«Su De Benedetti sono emersi fatti nuovi» di Francesco Grignetti

Parla il giudice Maria Cordova: la posizione del presidente della Olivetti si è aggravata Parla il giudice Maria Cordova: la posizione del presidente della Olivetti si è aggravata «Su De Benedetti sono emersi fatti nuovi» Gli avvocati: «E' disponibile a presentarsi I magistrati fissino subito l'interrogatorio» ROMA.Laconica, Maria Cordova, il giudice che vuole mandare in galera Carlo De Benedetti: «Sì, sono emersi fatti nuovi». Poche parole centellinate al Grl, per dire che la situazione processuale dell'Ingegnere si è aggravata di recente. Ecco perché la procura di Roma ha emesso una richiesta di arresto. Ed ecco perché i fatti che secondo il pool di Milano erano una concussione bella e buona, cioè un ricatto dei politici nei confronti della Olivetti, agli occhi dei colleghi romani si sono trasformati in un reato grave. Concorso in corruzione, questa l'accusa per l'Ingegnere. Il fatto è che la procura di Roma non è convinta della ricostruzione offerta da De Benedetti. Secondo piazzale Clodio, la Olivetti avrebbe usato le tangenti per «consuetudine». Non un fatto straordinario e sotto spinte di forza maggiore. E così, adesso, la giustizia italiana ricerca l'Ingegnere come un latitante qualunque. La parola passa ai carabinieri, che hanno un mandato di cattura da eseguire e fanno il loro solito lavoro. Non credono che l'Ingegnere sia all'estero. Lo cercano in Italia. Anche ieri, intanto, il quartier generale di Carlo De Benedetti ha ricordato che «c'è la sua piena disponibilità a presentarsi». I due difensori, Marco De Luca e Giovanni Maria Flick, hanno ribadito: «Il nostro assistito, già da sabato, è immediatamente a disposizione dell'autorità giudiziaria. Chiediamo solo che il gip e il pm vogliano fissare quanto prima possibile l'interrogatorio». Gli avvocati cercano chiaramente di evitare la prova del carcere all'Ingegnere. E per questo motivo sono alla ricerca di accordi con i giudici. Ma le due signore terribili della procura di Roma - il gip Augusta Iannini e il pm Maria Cordova - sono difficilmente rintracciabili. Anche loro, come Carlo De Benedetti, sono partite per il weekend. La Cordova, poi, sarebbe andata in Calabria. Se ne parlerà dunque, con tutta probabilità, domani alla ripresa de^li uffici. Non si sa quali siano i fatti nuovi che hanno rovesciato la posizione di Carlo De Benedetti. I famosi dieci miliardi di tangente per le Poste, infatti, che vengono citati nel mandato di cattura come prova della corruzione, erano in bella evidenza già nel memoriale che l'Ingegnere consegnò a maggio ai giudici di Milano. Era stato convocato in procura, infatti, nella primavera scorsa, Carlo De Benedetti. E in quell'occasione il patron dell'Olivetti spiegò a Di Pietro che era stato sottoposto a una concussione. Raccontò che alle Poste funzionava «un vero e proprio racket» e che lui si era dovuto piegare, pagando una supermazzetta nel 1988, altrimenti la sua ditta ne avrebbe risentito. Su questa base, i giudici del pool decisero collegialmente che Carlo De Benedetti era una vittima di politici e burocrati. «Quella delle decisioni collegiali - ha ricordato ieri Gherardo Colombo, presente a un convegno a Chianciano - è una linea che abbiamo sempre seguito, come altre note vicende hanno confer¬ mato. Non posso dire come si proceda a Roma. Ricordo perfettamente, però, che dopo l'interrogatorio di De Benedetti, ci fu un incontro con il capo dell'ufficio e con tutti i magistrati dell'inchiesta che chiamate Tangentopoli. E che tutti insieme concordammo l'atteggiamento da tenere nei suoi confronti». Ma gli avvenimenti già ammessi da Carlo De Benedetti, e arricchiti dai «fatti nuovi» di cui parla Maria Cordova, sembrerebbero essersi trasformati in un boomerang per l'Ingegnere. Le due procure, insomma, una volta di più vanno su rotte diverse? Se anche fosse, secondo il vicepresidente del Csm, Giovan¬ ni Galloni, non c'è da scandalizzarsi. «Il potere giudiziario è un potere diffuso e non c'è un potere giudiziario centrale. Ai magistrati di Milano, l'ingegner De Benedetti ha già dato i chiarimenti richiesti. Ora lo sentiranno a Roma». Francesco Grignetti La procura di Roma non concorda con la ricostruzione dell'accusato. Le tangenti «Consuetudine, non ricatti» Qui a fianco: Carlo De Benedetti A sinistra: il giudice Maria Cordova