Colpiti i colletti bianchi
Colpiti i colletti bianchi Colpiti i colletti bianchi Sono gli insospettabili infiltrati Colpisce in fretta e lascia il segno, la legge antimafia che permette di bloccare le attività economiche e il patrimonio dei sospettati di legami più o meno stretti con le associazioni criminali. «E' un'arma efficace - dice il giudice Francesco Gianfrotta, della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Torino ha lo scopo di fare terra bruciata attorno alle grosse organizzazioni criminali». Su richiesta della Procura, sollecitata a sua volta dal Questore, quando esistono anche solo indizi sulla mafiosità di qualcuno, si può passare direttamente sia alle misure personali (sorveglianza speciale, obbligo di rientrare a casa entro certi orari, divieto di frequentare certi ambienti), sia al blocco dei beni e delle attività. I provvedimenti della sezione per le misure di prevenzione prescindono dai reati specifici (sui quali giudicheranno le altre sezioni del Tribunale), ma si basano soprattutto su una valutazione di pericolosità del soggetto. «Prima la legge Rognoni-La Torre mirava a colpire solo i mafiosi, ma con le successive modifiche oggi nel mirino sono finiti anche i trafficanti di droga, gli esponenti del racket, gli specialisti in riciclaggio, i loro prestanome», spiega Gianfrotta. Ma soprattutto vengono colpiti i cosiddetti «colletti bianchi», gli insospettabili che la mafia è riuscita ad infiltrare nel mondo economico: banche, Borsa, società finanziarie. La sezione, presieduta da Romano Pettenati, ha sul tavolo ancora una quindicina di casi da valutare, proposti dai magistrati che lavorano sulla criminalità organizzata. La confisca viene disposta dal Tribunale, e tutti i beni sono destinati all'asta pubblica. Il ricavato della vendita viene poi incamerato dallo Stato. Contro il provvedimento si può ricorrere in Appello e in Cassazione.
Persone citate: Francesco Gianfrotta, Gianfrotta, La Torre, Romano Pettenati
Luoghi citati: Torino
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