Tutti circoncisi tutti fratelli di Vittorio Messori

discussione. Da un sociologo algerino una provocazione per ebrei, islamici e cristiani discussione. Da un sociologo algerino una provocazione per ebrei, islamici e cristiani Tutti circoncisi tutti fratelli N piccolo scarto dalla Storia e saremmo tutti più fratelli, seppur ciascuno con la sua etnia e la sua religione? Questa bella e impossibile utopia è ventilata da un libro che esce in questi giorni, La Circoncisione (De Martinis & C. editore) di Malek Chebel, sociologo e psicoanalista algerino che vive a Parigi: uno studio storico di motivazioni, geografie, significati. Dice la sintesi di copertina: «Se la Chiesa di Gerusalemme, che continuava a predicare la fedeltà all'istituzione nazionale, cioè il battesimo per circoncisione, avesse battuto Paolo o il paolinismo, questa pratica sarebbe divenuta pressoché universale, e i cristiani, gli ebrei e i musulmani si sarebbero ritrovati con lo stesso marchio simbolico». L'indagine ripercorre (dagli aspetti tecnici a quelli psicologici, dai rituali al simbolismo) un'antica comunione di comportamenti, seppur diversamente motivati. Ma quell'idea di un elemento comune sconfitto dalla Storia ha dei nemici: «Mi sembra una tesi facilina, da liberal del Tg3, da "Cartolina" di Barbato», dice il saggista cattolico Vittorio Messori. E spiega: «Paolo non ha inventato un rifiuto: ha preso atto che nel vecchio Israele si faceva parte di un popolo, c'era una realtà etnica, razziale, fatta di carne e sangue. Dall'antico al nuovo Israele, nella prospettiva di Paolo, c'è il passaggio della rivelazione da un popolo all'intera umanità. Supera i confini di razza, lingua, cultura. Mentre far parte dei discendenti di Abramo era anche un segno fisico». Replica da Roma il rabbino Al berto Avrham Piattelli: «All'ori gine del cristianesimo c'era una tendenza all'approccio tra mondo romano e ebraico, con casi di conversioni verso l'ebraismo. Quando è balenata una forma annacquata di ebraismo, priva di elementi impegnativi, come la circoncisione (ma non solo quella: c'è anche la condotta umana), allora è stato preferibile accogliere il messaggio paolino e parlare di circoncisione di cuore». Sui volti storici della circoncisione invita a riflettere il biblista Sergio Quinzio: «Si dovrebbe stabilire che cosa fosse nei diversi popoli. Per alcuni un rito di iniziazione virile, nell'imminenza delle nozze, quindi maturità sessuale raggiunta, emergere della virilità. Ma per gli Egizi è purità rituale, per gli ebrei il patto di sangue. Se Paolo non avesse avuto successo, ci sarebbe una base comune? Ci sarebbero diverse civiltà con simbolismi diversi, l'unione formale verrebbe meno. Nella circoncisione fra ebrei e arabi la differenza è molta: negli arabi non c'è nulla che sigilli il patto con Dio. E se i cristiani l'avessero continuata in che senso l'avrebbero fatto? Forse lo stesso dell'ebraismo, perché da lì l'avrebbero presa. E sarebbe stato ancor più radicale il confronto, ci sarebbe stato un elemento di contrasto in più. Pensiamo che bell'elemento di unione è stata tra ebrei e arabi». E che valore può questa pratica avere oggi? Risponde Piattelli: «La circoncisione ha valore in quanto si richiama al testo biblico. E' strumento per entrare nel patto di Abramo. E' il primo atto religioso del neonato». Sostiene Quinzio: «Dubito che abbia senso per la maggior parte degli ebrei. E' indice di appartenenza a una tradizione, a un popolo. Oggi lo si può fare per essere continuatori e eredi. Ma come segno religioso ha perso molto, perché è legato al valore del sangue che sancisce l'alleanza. Per l'uomo contemporaneo, ebreo o no, il valore del sangue, come purificazione, come sacralità, è molto labile». Sul valore «più simbolico che reale» è d'accordo lo scrittore ebreo Riccardo Calimani (autore del recente Stella gialla, Rusconi editore). Ma aggiunge: «Dal punto di vista medico è dimostrato che le donne si ammalano meno di tumori, c'è senz'altro un van¬ taggio igienico». Dal punto di vista storico Calimani ricorda l'immagine di «sopravvivenza del popolo ebraico» che alla circoncisione attribuiva Spinoza: «Gli ebrei non hanno motivo ideologico di ritenersi superiori ma se, perseguitati, sono sopravvissuti senza uno Stato, questo non stupisce. Non si distinguono soltanto per riti esterni, ma anche per il segno della circoncisione». Proprio in Stella gialla Cali- mani cita Freud: «Tutti i popoli che eccellono in odio sono stati battezzati male, in epoca tarda e sotto una sottile vernice di cristianesimo, ma sono rimasti barbari legati al politeismo degli antenati». Secondo Freud quella caratteristica ebraica, che dal punto di vista simbolico e reale rappresentava un patto, suscitava gelosia nelle genti. Ma se c'è una freudiana «paura di castrazione» da parte dei non circoncisi, non è forse vero che, se tutti fossero circoncisi, qualche barriera cadrebbe? No, dice Calimani, è ima «tesi riduttiva, la Storia ipotetica non ha sostanza». Per Messori la circoncisione è andata ben al di là dei rituali e dei simboli religiosi: «Gli Stati Uniti sono un Paese quasi interamente di circoncisi, mascherando il tutto sotto parvenze igieniche. Nelle cliniche è un fatto di routine, che avviene nella prima settimana dopo il parto. Non te lo chiedono neanche». Il che non piace affatto al professor Alessandro Gaetini, docente di patologia chirurgica all'Università di Torino, autore della voce «fimosi» per l'Enciclopedia Medica U.S.E.C. Dice Gaetini: «Il prepuzio ha una serio di compiti e utilità sottovalutate. La circoncisione è stata praticata su un popolo in schiavitù e poi si è trasformata in un rituale di quel popolo. Ora è diventata una pratica comune anche nella medicina. Non entro nel merito delle scelte religiose personali, ma sul piano clinico è assurda, abusata e dannosa, provoca disturbi che potrebbero essere evitati. Al di là del prepuzio sano, neppure nel caso della fimosi, che ne è la malattia, è indispensabile la circoncisione: ci sono soluzioni migliori per il paziente, come la plastica di allargamento. E lasciamo perdere le leggende sulla felicità sessuale o sull'assenza di tumori femminili in donne che hanno rapporti con uomini circoncisi». Perché allora negli Stati Uniti la circoncisione è diventata routine? Risponde Messori: «Le radici storiche degli Usa sono tre: protestantesimo radicale, fanatizzato; massoni; presenza di ebrei che da fine '800 controllano media, cinema, case editrici, giornali. Una presenza che ha marcato sul piano culturale il Paese. La canzoncina Bianco Natale l'ha scritta un ebreo di nome Berlin. Non dico questo contro gli ebrei, anzi: dico che è una comunità di prestigio con una forte penetrazione culturale». Allora si comincerà in America a diventare tutti fratelli? «Fesserie», dice il saggista. «Non è vero neppure che arabi, ebrei e cristiani adorino lo stesso dio, e nemmeno che siano tre religioni monoteise. L'ebreo e soprattutto il musulmano considerano il cristiano un politeista, che non adora un dio indivisibile, ma uno e trino. L'ebreo si scandalizza. Il muezzin dal minareto grida la sua protesta l'alba e la sera: i cristiani sono pagani, Allah è uno». Marco Neh otti /pareri di Messori, Quinzio, Calimani del rabbino Piattelli e del chirurgo Gaetini «Se nella Chiesa non avesse vinto Paolo, oggi sarebbe pratica universale» r Qui accanto: un particolare della «Circoncisione» di Andrea Mantegna Qui a lato Sergio Quinzio e a sinistra Vittorio Messori

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