Peccò contro il Corano, condannato
Pe«ò contro il Corano, condannato Voleva avere rapporti sessuali con la moglie prima della festa rituale Pe«ò contro il Corano, condannato Un marocchino dovrà anche pagare 5 milioni Era accusato di aver violato la legge coranica sul matrimonio, che impone agli sposi di non avere rapporti sessuali prima della celebrazione della festa rituale nel paese d'origine. Ieri Mohamed Nanaoui, 33 anni, laureato in letteratura araba a Marrakesh, operaio in un'officina di Leinì, è stato condannato in appello a 8 mesi con la condizionale e al pagamento di una provvisionale di 5 milioni. A denunciarlo era stata Fadija Enagassi, 23 anni, sarta, nata in Marocco e naturalizzata italiana. I due erano arrivati a Torino alcuni anni fa da un paese nel cuore del Marocco. Ma avevano stabilito che le nozze avrebbero avuto luogo in Marocco. Nell'agosto del '90 erano tornati al paese per le ferie e si erano sposati civilmente davanti ai magistrati del tribunale di Kourigba. Lei portò in dote 5 mila dirham (800 mila lire), e lui, nel contratto di matrimonio, si impegnò a trovare casa, anzi due case: una in Marocco, l'altra a Torino. L'altra clausola del contratto prevedeva che gli sposi non potevano avere rapporti sessuali fino all'agosto del '91, un anno dopo, quando una grande festa a Kourigba avrebbe sancito l'unione. I due tornarono a Torino: nessuna convivenza, solo visite alla presenza dei parenti. Ma Mohamed e la fidanzata non andavano più d'accordo: la festa di consacrazione venne rimandata, litigi e dissapori erano ormai frequenti. E si arriva al dicembre '91. Ha raccontato la donna, che si è costituita parte civile con l'avvocato La Verde: «Con un pretesto Mohamed mi ha invitato ad andare a casa sua. Mi sono fidata, lui non mi ha rispettata. Voleva avere un rapporto, gli ho detto di no. Mi ha aggredita, sono riuscita a scappare». Con un certificato medico in cui si parla di graffi alle gambe e alla schiena, qualche giorno dopo Fadija Enagassi denuncia Mohamed. Lui, difeso dall'avvocato Segre, nega tutto: «Quel giorni ci siamo scambiati le solite effusioni, forse con un po' più d'ardore, ma niente di più». Il Tribunale gli crede, e lo assolve. La donna ha presentato denuncia solo alcuni giorni dopo i fatti, e quel ritardo getta dubbi sulla sua credibilità. Ieri, in seconda corte d'appello (presidente Giancarlo Capirossi) la sentenza è stata ribaltata. In aula erano presenti i due coniugi, e le rispettive famiglie. Tra i due, tutto è finito da tempo. La donna ha avanzato richiesta di divorzio al tribunale di Kourigba. Di Mohamed non vuole più sentir parlare.
Persone citate: Giancarlo Capirossi, La Verde, Mohamed Nanaoui, Segre
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