Pianto di Londra per il grande poeta, rimpianto d'Italia per la Rai degli inizi

Pianto di Londra per il grande poeta, rimpianto d'Italia per la Rai degli inizi LETTERE AL GIORNALE Pianto di Londra per il grande poeta, rimpianto d'Italia per la Rai degli inizi Caro Federico cara Giulietta Questa sera, rientrando dopo una settimana d'assenza, sono passata dalla vicina (inglese) per ringraziarla di avere badato al mio gatto. Mi ha detto: «Ho sentito alla televisione che è morto un vostro grande poeta». Non mi sembra che ci siano parole più appropriate per descrivere Federico Fellini. Di mio vorrei soltanto aggiungere tre parole: «Cara Giulietta, coraggio». Paola Romano Hauxton, Cambridge (GB) E Roma dichiarò guerra a Torino Ha fatto bene La Stampa a ricordare - quarant'anni dopo con un bell'articolo di Giorgio Calcagno, la nascita della televisione italiana. Essa ebbe Torino come culla, come tanti altri grandi avvenimenti della storia politica ed economica del nostro Paese, lo ebbi la fortuna di entrare negli storici uffici di via Arsenale 21 proprio in quegli anni - appena laureato - e posso darne testimonianza. E' vero che Salvino Sernesi, Sergio Bertolotti e Sergio Pugliese furono i maggiori protagonisti della creazione del sistema televisivo, ma essi facevano parte di un gruppo di dirigenti di grande valore ai quali deve andare un riconoscimento collettivo. Mi sia consentito di ricordare alcuni nomi: Marcello Bernardi, Gino Castelnuovo, Bruno Vasari, Carlo Zini Lamberti, per citare solo quelli che ho conosciuto meglio. Sono tutte persene di alto livello professionale, animate da una profonda convinzione della necessità e del valore del servizio pubblico, poco sensibili alle lusinghe e alle minacce dei potenti, politici o privati che fossero. Su di loro vegliavano due personaggi di grande autorevolezza: Attilio Pacces, amministratore delegato della Sip (allora azionista di maggioranza della Rai) e Paolo Greco, consulente legale del gruppo, che era stato presidente del Comitato di liberazione nazionale del Piemonte. Era un gruppo dirigente che non poteva piacere alla capitale. Roma non tollerava che la direzione generale della Rai risiedesse in una città così estranea (allora) agli interessi sotterranei dei partiti politici, insofferenti di essere esclusi da un potere così determinante e così imparzialmente gestito. Roma e le segreterie dei partiti (che già pensavano ai vantaggi di una spartizione) dichiararono guerra a Torino e a «quella Rai» e purtroppo vinsero. Prima fu sostituito Sernesi; poi il gruppo fu disperso, perdette via via potere, si sciolse. E la Rai cominciò a diventare quella che è. Perché non riprendere ora la battaglia per una Rai «torinese»? Beninteso, non per creare organismi «settentrionali» di marca leghista, ma per riportare qui una parte (per esempio quella tecnica e amministrativa) della direzione nazionale dell'azienda pubblica. Nerio Nesi Torino Disimpegno civile e «spettatorismo» Sono un cittadino di Sassari e vorrei raccontare un episodio abbastanza curioso, che mi ha fatto capire che esiste anche il «disimpegno civile» oltre a quello politico. Giorni fa mi trovavo in un crocevia nevralgico della mia città, e stavo facendo una chiamata in una cabina telefonica, era pomeriggio, c'erano decine di persone che passeggiavano e alcune sbocconcellavano la merenda; a un tratto ho visto un giovane vicino a me che ha avuto uno scontro verbale con un signore. Tra una parolaccia e un'altra il giovane ha estratto un coltello a scatto e lo ha «mostrato» al signore per un paio di minuti con tono minaccioso. Io ero lì «solo», a pochi centimetri e le decine di persone guardavano come ebeti «lo spettacolo» con molto disinteresse. Sono dovuto intervenire verbalmente per difendere il signore a cui è stato «mostrato» il coltello. A una signora che era nella cabina telefonica ho chiesto di chiamare la polizia e si è rifiutata per ben due volte! Il signore aggredito ha chiesto al bari¬ sta vicino se poteva prendere una sedia per difendersi e il barista gli ha risposto: «Mi dispiace ma sto lavorando!». Sembra una scena «fantozziana», ma è pura realtà! E' proprio vero che nella nostra società «civile» è molto diffuso lo spettatorismo, e che oggi non ci si può fidare perché la gente se ne frega ed è, appunto, solo spettatrice. Speriamo che questa tendenza cambi! Wladimiro Marceddu Sassari Il dottor Di Pietro e Mister Hyde Come sportivo, condivido l'opinione della signora Paola B. Riboni (lettera del 26 ottobre): caccia e pesca non possono essere chiamate sport e aggiungo che fortunatamente non appartengono alle discipline olimpiche! Piuttosto sono due passatempi per scaricare aggressività represse, camuffate da ricerca di relax nella natura. L'amore per la natura si può testimoniare in altri modi ed è un discorso a parte. C'è inoltre da notare che ogni anno, fin dai primi giorni di apertura della caccia, si leggono sui giornali veri bollettini di guerra sulle uccisioni accidentali tra persone... Per quanto riguarda la sgradevole immagine del giudice Di Pietro cacciatore, ben lontana da quella consueta di ricercatore della giustizia, devo ammettere che mi ricorda per associazione d'idee la strana metamorfosi del film II dottor Jekyll e Mister Hyde. Roberto Danieli Vercelli Manca: io, Craxi e Minoli Leggo con sorpresa su La Stampa del 29 ottobre un'intervista della signora Sellerio nella quale si parla di una lettera di Craxi al sottoscritto, durante la mia presidenza della Rai, nella quale sarei stato minacciato di essere «cacciato» (sic!) qualora avessi nominato Giovanni Minoli direttore della Rete 2. Non so da quale fantomatico dossier la signora Sellerio si sia «procurata» una lettera inesistente e comunque da me mai ricevuta; anche perché se mi fosse stata inviata una missiva redatta in quei termini l'avrei respinta al mittente. Ciò detto è vero che da parte dell'allora segretario del psi Bettino Craxi mi fu in più occasioni espresso un parere contrario alla nomina di Minoli, da me sostenuta, alla direzione della Rete 2. Premesso che non era, allora, nei poteri del presidente decidere, in modo unilaterale, in materia di nomine, voglio precisare che sono anch'io particolarmente lieto che un professionista di alto livello come Giovanni Minoli sia stato chiamato a dirigere la Rete 2. Ma poiché una rondine non fa primavera, e anche se di rondini ve n'è più d'una, questo non modifica il mio giudizio critico sul complesso delle nomine che, per l'organizzazione che viene configurata e per la prevalenza di una determinata area politico-culturale, appaiono tali da restringere fortemente il pluralismo in Rai mentre esse non sono tali da portare particolarmente nel campo dell'informazione - quelle novità promesse e non mantenute. Enrico Manca Roma Niente Dietoguar per Rete A Con riferimento a quanto pubblicato dalla Stampa, riprendendo un'errata notizia dell'agenzia «Radiocor» in data 28 ottobre 1993 sotto il titolo «Spot Wanna Marchi vietato da Antitrust», si richiede una cortese rettifica. Non è vero, infatti, che i «messaggi» relativi al prodotto Dietoguar vietati dall'autorità antitrust vengano diffusi da Rete A. Giovanni Zanasca Sesto San Giovanni (Milano) responsabile relazioni esterne di Rete A