Il futuro del basket è in mano al pretore

Villalta ha chiesto la pensione alla Virtus Villalta ha chiesto la pensione alla Virtus Il futuro del basket è ia mano al pretore Dopo il ricorso del Catania Calcio alla magistratura ordinaria, le strade dello sport e dei tribunali si incrociano sempre più pericolosamente. Ora tocca al basket, chiamato in causa, cifre alla mano, da Renato Villalta. Per adesso gli unici numeri disponibili sono 13 (gli anni trascorsi da Villalta a far canestro con la maglia della Virtus Bologna) e 1.060 milioni (la cifra da lui guadagnata in quelle stagioni), ma è la terza, quella che ancora nessuno conosce, la cifra che potrebbe mettere in ginocchio il basket italiano se il pretore del lavoro dovesse riconoscere fondato il ricorso depositato in questi giorni alla cancelleria del tribunale di Bologna dal signor Renato Villalta, trevigiano di Maserada, fino a pochi giorni fa presidente del sindacato giocatori di basket. E ora Villalta ha deciso che per quegli anni e in base a quella cifra ha diritto a una pensione come ogni dipendente che si rispetti, ancorché impegnato a far canestri anziché costruire auto o biciclette, e la pretende dalla Virtus che l'aveva prelevato da Mestre per la cifra (allora record) di 400 milioni. E' un pasticciaccio brutto che rischia di assestare un colpo mortale a tutto il fragile mondo del basket italiano: quanto toccherebbe all'ex capitano bolognese? Conti, finora, ufficialmente non ne ha fatti nessuno, ma quand'anche si trattasse di poche decine di milioni, è evidente che - moltiplicati per le centinaia di giocatori di A - sarebbero sufficienti a far issare sul fortino del basket la bandiera bianca della resa. «Se basta una richiesta come la mia per mettere in ginocchio un intero movimento - ha dichiarato Villalta - forse le fondamenta non sono cosi solide come qualcuno vuol far credere». Lui, intanto, dal movimento s'è tolto a ogni effetto, rinunciando anche alla presidenza del sindacato giocatori. Stizzita la reazione del presidente federale Petrucci: «Visto il credito di cui godeva presso di noi e il ruolo rivestito fino a pochi giorni fa, un colloquio preventivo era il minimo che ci si aspettava da Villalta». E la Lega, che si sente spalleggiata da Federazione e Coni, minac- eia il blocco dell'accordo collettivo sullo svincolo, presumendo che Villalta abbia rinunciato alla presidenza del sindacato solo per motivi di facciata. Problema comunque grosso e potrebbe estendersi a tante altre federazioni sportive. Dilettanti ufficialmente per decenni, professionisti nella realtà prima che la Federazione Internazionale (nell'87) abolisse ogni distinzione tra i due status, i cestisti italiani si trovano da anni in un limbo da cui solo l'applicazione della legge 91 sul professionismo avrebbe potuto toglierli. Ora l'azione clamorosa di Villalta, cavaliere solitario o punta di un iceberg, ha forse avviato un processo senza ritorno: il pretore potrebbe gettare le basi per il basket del Duemila. O farlo morire. Dario Colombo Il presidente federale Petrucci (a fianco) è adirato con Villalta (a sinistra), ex giocatore azzurro e della Virtus Bologna

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