«Major devi rassegnarti o il massacro continuerà» di Fabio Galvano

«Major, devi rassegnarti «Major, devi rassegnarti o il mmsmro tontitwerà» IL FALCO DELL'IRA LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' necessario parlare, perché quello dell'Ulster è un problema che va risolto. Ma il negoziato avviato da Londra è del tutto inutile se non si tiene conto anche della nostra iniziativa di pace. Se Major l'ignora, vuol dire che non vuole quello che dice di volere». Tom Hartley, braccio destro di Gerry Adams e vicepresidente del Sinn Fein che è il corollario politico dell'Ira, stronca sul nascere le speranze di una rapida svolta nella spirale dell'odio che da 25 anni insanguina l'Irlanda del Nord. Ieri il primo ministro britannico John Major ha avviato gli attesi colloqui con i leader parlamentari dell'Ulster, alla ricerca di un terreno comune per rilanciare un negoziato con il coinvolgimento anche del governo di Dublino. Suo primo interlocutore è stato il capo del partito socialdemocratico e laborista: John Hume è stato protagonista nelle settimane scorse di intense trattative con Gerry Adams, sfociate in un piano di pace da cui il governo inglese ha però preso le distanze. E il Sinn Fein polemizza. «Se si riaprirà quel tipo di negoziato, fallirà. Come è fallito, dopo tre anni di inutili chiacchiere, quello precedente. Mi dispiace, ma è colpevole l'insistenza di Major nel non voler riconoscere ì progressi compiuti da Adams e Hume, perché non ci sono vere alternative». Hume è stato molto abbottonato dopo l'incontro con Major, limitandosi a dire che questa è la migliore chance di pace da vent'anni. E Major, parlando ai Comuni, ha insistito di volere un negoziato «il più presto possibile», purché non sia «un avvenimento artificioso senza probabilità di successo». Ma come potrebbe aprire ad Adams senza sbattere la porta in faccia ai protestanti? «Bisogna dissipare un mito. Anche loro credono nel dialogo. Anche loro sono convinti che alla pace si arriverà soltanto se tutte le parti in gioco partecipano al negoziato. A livello informale ci sono molti contatti fra il Sinn Fein e personalità unioniste, anche appartenenti a logge orangiste. Un sondaggio ha indicato che il 44 per cento dei protestanti è pronto a dialogare con il Sinn Fein. A rifiutare è soltanto l'Uda (la Ulster Defence Association, nucleo duro dell'estremismo protestante; ndr); e il governo britannico, con il suo atteggiamento, ne è complice. Farebbe meglio ad ascoltare, anziché studiare misure per intensificare la censura televisiva di Adams e dei suoi interventi pubblici». L'obiezione di Londra è che non si può discutere con l'uomo che un giorno parla di pace e che il giorno dopo porta a spalle la bara del terrorista rimasto ucciso nel massacro provocato dalla bomba che portava. «Il governo inglese intendeva comunque dire di no ad Adams. Quello è stato un pretesto, un modo di cavarsela dando la colpa ad altri. A Londra farebbero meglio a rendersi conto del fat¬ to che Adams è il leader di tutta la comunità repubblicana, non di quelli dell'Ira. Muore un repubblicano ed è giusto che lui sia presente». Ma quanti altri funerali ci saranno? «La nostra è una speranza di pace. E non ho dubbio che se troveremo un'intesa politica Adams potrà andare da quelli dell'Ira e convincerli a deporre le armi. Anche i più intransigenti». Eppux-e si è detto che siano stati proprio i quadri oltranzisti dell'Ira a volere la bomba di Belfast, per sabotare la tenue aria di pace che si cominciava a respirare. «Si dicono tante cose. Ma non si può sfuggire al fatto che la violenza nasce dalla violenza. Non è stata l'Ira, in questi ultimi anni, a colpire nel mucchio, fra la popolazione, senza apparente motivo. Sono stati gli altri a uccidere in questo modo: 160 morti, nella loro campagna assassina, negli ultimi due o tre anni. Quest'anno 44. E' un'azione intensa. Lo so, la bomba di Belfast non avrebbe dovuto accadere. Ma noi cattolici dobbiamo soltanto farci uccidere?». Altri morti allora? «Purtroppo, se non cambiano le cose. E Major lo sa». Fabio Galvano Gerry Adams, leader del Sinn Fein