I diari di Anais Nin più bugie che sesso

«Il successo venne dall'erotismo Ma anche l'incesto era inventato» il caso. Una biografa americana scava tra le carte e annuncia: ha inventato tutto I diari di Anais Nin più bugie che sesso ENTIRE è forse il più grave dei peccati, per l'opinione pubblica americana. Ed è davvero uno scherzo molto ironico del destino che la più spregiudicata, smaliziata, sessualmente aggressiva peccatrice letteraria del nostro secolo, sia ora condannata dall'America che lanciò i suoi diari rabbrividendo un po' di pudore, per l'unico peccato che Anais Nin cercò sempre di tenere ben nascosto: la menzogna. Un anno fa, quando la giornalista francese Elisabeth Barillé pubblicò una biografia della scrittrice intitolata Nuda sotto la maschera, gran parte della critica la giudicò non abbastanza accurata e un po' troppo indulgente verso il suo soggetto. Ora, invece, con un titolo altrettanto caricato come Anais: la vita erotica di Anais Nin (Little Brown & Company), esce a New York una biografia di Noél Riley Fitch che si avvale di una grande documentazione, per presentarci questa prolifica memorialista in una luce nuova: cioè come una scrittrice che, rivendicando il più radicale rispetto della verità, anche a costo dello scandalo, avrebbe in realtà costruito un castello di false carte, false lettere, falsi documenti, falsi ricordi e false trasgressioni, tra cui probabilmente anche l'episodio dell'incesto con il padre raccontato nei diari. La ricostruzione di Noél Riley Fitch delle circostanze in cui si svolsero conversazioni, eventi, e amori, forse troppo romanzeschi e audaci per essere veri, è senza dubbio puntigliosa. Stupefacente o no (lo è certamente più per il lettore americano di tradizione puritana, che per quello europeo) Anais Nin ha ripetutamente mentito ai propri amanti, nascondendo al favorito di turno di dividere il proprio letto contemporaneamente con altri uomini. Mentì a loro, ma il marito Hugo Guiler, d'altro canto, dichiarò di essere sempre stato al corrente della promiscuità di sua moglie. Perciò la notizia, dopo la sua morte nel '77, che eia stata bigama per circa vent'anni, dovette arrivargli come un fulmine a ciel sereno. Ora Noél Riley Fitch riesce a fissare la data di questo secondo matrimonio illegale con l'ex attore Rupert Pole tra la fine degli Anni 50 e l'inizio degli Anni 60, dimostrando che il secondo marito mai per un solo istante dubitò che Ana'is Nin non avesse divorziato dal precedente. Lei, d'altro canto, ingannò su questo punto anche un amico intimo come Henry Miller, al quale lasciò credere che certe sue sparizioni erano dovute alla necessità di ritirarsi a scrivere in un luogo lontano da tutti. Quando invece con questa scusa Anais Nin si divideva tra la East Coast, dove abitava con Guiler, e la West Coast, dove viveva con Pole. Erica Jong sostiene che «Anais Nin ha lasciato talmente tanti indizi sulle sue molte vite che avrebbe confuso anche Sherlock Holmes». Di certo ha confuso il pubblico vastissimo dei suoi lettori, dagli studenti che negli Anni 70 la veneravano come un'eroina del libertinaggio a un'intera corrente di scrittrici, soprattutto americane, che sentivano di dover imparare da lei a «dire la verità» sui propri fatti più intimi. Tanto che Kate Milieu arrivò fino a dichiarare: «Ana'is Nin è la madre di noi tutte, e anche la dea e la sorella maggiore». Allora certamente non si sospettava che i diari - per quanto odorosi di fiction - fossero stati radicalmente editati e corretti dopo il '65, quando la Nin pubblicò il suo carteggio con Henry Miller, che le attribuì il ruolo di amante di un uomo celebre, ma non le dava il necessario lustro di scrittrice. Quello, dopo alcuni romanzi allora poco noti, lo conquistò proprio con l'uscita nel '66 del primo volume dei diari, che avrebbe caricato di tinte forti per riuscire a riscattarsi dall'ombra. Anche l'incesto col padre Joaquin, a cui tanta attenzione è stata dedicata recentemente, sarebbe falso? Per Noél Riley Fitch non esiste alcuna prova che sia realmente accaduto. Quello che è inoppugnabile, invece, è che Joaquin Nin abbandonò la propria famiglia nel 1913, quando la figlia aveva dieci anni. E la tesi conclusiva di Fitch è che quella bambina adorante, innamorata di un padre che era certamente un seduttore, abbia desiderato fin da allora di emularlo. Nella vita, quando ha potuto, e nella prosa, sempre. Livia Manera «Il successo venne dall'erotismo Ma anche l'incesto era inventato» ms ; Qui sotto, la scrittrice Erica Jong. Nella foto accanto, Kate Millet: definiva Anais Nin «la madre di noi tutte», e anche «la dea» e «la sorella maggiore»

Luoghi citati: America, New York