«Anche a Scalfaro i fondi neri Sisde» di Francesco La Licata

Galati esibisce i documenti: «Nel '92 gli ex titolari del Viminale si riunirono per concordare una versione comune» Gli «007» corrotti: il Presidente, da ministro dell'Interno, riceveva 100 milioni al mese «Anche a Scalfivo i fondi neri Sisde» Sotto accusa Gava, Scotti e Mancino ROMA. I «fondi neri» del servizio segreto civile - oltre che per tutte le oscure operazioni di cui si è parlato - sarebbero serviti anche per pagamenti fissi mensili destinati ai ministri dell'Interno. Una prassi rigorosamente osservata, dal 1982 ad oggi. Tutti i ministri passati dal Viminale, Scalfaro compreso e con la sola eccezione di Amintore Fanfani, avrebbero ricevuto dal Sisde cento milioni di lire al mese. Anche Antonio Gava, Enzo Scotti e Nicola Mancino che potrebbero, così, finire davanti al tribunale dei ministri. La chiamata di correità, clamorosa anche se sospetta perché proveniente da uno degli 007 inquisiti poi improvvisatosi pentito - Antonio Galati, ex amministratore delegato del servizio segreto -, è stata consegnata in 8 ore di interrogatorio ai giudici romani che si occupano dello scandalo dell'allegra amministrazione del Sisde. La rivelazione, com'è ovvio, ha provocato un terremoto che ha investito i palazzi del governo e non ha risparmiato il Quirinale. La scossa ha avuto come epicentro il palazzo di giustizia, dal momento che è toccato alla magistratura gestire un verbale scottante, apparentemente sostenuto da prove documentali (ricevute generiche e carte provenienti dalla cassaforte del Sisde), ma ugualmente inquietante per via della provenienza della denuncia e per le implicazioni di natura istituzionale che comporta. Antonio Galati si è presentato alla magistratura dopo un breve periodo di latitanza. E' stato quindi portato in una caserma dei carabinieri del Ros, sulla Salaria, dove ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Ettore Torri e del pm Leonardo Frisani. Ai giudici ha offerto un primo «colpo di scena» fornendo in originale i documenti che un altro 007 inquisito, Maurizio Broccoletti, aveva esibito in fotocopia. Le risposte di Galati, insomma, altro non sono che ia conferma di tutto quanto aveva detto Broccoletti a proposito dei soldi che il servizio segreto destinava ai politici. Il racconto di Galati si è aperto con la descrizione di una riunione, avvenuta nel dicembre del 1992, convocata per concordare una «linea difensiva» e una versione da fornire alla magistratura che indagava su 14 miliardi di lire del Sisde finiti chissà perché nei conti bancari di alcuni funzionari del Sisde. Secondo l'agente segreto «pentito» a quella riunione parteciparono il ministro Mancino, il vecchio e il nuovo capo del Sisde - i prefetti Malpica e Finocchiaro - e addirittura il presidente Scalfaro. Stando alle rivelazioni di Galati, la riunione e l'intervento di così alti rappresentanti delle istituzioni avrebbero ottenuto il risultato di far tornare nelle casse del Sisde i 14 miliardi «dispersi». Il resto del lungo interrogatorio Galati lo ha dedicato al coinvolgimento di un gran numero di politici nella presunta «elargizione» di soldi e prebende, che sarebbero state rifiutate da Fanfani. L'ex ministro, ha raccontato l'amministratore del Sisde, fu l'unico «che non accettò neppure mille lire». Analoghe dichiarazioni aveva fatto Broccoletti, ma Galati è andato oltre, offrendo ai giu¬ dici una documentazione che avrebbe dovuto essere distrutta già da tempo, come esige la prassi del Sisde, ma che lo 007 aveva «salvato» evidentemente per farne un uso improprio. La somma destinata ai ministri, ma Galati la definisce «dotazione», era di cento milioni. Anche Scalfaro non si sarebbe sottratto alla consuetudine, anzi l'allora suo capo di gabinetto Lattarulo - incaricato a quanto pare della riscossione riceveva ogni mese anche 60 milioni «personalmente». La prova? Galati ha consegnato al giudice Torri una ricevuta che, secondo il pentito, Lattarulo firmava mensilmente. Sempre su Scalfaro, l'agente segreto pentito avrebbe aggiunto il racconto di un episodio che chiama in causa Marianna, la figlia del Presidente. Il Sisde avrebbe consegnato una somma di denaro - non si sa a che titolo - ad un imprenditore che con lei aveva rapporti di amicizia. A Mancino, inoltre, a parte la quota fissa mensile, il Sisde avrebbe pagato una spesa di oltre 70 milioni per l'acquisto di oggetti d'arredamento, sembra tappeti. Ma l'elenco non si ferma qui. Galati, come aveva fatto Broccoletti, ha tirato in ballo l'ex ministro della Difesa Salvo Andò e Giuseppe Gargani, presidente della commissione Giustizia alla Camera, che avrebbe ottenuto 30 milioni per l'acquisto di vetri blindati. Quest'ultimo ha già replicato, affermando che i «vetri blindati mi furono imposti dal Sisde». Naturalmente le dichiarazioni di Galati dovranno, prima di diventare accuse formali, essere sottoposte al vaglio della magistratura. Francesco La Licata Galati esibisce i documenti: «Nel '92 gli ex titolari del Viminale si riunirono per concordare una versione comune» A sinistra Oscar Luigi Scalfaro con la figlia Marianna A destra Salvo Andò ex ministro della Difesa ora sotto accusa

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