«Grazia per la moglie assassina»
«Grazia per la moglie assassina» Era stata condannata per non aver impedito alla figlia di uccidere l'uomo «Grazia per la moglie assassina» Belluno, appello di un paese al capo dello Stato BELLUNO. «Signor Presidente, siamo due sacerdoti e vogliamo sottoporle la storia dolorosa di Norma Faoro». Comincia così la lettera con la quale due parroci e un paese intero chiedono al Capo dello Stato la grazia per una donna che è stata condannata a dieci anni per l'omicidio del marito. L'8 aprile del 1987, durante l'ennesimo alterco in famiglia, la minore dei 4 figli, Romina, 15 anni, aveva colpito alla testa il padre Bortolo con un attizzatoio e lo aveva finito con cinque coltellate. La ragazzina era stata giudicata incapace d'intendere e di volere. Ma nella madre i giudici avevano visto la colpa: quella di non essere intervenuta per impedire il delitto. Sedici anni in primo grado, ridotti a 10 in appello. Ora la donna è nel carcere di Belluno. Ha 61 anni e dovrebbe restarvi fino al 2001. Ma il suo paese è convinto che quella pena non la meriti. «Ha già pagato abbastanza prima che avvenisse il fatto di sangue», dice un vicino di casa della frazione di Ronche, che conosceva bene quanto accadeva fra le mura domestiche e ha firmato per la grazia. La lettera dei due preti è accompagnata da 1900 firme: tolti i minorenni e gli anziani, tutto il paese di Lamon, 3200 anime. Tutti a fianco della madre, non perché giudichino giusto quell'omicidio, ma perché sapevano che Bortolo Faoro era un alcolista ed era spesso violento in casa. Il maresciallo dei carabinieri, mentre si recava sul luogo del delitto, era sicuro di trovare morta la moglie, non il marito: litigi avvenivano di continuo e una volta lo avevano fermato con l'accetta in mano. Romina, che ora ha 22 anni e fa l'infermiera professionale, viveva allora con una zia; e al sabato, quando i genitori tornavano da Cortina, dove facevano i bidelli, non voleva mai andare a casa perché sapeva che cosa l'aspettava. «Non ho nulla da perdonjn alla mamma - ha sempre detto perché non ha nessuna colpa». I suoi fratelli, Maria Teresa, Remo e Marilena sono d'accordo. «Dopo aver sofferto con lei, vittime per tanti anni di soprusi e violenze, ora non si danno pace a vederla scontare una pena ingiusta», dice il nuovo parroco don Umberto Antoniol. Persino la sorella del morto, Arcisa Faoro, ha firmato la petizione per la grazia. Quando Norma lo ha saputo, è scoppiata in lacrime. «Non si vuole contestare la sentenza - dice don Umberto -, ma si ritiene che il delitto sia avvenuto in circostanze tali per cui è difficile valutare con precisione fino a dove ci sia stata responsabilità e dove sia scattata, invece, l'esasperazione incontrollabile». Ora la domanda è affidata alla speciale commissione che assiste il Capo dello Stato e che deciderà a fine novembre. Mario Lollo
Persone citate: Bortolo Faoro, Faoro, Maria Teresa, Marilena, Mario Lollo, Norma Faoro, Umberto Antoniol
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