L'acciaio di Stato va all' asta

Due società saranno cedute, la terza liquidata. Undicimila gli «esuberi» Due società saranno cedute, la terza liquidata. Undicimila gli «esuberi» L'acciaio di Stato va alPasta Uliva divisa in tre, Nakamura esce di scena ROMA. Acciaio di Stato addio. Il grande sogno è finito. In poco meno di un'ora ieri l'assemblea Uva ha varato il progetto di scissione da cui nasceranno, a partire dal primo gennaio '94, due nuove società (entrambe da privatizzare, la Uva laminati piani e la Acciai speciali Terni) e una terza, la «Uva in liquidazione Spa» immediatamente avviata al capolinea, come già successe per la Finsider, da cui nacque la stessa Uva, cinque anni e mezzo fa. Liquidatori sono stati nominati Carlo Bucci, Giorgio Benevento e Gualtiero Brugger che presiederà il comitato. Questa terna gestirà nei prossimi due mesi tutto il processo di conferimenti alle due nuove società e la messa in «liquidazione volontaria» della parte residua. Ultima novità: l'amministratore delegato Hayao Nakamura, l'uomo dagli «occhi mandorla», salutato come il samurai in grado di salvare l'acciaio di Stato dal disastro, da ieri è uscito di scena. Ed ora vediamo che cosa accadrà. IL GRUPPO. Con il progetto varato dall'assemblea il gruppo siderurgico pubblico si spezza, come detto, in tre società: Acciai speciali Terni, Uva laminati piani Srl e Uva in liquidazione che farà da contenitore delle attività destinate alla privatizzazione. Per effetto della scissione l'Uva «residua» va in liquidazione con un deficit di 5745 miliardi: 505 dei primi cinque mesi '93, 2558 di perdite pregresse e 2682 miliardi di ulteriore «rosso» dovuto alle operazioni contabili necessarie per la scissione stessa. I debiti complessivi sono pari a 8492 miliardi alla fine del maggio '93. Sarà poi l'Uva in liquidazione a farsi carico - con il sostegno dell'Iri - dei debiti esistenti. Acciai speciali Terni e Uva Laminati piani nascono infatti «pulite» dagli oneri pregressi, ma degli 8492 miliardi di debiti verso il sistema bancario, i fornitori e altri soggetti, 813 miliardi vanno alla Terni e 1833 alla Laminati piani, mentre gli altri 5846 sono a carico della «residua» che si presenta così alla liquidazione con un patrimonio netto negativo di 4271 miliardi: quei 5745 di deficit sono infatti compensati in parte dal capitale sociale (900 miliardi) e dalle riserve. A loro volta, le nuove società, due Srl, sono avviate con un capitale sociale di 400 miliardi (la Terni) e di 1300 miliardi (la Laminati). La composizione dei debiti del gruppo vede al primo posto imprese controllate (3222 miliardi, di cui 2970 a carico di Uva residua), seguite da fornitori (2168, di cui 882 miliardi alla residua) e banche (1521, di cui 1208 alla residua). COSA RESTA. Nel progetto, che dedica un lungo capitolo alla filosofia e agli obiettivi che hanno ispirato la scissione, si elencano le attività e le partecipazioni che verranno «girate» alle due nuove entità. Tra quelle più importanti che rimarranno nella Uva in liquidazione vi è la partecipazione di controllo della Dalmine, società quotata in Borsa, di cui però è già decisa la privatizzazione. Nel «contenitore a perdere» sono comprese altre attività (come ad esempio la Sidermar) da dismettere. Le azioni quotate in Borsa (6,89% residuo della Magona d'Italia e 5,07 della Falck) sono destinate alla Laminati piani. Nella Acciai speciali Terni sono finiti gli stabilimenti di Terni e Torino (divisione inox). Nella Uva Laminati piani quelli di Taranto, Novi Ligure, Genova Sestri, Torino (divisione laminati a freddo), Marghera e gli uffici di Genova. L'OCCUPAZIONE. Oltre 3770 unità nella Laminati piani comuni, 422 nella Acciai speciali Terni, 804 nel gruppo Dalmine, 889 nella Cogne, 5545 nell'Uva in liquidazione e 157 nella Sofinpar. Sono questi, secondo il programma presentato di recente ai sindacati dall'amministratore delegato Nakamura, gli esuberi previsti per il gruppo Uva che portano ad 11.591 il totale dei dipendenti che entro il 1996 saranno destinati alla cassa integrazione. Nel piano Nakamura chiede anche un intervento legislativo straordinario che preveda, nel giro di tre anni, il prepensionamento di oltre 10.900 dipendenti che hanno ragiunto i 50 anni. Per Bagnoli e Taranto poi sono previste iniziative di riconversione. Secondo il piano oltre 18.500 addetti saranno trasferiti alla Laminati piani comuni, altri 4457 alla Acciai speciali Terni, mentre 16.450 addetti - legati al complesso delle attività da dismettere e alla gestione «stralcio» - saranno gestiti dall'Uva in liquidazione. Per Uva Laminati piani è prevista invece una riduzione della forza lavoro di circa 3800 unità, mentre per la Acciai speciali Terni è stimata, nell'arco del programma Uva, una ri¬ duzione dei dipendenti di circa 400 unità. Una flessione di duecento unita è poi prevista per la Dalmine che nel '96 avrà una forza attiva di 4400 dipendenti. Per il raggruppamento Cogne (1250 unità di cui 280 in «cassa») si prevede la permanenza di 710 unità nel caso di cessione della Cogne acciai speciali, mentre per la Cogne - di cui è avviato il processo di vendita - si prevede un ricorso alla cassa integrazione per altre 600 unità. Per l'«Ilva in liquidazione» infine, che ad aprile '93 presentava una forza attiva di circa 5300 addetti (4300 in cassa integrazione) è prevista, a fine piano, un brusco taglio: gli occupati scenderanno a 4200 mentre 5500 persone andranno in cassa integrazione. [c. roc.l

Persone citate: Carlo Bucci, Giorgio Benevento, Gualtiero Brugger, Hayao Nakamura, Nakamura

Luoghi citati: Cogne, Genova, Italia, Novi Ligure, Roma, Taranto, Torino