A Belfast, nei gironi dell'odio di Giuseppe Zaccaria

Finora le vendette avevano obiettivi mirati, adesso si spara nel mucchio Finora le vendette avevano obiettivi mirati, adesso si spara nel mucchio A Belfast, nei gironi dell'odio Un 'altra Bosnia tra cattolici e protestanti UNA GUERRA DI RELIGIONE BELFAST DAL NOSTRO INVIATO L'ultimo graffito fa sapere ai cattolici: «Sorry per esserci dimenticati di dire sorry». Dev'essere stato concepito non più di due notti fa, e chi per tracciarlo si è spinto fino a trecento metri dal Victoria Hospital, in piena zona «fenian», doveva essere o molto ironico o disperato. Entrambe le cose, forse: fatto sta che sul piano della comunicazione interna, quel graffito fa più effetto dei servizi televisivi che continuano a scaricarsi sull'Ulster. A Londra splende il sole e qui piove. Lì la circolazione sembra fluida, mentre qui i posti di blocco militari e camionette blindate che pattugliano le strade a passo d'uomo, coi mitra che spuntano dal tetto, rendono gli spostamenti piuttosto difficoltosi. La tv inglese, quella irlandese, la rete locale continuano a riproporre immagini del grande funerale di due giorni fa, con protestanti e cattolici che piangono assieme, o delle trattative politiche. Qui i muri rilanciano un messaggio disilluso e beffardo: dice a quelli dell'«Ira» che il rammarico dei protestanti dell'«Uff» non sta nell'aver imitato gli avversari in una strage sbagliata (dieci morti innocenti per una bomba cattolica in una friggitoria di Shankill Road, sette morti innocenti per i mitra lealisti in un bar di Greysteel) ma solo di aver trascurato le scuse. Il resto non conta: e adesso, avanti fino alla prossima vendetta. Non ci vorrà molto, la ritorsione è già nell'aria: nascerà dalla foto di un'altra delle vittime che hanno punteggiato questi giorni senza fare notizia, schiacciate com'erano dalle grandi stragi. Da martedì l'immagine di un brav'uomo campeggia sui giornali di Belfast: si chiamava Brian Woods, aveva trentadue anni, una figlia di pochi mesi e apparteneva alla riserva della polizia, che qui si chiama Royal Ulster Constabulary. Martedì è stato ucciso ad un posto di blocco di Newry da un cecchino che ha sparato da molto lontano, ma usava il tipo di fucile prediletto dall'«Ira». E' il centesimo poliziotto assassinato, era un protestante. Avanti il prossimo. Ecco spiegato come mai, se appena può farlo, la gente evita di stare troppo in giro: i negozianti dicono che nell'ultima settimana il solito giro d'affari sia crollato di quasi il trenta per cento, le partenze per Dublino (che di qui dista un paio d'ore di macchina) si infittiscono. Questi non sono gli ennesimi soprassalti di una guerriglia dimenticata, ma i primi vagiti di una creatura che minaccia di venire su bruttissima. Sta accadendo qualcosa, nell'Ulster, che ha assieme i caratteri dell'arcaico e del moderno più desolato. Chi ci vive lo avverte sulla pelle: succede che la precaria convivenza cui in qualche modo queste province si erano abituate cominci a sfarinarsi, ad arretrare fino ad assumere i caratteri di una rivalità totale. Prima nei fatti, adesso anche nella loro pubblica teorizzazione. «Un cattolico è innocente? Un tempo, forse: adesso vedi i loro nomi iscritti sui ruoli dell'onore nel cimitero di Millfield...»: la dichiarazione è di John Montgo¬ mery, capo di un gruppo che si chiama Ulster Defense Association, e quindici mesi fa è stato messo fuori legge. Com'è possibile accettare che venticinque anni di bombe e lamentazioni dei «papisti» sfocino in un risultato politico, che spingano il governo inglese a concessioni fino a due anni fa impensabili? Com'è possibile accettare che nella guerra fra poveri delle province del Nord, adesso l'ex minoranza emarginata detenga l'ottanta per cento degli aiuti? Come si può accettare che sperando in un migliore successo, dei bravi ragazzi lealisti si siano dichiarati «cattolici» nelle domande di lavoro? Che il Regno Unito abbandoni i più fedeli fra i suoi sudditi, quelli che la prima linea la vivono dentro casa? Era cominciata così, con un lento ma continuo montare della reazione lealista: prima fatti isolati, poi una catena di agguati diretti contro obiettivi sempre più generici. Il tassista fermo al semaforo (che proveniva da Falls Road, quindi era cattolico), quello che aveva appena scaricato i passeggeri «fenians» nel parcheggio di Millfield, notoriamente frequentato da cattolici, e così via, fino all'attentato al pub di pochi giorni fa. Che fra i cattolici ci fossero anche due giovani protestanti e che anche loro siano finiti ammazzati, conta poco. Avanti, ci sarà sempre un altro da ammazzare. E' sempre più evidente che i lealisti non hanno sulle loro bande lo stesso tipo di controllo esercitato dall'«Ira»: a volte la caccia al cattolico ha quasi l'aria di rappresentare la variante locale della caccia al nero dei nostri skinheads. Fino a ieri gli attentati dell'«Ira» provocavano reazioni dell'«Uff» (gli Ulster Freedom Fighters), dell'«Uvf» (Ulster Volunteers Force) o degli uomini di Montgomery: ci si inseguiva a colpi di sparatorie e ritorsioni, spesso cadevano anche gli innocenti ma gli obiettivi restavano in qualche modo mirati. Adesso non è più così. Il cattolico è diventato obiettivo in quanto tale, se la spirale continuerà ad avvolgersi su sé stessa la stessa sorte toccherà al protestante, l'identificazione del «nemico» si farà sempre più brutale e diretta. E' la sindrome dei Balcani: se fino a due mesi fa se ne parlava solo a mezza voce, adesso l'identificazione fra l'Ulster del futuro e la Bosnia di oggi non pare più così forzata. Prima vi raccontavamo della pioggia che da un paio di giorni è tornata a battere su Belfast: bene, pare sia una fortuna. La tensione di queste ore è tale da aver spinto Peter Robinson, parlamentare della zona Est di Belfast e membro del «Democratic Unionist Party», a trascurare per un attimo l'intransigenza del suo leader, il reverendo Yan Paisley, per lanciare un pubbli| co appello ai guerriglieri della sua parte: «Sono disposto a incontrarvi per trattare i termini di un cessate il fuoco - ha fatto sapere Robinson - la violenza deve cessare in qualsiasi forma». Un attimo dopo, ha aggiunto che per il successo di questo appello conta molto sul fatto che il tempo sia peggiorato: «E' un elemento incoraggiante: il cattivo tempo, lo sappiamo, influisce sull'attenuarsi della violenza». Giuseppe Zaccaria La bomba del 23 ottobre scorso a Belfast: otto morti e 50 feriti [FOTO REUTER]

Persone citate: Brian Woods, Falls Road, Freedom, John Montgo, Peter Robinson, Robinson, Yan Paisley