Vedremo in paradiso i film di Federico

Vedremo in paradiso ifilm di Federico SEGNI DEL DESTINO Vedremo in paradiso ifilm di Federico FEDERICO Fellini è morto a ridosso dei giorni in cui si commemorano i defunti, quando i cimiteri si riempiono di fiori e di preghiere. La sua Romagna, anticlericale per tradizione, è anche per tradizione una delle regioni italiane più legate al ricordo dei morti e alle celebrazioni religiose per i defunti. Fellini, incantevole inventore di immagini e di parole, si è spento dentro lunghi giorni di silenzio, come un piccolo bambino senza voce. «Si muore sempre come un fanciullo, anche se si avesse cento anni», diceva il profeta Isaia. Ma è tutto spento di Fellini? «Opere immortali»; Vespressione è ritornata con la scomparsa del grande regista. Essa ritorna sempre quando si è di fronte a un grande nel campo dell'arte, della musica o della letteratura. «Opere immortali»; ma è soltanto un'iperbole retorica o c'è qualcosa di vero in quella indicazione di immortalità? In una visione cristiana dell'esistenza, immortale è l'anima. L'uomo, composto di anima e di corpo, invece, muore, ma alla fine, con la «resurrezione della carne», anch'egli entra dentro una realtà immortale. Ma in una visione di cristianesimo, non c'è soltanto la fine dell'uomo singolo. C'è anche la fine della storia umana, il terminare dell'avventura terrena dell'umanità. Nell'intervista concessa ieri l'altro a Jas Gawronski, il Papa ha parlato del Duemila come una tappa verso la fine del mondo. Ma qui il pensiero cristiano si addensa di cose di fede e di domande. La cosa di fede è appunto la «resurrezione della carne». I grandi pittori hanno riempito tele e pareti di chiese con immense visioni di corpi che rivivono. La teologia spiega, però, che non si tratterà della rianimazione di cadaveri, ma della formazione di un essere rinnovato, di una restaurazione dell'uomo. San Paolo usa un paragone che può dare un'immagi¬ ne di quello che accadrà: è come quando sotterri un seme, e poi nasce un albero. Le domande sono quelle che già si poneva il grande pensatore cattolico tedesco Romano Guardini sulla resurrezione del corpo. Che cosa significa «corpo»? E' soltanto una figura fisica, spaziale, o comprende anche tutta la sua storia nella vita, quello che ha fatto, quello che gli è accaduto? L'Apocalisse e San Pietro contemplano anche «nuovi cieli e nuova terra». E San Paolo annuncia nella Lettera ai Romani: «Tutto il creato sarà liberato e ammesso alla gloria di Dio». Allora, la questione, un po' più banalmente, si potrebbe porre cosi-, le opere dell'uomo, le creazioni del suo pensiero, dell'arte, della musica, della tecnica, andranno totalmente e irrimediabilmente perdute, oppure in qualche modo anch'esse avranno una sorte di salvezza dentro la resurrezione finale? Alla Monna Lisa di Leonardo, alla Pietà di Michelangelo, a un Masaccio, a un Van Gogh, sarà riservato un destino di definitiva dissolvenza? Un Ricercare di Gabrieli, l'Adagio di Albinoni, un Concerto di Prokoviev, si spegneranno per sempre? La Strada di Fellini non rivivrà più su nessuno schermo? Il Regno di Dio è un mistero, ed è impossibile dire come tutti i valori umani saranno salvati. Ma chi ha fede cristiana (e molti ce l'hanno, e Giulietta Masina ce l'ha) può credere che, come l'uomo, anche questo ordine naturale, condannato alla morte, avrà una risurrezione. Non si vuole immaginare la Gerusalemme celeste come una specie di Arcadia, una Fondazione Guggenheim o un Festival di Salisburgo, ma, alla fine, si può pensare che in Paradiso ci sarà bellezza, poesia, musica, e quindi in qualche modo, Monna Lisa, la Divina Commedia, le sinfonie di Beethoven e anche le candide immagini di Gelsomina e Zampano. Domenico Del Rio

Luoghi citati: Gerusalemme, Romagna, Salisburgo, San Paolo