LE SIGNORE DI HENRY JAMES SONO L'OPPOSTO DELLA BOVARY

LE SIGNORE DI HENRY JAMES SONO L'OPPOSTO DELLA BOVARY LE SIGNORE DI HENRY JAMES SONO L'OPPOSTO DELLA BOVARY ro magmatica materia sui ricordi dell'ormai stanco scrittore. «Guardarsi indietro significa imbattersi nel fantasma e ritrovare sul suo volto spettrale lo sguardo muto di un appello». All'appello dei fantasmi di Albany, l'indimenticabile città dell'infanzia insieme a una certa «vecchia New York», James ha già risposto in uno dei suoi romanzi eccelsi. E' da Albany che arriva in Europa Isabel Archer, la protagonista di Ritratto di signora, ristampato da Einaudi nei Tascabili nella vecchia traduzione di Carlo e Silvia Linati, manierata e suggestiva, e con un ampliato saggio introduttivo di Barbara Lanari (pp. 589, L. 18.500). Ma Isabel Archer, la più misteriosa e perfetta delle donne jamesiane, non nasce solo dai ricordi d'infanzia, perché l'irrefrenabile immaginazione di James è sempre anche immaginazione critica. Lo scrittore riteneva che con Madame Bovary il realismo avesse scritto «la sua ultima parola», ma, soprattutto, affascinato dalla potenza del capolavoro di Flaubert, pure non poteva non trovare detestabile la sua eroina: «Ignorante, vana, naturalmente depravata». Di Madame Bovary si può dire però che «è tipica». Isabel Archer sarà un'anti-Bovary. A James, a differenza di Flaubert, delle donne interessa, infatti, la non tipicità. Quanto meno la non tipicità in rapporto a quei tipi femminili che l'Ottocento aveva trionfalmente allineato nei suoi romanzi, facendone, con le loro carnali trasgressioni e tutto il peso del loro corpo in bilico tra ordini diversi della realtà, il cardine della grande finzione realista. James ha in mente tutt'altre eroine perché ha in mente tutt'altri romanzi. Isabel Archer è una figura archetipo della «new woman», che se ai tempi del romanzo (1881) era atipica, nel corso del nostro secolo ha ben presto smesso di esserlo. E non stupisce che Jane Campion, la regista di Lezioni di piano, voglia ispirarsene per il suo prossimo film. Ecco come si presenta: «Sono povera e incline alla serietà. Non sono bolla e perciò non troppo tenuta a essere timida e convenzionale. D'altra parte cerco di giudicar le cose con la mia testa... desidero scegliere il mio destino e conoscere qualche cosa della vita umana più di quello che la gente crede conveniente potermene dire». Del resto, già poco prima la voce narrante del romanzo ci aveva avvertito di una fondamentale anomalia. Isabel: «Era una ragazza intelligente e generosa, una bella e libera natura: ma cosa avrebbe fatto di sé? Questa domanda era strana, la maggior parte delle donne non se la pone. La maggior parte delle donne non fa nulla per sé. Aspettano in un'attitudine più o meno graziosamente passiva che un uomo venga sul loro sentiero e le provveda di un destino. L'originalità di Isabel s'ava invece nel fatto che dava l'impressione di avere intenzioni tutte sue proprie». E l'originalità del racconto di James sta nel fatto che al pari della opposta e simmetrica Ma dame Bovary, trascinata alla rovina dalla deriva dell'inconsapevolezza e della subalternità, anche per Isabel, attaccata sopra ogni cosa alla sua «indipendenza personale», si apre un destino di perdizione. Anzi, il destino di Isabel si proietta come un monito sulle donne del nuovo secolo, che non saranno più castigate nei loro proposili di libertà dalla incomprensione e dalla repressione sociale, ma da un demone interno che le sospinge senza pietà verso le trappole del passato. Isabel, infatti, che respinge corteggiatori degni e rassicurali-

Luoghi citati: Albany, Europa, New York