E Corleone si rituffa nel passato

E Corleone si rituffa nel passato E Corleone si rituffa nel passato Due liste de, tornerà il sindaco degli Anni 70 LE ELEZIONI DEL SOSPETTO ICORLEONE L dottor Nicola Scialabba è forse l'unico che ci crede ancora: riuscire a nominare ufficialmente l'ex piazza Vittorio Emanuele, piazza «Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Magistrati». La storia è nota: delibera del Comune, protesta di uno sconosciuto raggruppamento monarchico, cancellazione della delibera da parte del commissario prefettizio Francesco Fazio in nome di una «memoria storica da preservare»; sua destituzione immediata da parte del presidente della Regione Sicilia, Giuseppe Campione e nomina al Comune di Corleone di Nicola Scialabba. Che in Sicilia è il funzionario regionale più noto e rispettato. A 57 anni, decano del Corpo ispettivo della Regione, ne ha passate di tutte. Ha retto Comiso al tempo dei missili, scontrandosi frontalmente con l'ambasciatore americano Maxwell Raab che considerava un suo proposto Museo della Pace «una provocazione contro il governo degli Stati Uniti». Ha retto le fasi più difficili di Palermo e Catania; ha fatto arrivare in pochi mesi l'acqua ad Agrigento, dopo quarant'anni che non arrivava. Ha retto i comuni etnei, combattendo l'abusivismo edilizio e vedendosi sfilare contro interi paesi con in testa il sindaco. Ora è stato chiamato, in tutta fretta, a Corleone, dopo che è scoppiato il caso della lapide. Sco¬ prendo, tra l'altro, che il suo predecessore tanto amante della tradizione patria aveva scambiato due Savoia. La piazza di Corleone non è infatti dedicata al Re Galantuomo, ma al Vittorio Emanuele III, di cui Scialabba ha fatto notare la «diversa statura politica». Il parere defi¬ nitivo sul nome della piazza centrale di Corleone spetta ora agli assessorati regionali della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali, non conosciuti per essere fulmini di guerra. Ma Scialabba spera di ooter vedere l'insegna installata prt^ di andar via. Un marmista disposto a incidere i nomi l'ha già trovato. «Forse ce la facciamo, tra il primo e il secondo turno delle elezioni. Mi piacerebbe ci fosse una cerimonia; una cosa semplice, ma vorrei ci fosse anche il presidente della Regione». Anche per non rimanere solo. Perché Scialabba, di intimidaziom contro l'insegna ai due magistrati ne ha ricevute parecchie. Anche circostanziate e serie. Ma ci è abituato. Chiamato in più di 30 Comuni siciliani a risolvere ogni tipo di emergenza, Corleone la definisce «paese oltremodo difficile, non abituato alle regole, ma anche penalizzato dalla sua nomea. Per esempio, la discarica dei rifiuti è allucinante; la questione dell'approvvigionamento d'acqua, assurda. E queste cose sono bloccate dalla nomea di Corleone, ai funzionari il solo nome del paese mette paura». Eletto il nuovo sindaco, Scialabba se ne andrà. Benvoluto come sempre; ed ora anche richiesto da Orlando a Palermo, che lo vorrebbe a capo della sua futura giunta, nel ruolo di superassessore, «city manager». Con accanto l'urbanista bo¬ lognese Cervellati a gestire la ricostruzione del centro storico. Se le elezioni a Palermo sono ancora in dubbio, a Corleone dubbio non c'è: le vincerà la democrazia cristiana. In paese sono tutti concordi; sindaco tornerà ad essere quel Michele La Torre che già resse il paese negli Anni 70. Si vota con il sistema maggioritario, per cui la prima lista otterrà 14 dei 20 seggi, e la seconda sei. E basta. La Rete avrebbe avuto possibilità di vincere, ma si è divisa in due tronconi e non sono bastati gli interventi più autorevoli a ricomporre la frattura. Per cui, prevedono tutti i corleonesi, la de di La Torre governerà e l'opposizione la farà la seconda lista della de, che schiera nomi e parentele che rimandano al gotha mafioso del paese ed ha come simbolo una colomba con un ramoscello d'olivo in bocca. Passati i giorni delle telecamere puntate, Corleone è tornata alla normalità. Gli studenti non hanno più manifestato, i propositi di cambiamento politico sono rientrati e per la questione della piazza in onore di Falcone e Borsellino nessuno si è mosso. Nonostante la notizia sia arrivata sui giornali di mezzo mondo. L'unica storia nuova che viene data al cronista è quella della gita a Malta, che qui riferisco. L'estate scorsa, 50 corleonesi andarono in gita a Malta. E sul pullman, nell'isola piccola, ascoltavano la guida che illustrava storie e bellezze del luogo. Saputo che erano siciliani, la guida disse: (Adesso vi porterò a vedere la villa di un vostro concittadino famoso, che veniva qui in estate per le vacanze con la famiglia. E' una persona molto conosciuta, si chiama Salvatore Riina, il capo della mafia». Nel pullman ci fu un improvviso scompiglio: chi rideva, chi sbuffava, chi estraeva i documenti e faceva vedere la scritta Corleone. La guida allora si spaventò e non li portò più a vedere la villa. Ma i 50 corleonesi, appena tornati dalla vacanza, invece di raccontare del panorama di Malta, si misero tutti a dire della villa segreta di Totò Riina. Che ancora adesso aleggia in paese, sospesa tra mitologia e verità. [e. d.] Sopra Totò Riina, nella gabbia dell'aula bunker di Rebibbia, a destra Nicola Scialabba, commissario straordinario del comune d Corleone