati a Roma sulle tracce del capitale dei Poggiolini. La missione ha dato i suoi frutti: è stato infatti scoperto un «movimento» di sei miliardi eseguito nei mesi scorsi tra la Banca di Roma e la Carimont. Fulvio Milone
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