Un italiano alla riconquista di New York

Il fattore razziale domina il voto amministrativo Usa, votano nove metropoli e due Stati Il fattore razziale domina il voto amministrativo Usa, votano nove metropoli e due Stati Un italiano alla riconquista di New York Giuliani favorito come sindaco 50 anni dopo La Guardia NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Andranno a letto con un nuovo sindaco italo-americano, questa sera, i newyorkesi? Le possibilità che Rudolph Giuliani, ex eroe della lotta contro la mafia, possa ripetere i fasti di Fiorello La Guardia nell'immediato dopoguerra sono tutt'altro che remote, e anzi secondo le valutazioni che vengono fatte del «fattore nascosto» ha addirittura già vinto. Il fattore nascosto, naturalmente, è quello razziale. Non se ne parla perché non sarebbe carino, e quando Bill Clinton - venuto giorni fa a fare il tifo per la rielezione del nero David Dinkins vi ha accennato, molti si sono ostentatamente scandalizzati e lo stesso Dinkins ha mostrato di non gradire troppo. Ma sul fatto che quello sia il fattore principale è difficile avere dubbi. L'altra volta, nel 1989, quel fattore agì in modo pesante: in una città in cui il normale rapporto fra democratici e repubblicani è di cinque a uno, il nero democratico Dinkins riuscì a battere il bianco repubblicano Giuliani con uno scarto di soli due punti percentuali. E non fu la sola sorpresa. Una molto più grossa fu il notevole scarto che alla prova dei fatti risultò fra ciò che gli interpellati avevano risposto nei sondaggi (il 7-8 per cento in più in favore di Dinkins) e ciò che poi concretamente avevano fatto nell'urna. La cosa fu spiegata col fatto che quando si trattava di rispondere agli intervistatori non si aveva il coraggio di dire no al nero, ma quando ci si trovava nel famoso «segreto dell'urna» quel coraggio veniva. Quattro anni fa quel comportamento di molti elettori democratici non costò l'elezione a Dinkins perché il suo margine era ampio, ma se il fenomeno si ripeterà oggi le sue speranze di restare al governo di New York sono destinate a svanire. L'ultima indicazione di ieri dava i due candidati praticamente alla pari: il 48% a favore di Dinkins, il 47% di Giuliani. La battaglia delle ultime ore, quindi, si è rivolta a quell'ultimo 5% di indecisi e a un 4% aggiuntivo che gli stessi autori del sondaggio (l'emittente televisiva «New York 1 ») hanno indicato come possibile «margine di errore». A parlare in favore di Giuliani, in sostanza, più che le cifre «assolute», è ciò che quelle cifre possono nascondere. La sua posizione, al momento di andare alle urne, è decisamente migliore di quella che aveva quattro anni fa: se la quantità di «traditori dell'ultimo momento» sarà la stessa di allora, questa sera a Brooklyn si festeggerà il ritorno di un italo-americano alla City Hall. La campagna per rosicchiare quei punti percentuali a Dinkins, Giuliani l'ha cominciata praticamente all'indomani della sconfitta di quattro anni fa. In questo periodo ha cavalcato tutte le tigri possibili: è sceso in campo contro il boicottaggio dei negozi coreani da parte dei neri nel 1990; è andato ad arringare i poliziotti bianchi che contestavano Dinkins nel 1991 ; ha battuto e ribattuto sul modo in cui Dinkins gestì i disordini di Crown Heights (ebrei tradizionalisti contro neri) sempre nel '91; insomma è stato una sorta di «sorvegliante speciale», puntuale e spietato, del sindaco eletto, mai disposto a perdonare il minimo errore. Nel frattempo ha assunto un «consulente» per curare di più il suo modo di porgersi, nella speranza di non apparire più come uno «appena uscito dall'ufficio dell'Fbi», come dice un cabarettista del Village. Ma oggi alle urne non andranno solo i newyorkesi: il martedì elettorale sarà un banco di prova per democratici e repubblicani in altre otto metropoli: Detroit, Miami, Minneapolis, Houston, Boston, Atlanta, Cleveland e Seattle, mentre in Virginia e nel New Jersey si rinnovano le poltrone di governatore. Sulla scheda di altri Stati, una raffica di referendum: dalla possibilità di scegliere le scuole in California, ai diritti dei gay a Cincinnati. Per tornare a New York, in uno dei suoi quartieri, Staten Island, si vota su una proposta di secessione amministrativa dalla città. Franco Pantarelli L'AMERICA DEGLI ITALIANI LEON RANETTA MINISTRO DEL BILANCIO LEE IACOCCA EX PRESIDENTE DELIA CHRYSLER E SOSTENITORE DELL'ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO "NAFTA" TRA USA, CANADA E MESSICO SYLVESTER STALLONE ATTORE IN "CLIFFHANGER", "RAMBO" E "ROCKY" GAY TAliSE AUTORE DEI BÉST-SÈLlB "Al FIGLI DEI?IGB* 6 "ONORA II PADRE8 mmmn scorsese ■"GOODf ELIAS", : 'NfWYOSK NEW YORK' FRANK SINATRA 'THE VC» '