Cacciatori, carnivori e predicatori Guerra ai ladri di parole

Cacciatori, carnivori e predicatori Guerra ai ladri di parole LETTERE AL GIORNALE Cacciatori, carnivori e predicatori Guerra ai ladri di parole Animalisti e macellai Ormai si arrampicano sui vetri, unti, in una giornata umida. Intendo i cacciatori; per difendere il loro «sport», in cui «prevale» l'audacia e il coraggio contro i ben noti pericolosissimi animali nostrani. Il signor Ruggero Veronese (La Stampa 21/10/93) ironizza, a suo danno, sul fatto che una gentile animalista usufruisca dei prodotti di derivazione animale, nonostante le sue dichiarate posizioni non violente. L'ipocrisia, come la doppietta e la cartuccera, sono sicuramente il bagaglio di questo signore poiché da sempre i difensori degli animali in genere non accusano i carnivori di cibarsi dei loro protetti, secondo le regole che la necessità e l'abitudine, difficile quest'ultima da sradicare, impongono; ma contestano uno «sport» violento, che non ha più ragione di esistere in un mondo in condizioni ecologiche vicine al collasso e che rischia, con l'inquinamento, di far precipitare il pianeta in una catastrofe incontrollabile. Sarebbe poco intelligente buttar via i sottoprodotti della macellazione, visto che questi sono solo l'effetto e non la causa della macellazione stessa, che è per necessità alimentare. Sergio Cianfcroni, Trino Una brutta sopresa guardando «Forum» Sono un assiduo telespettatore della trasmissione Forum di Canale 5 condotto da Rita Dalla Chiesa. Io, di origine piemontese, vivo da molti anni in provincia di Varese. E, pur non considerandomi leghista (neanche come elettore), mi sento ripetutamente offeso da alcune affermazioni della signora Dalla Chiesa. Un mese fa, commentando una notizia di giornale ha chiesto al suo collaboratore Bracconieri cosa avrebbe fatto se la figlia avesse sposato un extracomunitario ricevendone un risposta giusta- mente contro ogni discriminazione. Fin qui niente di male, ma poi, fra risolini complici, il discorso è finito così: «E se sposasse un leghista?». «La ucciderei». Ebbene mi piacerebbe sapere da parte della «tollerante» signora Dalla Chiesa se questo non sia un caso di razzismo vero e proprio contro persone che hanno l'unico torto di far parte o di votare per un movimento politico legale e, anche se non è necessario condividerne le idee, rappresentato più che abbondantemente nel Parlamento italiano. Ma questo non è l'unico episodio inquietante, anche se il più vistoso, di queste prime puntate di Forum. Infatti troppo spesso una trasmissione in onda su Canale 5, e non su «Tele Roma», si trasforma in occasione di discussioni compiute in stretto gergo romanesco. Magari riguardo «'a Roma e 'a Lazio». Poi nella puntata del 5/10/93 si deride una iniziativa giovanile dell'on. Bossi poiché questi pensava di fare il cantante in milanese. E allora? Dove li mettiamo i Gufi, Jannacci, Nanni Svampa e la canzone popolare milanese in genere? A me piacciono, tanto quanto il romano Venditti o il napoletano Pino Daniele. Sarebbe bello quindi poter vedere questa trasmissione assumere una dimensione italiana (senza «in do annamo?», ma non vorrei neanche «ndu a l'è che andem?», ma magari un più corretto «dove andiamo?») scevra da ogni commento politico discriminante da parte della signora Dalla Chiesa. Augurandomi di avere una risposta chiarificatrice dalla suddetta presentatrice voglio comunque complimentarmi per la sua trasmissione. Stefano Amirante Bodio Lomnago (Va) Gli scrocconi della lettura A te, ignaro, che leggendo questa lettera ancora non sai che è dedicata proprio a te. A te, che tutti i giorni, da anni, nell'intervallo di pranzo arrivi roteando come un avvoltoio sul mio giornale, ti apposti alle mie spalle, mi aliti sul collo e commenti a voce alta le notizie. A te, che approfitti della mia buona educazione e non riesci a capire che stai esagerando. A te, e a tutti quelli come te, il mio giusto, esasperato: «Basta, comprati il giornale!». A. C, Moncalieri (To) Esternazioni di generali Un tempo non lontano di regola i generali non esternavano, da un po' di tempo hanno preso a circolare interviste e spesso testi di discorsi che francamente lasciano perplessità e preoccupazione. Ciò che mi ha sorpreso sono le dichiarazioni dell'ex generale Umberto Cappuzzo durante la trasmissione televisiva «Il Rosso e il Nero» del giovedì sera 21 ottobre. Il Cappuzzo nel suo ruolo di ex generale dà voce alla rabbia contro chi ha osato l'allontanamento di alcuni generali e, se pur nella confusione delle parole che sono state dette in quella sede, l'ex generale Cappuzzo agitando le braccia in segno di protesta, verso chi non si sa, dice più o meno così: «Non finisce così, ci siamo ancora noi, saremo proprio noi che ci dovranno ancora ascoltare...». Quanta vanità e presunzione nelle sue parole. Sappia senatore Cappuzzo che quei vecchi politici di cui la Tangentopoli ci ha privati, da Lei ritenuti, invece, i migliori - La Stampa del 23 novembre pagina 3 - se ne devono andare tutti a casa, la gente non vuole più sentire la loro voce, non vuole più vedere le loro facce, perché hanno offeso il popolo italiano e come nazione perso ogni credibilità all'estero. Ma lei forse se ne fa un «baffo» perché riceve un'alta pensione di generale, un alto stipendio di senatore che al termine del mandato sarà tramutato in un'alta pensione. Mentre altri italiani che hanno lavorato una vita consentendo con la loro intraprendenza, intelligenza e amor patrio, un benessere mai registrato nella nostra storia, debbono accontentarsi di un milione circa di pensione al mese. E questa è anche l'Italia da voi voluta. Albino Porro, Asti Il Leoncavallo e gli Anni 70 I fatti relativi al Leoncavallo fanno riemergere alla memoria un recente passato rinnegato dai protagonisti ma di fatto riproposto. Anni 70 tempo degli assassini, sindacalisti, politici, giornalisti, intellettuali giustificavano e/o minimizzavano le azioni dei killer. Oggi i protagonisti dei nostri disastri morali e civili, hanno smesso l'eskimo indossato il gessato blu, alcuni sono diventati ministri. Si profila una crisi economica ecco le immagini di repertorio. Gli allievi sono a Cro¬ tone, Marghera, al Leoncavallo. Si ricomincia la pratica della violenza. Strade, stazioni, edifici occupati. Il disagio dei più irrilevante. Esattamente come allora gl'intellettuali chiacchierano, il governo riflette, i partiti si schierano secondo convenienza, chi dice che «fin che c'è la legge va rispettata» mente. Piergiorgio Firinu, Torino Grazie e disgrazie di Moana Pozzi Ho visto nel numero di Panorama del 17 ottobre l'insolita apparizione della signora Moana Pozzi durante la recente sfilata d'alta moda svoltasi a Milano il 5 ottobre per le collezioni donna primavera-estate '94. Ritengo che se «Donna Moana», che aspira tra l'altro alla poltrona di Sindaco della nostra capitale, si fosse presentata con una mise più adeguata, certamente il buon gusto e, di riflesso l'immagine inerente, sarebbero stati gratificati da ima tale scelta. Non posso comunque, come comune mortale che appartiene al sesso forte, non apprezzare, le protuberanze metafisiche della signora Pozzi che mi appaiono in ottimo stato di conservazione, anche se madame non è più giovanissima. Se tali virtù fos'ero state opportunamente occultate o tutt'al più «velate» si da far intravede re, in maniera indiretta, la pre senza di tali grazie, penso, e co me me credo lo penseranno altri cittadini italiani, che l'effetto fi naie della sua sfilata sarebbe sta to di gran lunga più gradevole. Il Paese Italia è sufficiente mente maturo e, nelle prospetti ve future, sono sempre più evi denti i segni di tale maturità per cui il ricorso a tali espedienti per il mero tentativo di farsi della pubblicità lascia, a mio avviso, il tempo che trova. Carlo Vaccaro Casale Monferrato (Al)

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