«Di Donato inquina le prove»

«Pi Donato inquina le prove» «Pi Donato inquina le prove» Igiudici di Napoli chiedono l'arresto NAPOLI. L'ultimo episodio risale a sabato. Sono passate appena quarantott'ore dalla cattura dell'ex assessore regionale socialista Salvatore Arnese, quando il deputato Di Donato varca la soglia di Poggioreale e va a parlare con il detenuto, indagato con lui nella stessa inchiesta. I magistrati stanno già tentando di vedere chiaro in questa storia, ma intanto hanno deciso: l'ex vice segretario psi va arrestato perché c'è un concreto pericolo di inquinamento delle prove. La richiesta di autorizzazione all'arresto è stata inviata ieri alla Camera. A firmarla sono i sostituti procuratori Nicola Quatrano e Rosario Cantelmo, titolari del¬ l'indagine che ha dato il via alla Tangentopoli napoletana: mazzette ai politici per gli appalti della privatizzazione del servizio di nettezza urbana, un affare da 350 miliardi. Per quest'inchiesta, l'8 aprile scorso è stata avanzata una richiesta di autorizzazione a procedere anche nei confronti di Di Donato. Ma ora i due p.m. alzano il tiro. In questi mesi, dicono, l'esponente del Garofano si è reso protagonista di un'intensa attività volta a puntellare la sua posizione giudiziaria sempre più vacillante. Riunioni per concordare versioni di comodo da fornire agli inquirenti, pressioni su testimoni, «messaggi» a chi finiva nel mirino e rischiava di vuo- tare il sacco. Per evitare che il loro lavoro venga vanificato da accordi sotterranei, i magistrati ritengono che l'arresto sia l'unica soluzione. E a fondamento di questa convinzione, i p.m. Quatrano e Cantelmo citano vari esempi. Si comincia nell'autunno di un anno fa, quando Giulio Di Donato viene coinvolto nell'inchiesta sul voto di scambio. E' soltanto l'inizio di un crollo verticale, ma allora appare quasi come un incidente di percorso. L'ex vicesegretario socialista corre ai ripari: sparisce l'archivio elettorale del deputato, parte una denuncia nei confronti degli agenti della Digos che a suo dire gli avevano per¬ quisito lo studio violando l'immunità parlamentare. Un tentativo di ostacolare le indagini? Di sicuro, l'esposto per le presunte violazioni della polizia viene archiviato e arriva una «controdenuncia» per calunnia per lo stesso Di Donato. E' ormai primavera, quando sotto il Vesuvio esplode Tangentopoli. Una raffica di arresti porta in carcere politici e imprenditori, accusati di avere preso e pagato tangenti per gli appalti della Nu. Finiscono in manette anche l'ex assessore del psi, Antonio Cigliano e il titolare del Consorzio Sigea, Gabriele Serriello, che cominciano a parlare. Partono gli avvisi di garanzia, uno anche per Giulio Di Donato, sospettato di abuso d'ufficio, corruzione e concussione, gli stessi reati contenuti nella richiesta di autorizzazione a procedere, trasmessa poi di lì a poco alla Camera. La situazione si complica e anche questa volta, sostengono gli inquirenti, il deputato si dà da fare. Convoca una riunione, chiamando a raccolta compagni di partito, uomini del suo entourage e potenziali indagati. Si concorda una strategia, una linea di difesa comune. Di quest'episodio, affermano gli inquirenti, c'è un riscontro nei verbali: la «lezione» viene ripetuta davanti ai giudici durante gli interrogatori. I «messaggi» sarebbero continuati in questi mesi che vedono Di Donato sommerso da una pioggia di avvisi di garanzia e di richieste di autorizzazione a procedere. Mariella Cirillo A destra, il giudice Antonio Di Pietro in questi giorni in Canada per un giro di conferenze In alto il socialista Giulio Di Donato La Procura di Napoli vuole arrestarlo

Luoghi citati: Canada, Napoli