«Sull' Ilva sventoli il tricolore»

«Sull'Uva sventoli il tricolore» Mentre Nakamura tenta di formare una cordata giapponese per Taranto e Novi Ligure «Sull'Uva sventoli il tricolore» Da industriali, manager e sindacati quasi un coro TARANTO | DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ex amministratore delegato dell'Uva, Hayao Nakamura, è in Giappone, dove sta cercando di formare una cordata di imprenditori siderurgici del Sol Levante per rilevare l'acciaio di Stato «made in Italy». Ma, secondo il numero due della Uil, Adriano Musi, la soluzione straniera dovrà essere veramente una «ultima ratio». Musi ha una proposta per suggerire all'Ini la strada che troverà il consenso del sindacato nell'operazione di privatizzazione (per Ilva laminati Piani e Acciai Speciali Terni) e liquidazione (per l'Uva residua) della siderurgia pubblica. La privatizzazione delle due società nelle quali verranno concentrate le attività competitive dell'Uva in liquidazione, dice Musi, dovrà seguire la formula di un azionariato diffuso, nel quale trovino spazio anche i lavoratori. La gestione andrà affidata ad imprenditori siderurgici di comprovata esperienza che avranno una parte di minoranza (20-30%) del capitale. Ma soprattutto l'operazione dovrà coinvolgere gli operatori italiani del settore: la vendita di quote importanti all'estero dovrà essere presa in considerazione solo in ultima istanza, nel caso in cui gli imprenditori italiani non siano interessati all'acquisto. Già pronti alla scalata sono gli industriali tarantini, che si preparano ad entrare nell'azionariato dell'Uva Laminati Piani, cui faranno capo gli stabilimenti di Taranto e di Novi Ligure, oltre agli impianti di Torino e Marghera. «Ho ricevuto una lettera con la quale il presidente dell'Iri Romano Prodi mi comunica ufficialmente la sua disponibilità a fare l'operazione» afferma il presidente dell'associazione Industriali, Domenico Cassalia. «E vediamo con piacere che anche gli imprenditori di Alessandria, interessati agli impianti di Novi, seguono il nostro esempio. Potremmo stare insieme». A Taranto gli industriali in prima fila sono quelli dell'indotto siderurgico, alle prese con una crisi drammatica. Sono disponibili, compatibilmente con le loro disagiate finanze, a versare denaro contante nelle casse dell'Uva, ma chiedono anche che i vertici dell'Iri consentano la conversione di una parte dei loro crediti, circa 250 miliardi. Tanto più che proprio l'Uva, nel piano curato dall'Imi e presentato ai 21 istituti di credito verso cui la società Iri è maggiormente esposta, ha proposto la conversione di una parte dei crediti in azioni. La cordata tarantina è composta da Assindustria, Confartigianato, Confcommercio e Confcooperative. Adesioni sono già arrivate da una ventina di aziende. L'iniziativa è nata quando, candidandosi all'acquisto, l'ex presidente della Confindustria Luigi Lucchini ha fatto capire che il 30 per cento del capitale e la gestione del centro siderurgico tarantino (per ricostruirlo oggi sarebbero necessari 50 mila miliardi) si potevano rilevare con 300 miliardi. «Possiamo farlo anche noi» hanno detto gli industriali ionici, convinti di poterne rastrellare anche 400. Ma accanto agli imprenditori vi sono i dipendenti dello stabilimento siderurgico, disponibili a destinare una parte delle loro liquidazioni (il 30%) all'acquisto di azioni della nuova società. Circa 800 hanno dato l'adesione alla Quimdi (sigla di quadri, impiegati, dipendenti), associazione che è nata il 6 ottobre con la finalità di entrare, nella fase della privatizzazione, nell'azionariato della nuova società. E pochi giorni fa si è costituita la Sdì (Società dirigenti Uva), una srl con 22 milioni di capitale in cui potrebbe confluire la Quimdi. Secondo Antonio Primiceri, responsabile della «manutenzione ghisa», investire in azioni di Uva Laminati Piani potrebbe essere più conveniente che acquistare Bot. I circa 90 dirigenti che hanno finora aderito alla società sono pronti a spendere non solo parte del trattamento di fine rapporto, ma anche «una quota dello stipendio». [t. att.J Hayao Nakamura

Persone citate: Adriano Musi, Antonio Primiceri, Domenico Cassalia, Hayao Nakamura, Luigi Lucchini, Nakamura, Romano Prodi

Luoghi citati: Alessandria, Giappone, Marghera, Novi Ligure, Taranto, Torino