A Sarajevo un bordello-prigione per i Caschi Blu

A Sarajevo un bordello-prigione per i Caschi Blu BOSNIA Processione di madri a Zagabria davanti al muro dedicato ai 14 mila «desaparecidos» di Vukovar A Sarajevo un bordello-prigione per i Caschi Blu Reporter Usa: donne croate e musulmane costrette a prostituirsi ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Mi hanno ucciso un figlio in guerra, mentre l'altro è disperso. Non ho neanche una tomba su cui piangere o deporre i fiori. Per questo sono venuta qui, ad accendere un lame per i miei cari». Scossa dai singhiozzi, la donna in nero racconta la sua tragedia. Lei è una delle mamme di Vukovar, la città croata rasa al suolo dall'esercito jugoslavo nel novembre '91.11 figlio disperso è uno dei 14 mila croati spariti nel nulla durante la guerra. Uccisi dai serbi o chiusi nei campi di prigionia? A due anni di distanza i loro familiari non sanno nulla perché le autorità di Belgrado non vogliono dire niente sulla loro sorte. A niente sono valse le richieste alle istituzioni internazionali, alla Croce Rossa, all'Alto Commissariato per i profughi. Mentre i cimiteri croati ieri erano affollati per la giornata de¬ dicata ai morti, migliaia di mamme, mogli e bambini delle vittime sono arrivati davanti alla sede dell'Unprofor a Zagabria e hanno acceso un cero e deposto corone di fiori sul tumulo con una croce bianca innalzato a simbolo dei giovani morti o dispersi in guerra. Poco tempo fa davanti alla sede dei Caschi Blu hanno costruito un muro. Su ogni mattone è scritto un nome: Petar, Ivan, Ana. Migliaia di ragazzi che forse non torneranno mai più. Un'infinità di candele ha illuminato ieri il muro della disperazione ricoperto di fiori. «Forse questa volta i Caschi Blu capiranno la nostra sofferenza». Per il terzo anno infatti decine di migliaia di profughi croati, cacciati dalle loro terre, non hanno potuto onorare le tombe dei loro defunti perché le forze di pace dell'Orni non hanno assicurato il loro ritorno a casa, uno dei principali compiti della loro missione in Croazia. Nelle vicinanze di Vukovar ieri i Caschi Blu russi hanno sbarrato la strada a centinaia di donne, uomini e bambini che volevano avvicinarsi al cimitero del loro paese. Con le autoblindo i cui cannoni erano puntati verso la gente i russi hanno fermato la colonna al di là della linea di demarcazione dei territori occupati dai serbi. Una donna è salita su un'autoblindo e ha messo un cero nel cannone. I russi hanno sparato in aria. Ma dall'Unprofor a Zagabria dicono di non avere informazioni sull'incidente. Intanto un nuovo scandalo coinvolge i Caschi Blu in Bosnia. Roy Gutman, inviato del giornale Usa «Newsday», ha accusato i soldati dell'Onu di aver frequentato per mesi un bordello nelle vicinanze di Sarajevo, dove donne musulmane e croate erano costrette a prostituirsi. Una cinquantina di Caschi Blu francesi, canadesi, neozelandesi e ucraini erano clienti regolari del risto¬ rante-pensione «Sonia Kontiki» a Vogosca, gestito dai miliziani serbi. A loro venivano assegnate le ragazze migliori. Per un anno le autorità di Sarajevo hanno affermato che nei bunker sotto il bordello si trova un campo di prigionia. Ma i Caschi Blu hanno sempre chiuso un occhio. Gutman, che ha vinto il Pulitzer per avere scoperto i lager serbi, ha raccolto la testimonianza dell'ex comandante del campo di prigionia ricavato nei bunker sotto la pensione. «I Caschi Blu passavano le serate a guardar la tv ma non disdegnavano le ragazze», ha dichiarato Branislav Vlaco. Alcuni ex prigionieri hanno riconosciuto nelle ragazze delle loro concittadine, donne che i miliziani serbi costringevano a prostituirei coi Caschi Blu. Il portavoce del segretario generale dell'Onu ha annunciato che l'Onu aprirà un'inchiesta. Engrid Badurina

Persone citate: Branislav Vlaco, Gutman, Pulitzer, Roy Gutman

Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Sarajevo, Usa, Zagabria