LE 5 SCODELLE DI CASORATI di Masolino D'amico

LE 5 SCODELLE DI CASO RATI LE 5 SCODELLE DI CASO RATI Ultime «fantasie» di Ragazzoni UN titolo che suona come ironico ammicco, Le mie invisibilissime pagine, ci ripropone la figura randagia, sfuggente anche alle storie letterarie, di Ernesto Ragazzoni, il poeta e scrittore di Orta morto a cinquant'anni nel 1920. Uno scrittore in massima parte postumo, che sembra sopravvivere per l'affettuosa consorteria di pochi, gelosi lettori. Del resto, non dico le poesie, recuperate a suo tempo da Cajumi nelle carte di famiglia, ma le prose erano tutte disperse nei giornali, dove Ragazzoni le aveva lasciate per noncuranza, per complicità con l'effimero, per l'alto concetto che aveva della scrittura. Io stesso ne avevo dato una scelta nelle Poesie e prose uscite nel 1978 da Scheiwiller, attingendo alle raccolte della Stampa che fu a lungo il suo giornale. E adesso Anna Bujatti colina una lacuna pubblicando gli articoli comparsi nel 1919 sul Tempo di Filippo Naldi, un quotidiano che uscì a Roma tra il dicembre 1917 e il luglio 1922. Sono dunque gli ultimi scritti della sua non lunga vita. Vari sono i motivi di interesse per questo sapido libretto in cui una scrittura altra riesce a farsi strada dentro l'onesto mestiere del giornalista. La parte prevalente si riferisce alla scoperta di Roma e vicinanze (Subiaco, Tivoli, Anticoli Corrado) da parte di un piemontese che ha lavorato per lo più all'estero. Sono ovviamente lontani i tempi di Faldella, impegnato a ritrarre con festosità linguistica tramata di aiguzia lo sconcerto dei «buzzurri» calati nell'ancor ostica capitale. Ragazzoni si muove a suo agio, senza complessi. Di Roma non lo interessa la magniloquenza o la vita ufficiale (neanche la ricorrenza del Primo Maggio, per cui non batte più il suo cuore di vecchio socialista). Con un talento impressionistico che non si sottrae all'impennata lirica e all'intenzione parodistica, indugia sulle strade che muoiono nella campagna, l'animazione lieta dei tram, le singolarità dei giardini confrontati con quelli di Londra e Parigi, il dialogo immaginario di due innamorati, la cucina da osteria fuori porta («Oh carciofi, dorati e croccanti, fiori commestibili! Oh abbacchio, tenero angioletto della mensa...»). E' specialmente l'aria della città a colpirlo, che esalta e fa vibrare le luci e i co¬ Giuliana Morandini Egon Erwin Kisch Alla fiera del sensazionale traduzione di Luigi Garzone e/o. pp. 115. L. 25.000 lori: «Ma in alto, tra la profondità delle arcate d'alberi, mi pareva, il vento, azzurro che si movesse». D'altra parte, 6 proprio da una impressione atmosferica, il fiaccante tempo di scirocco («Chiamateci la neve! Dite ai temporali che sbuchino e irrompano dai loro nuvoli neri dalle montagne!») che si infila quasi di soppiatto la memoria del Piemonte. Ragazzoni ci ritorna per la mostra d'arte alla Promotrice, nella quale si confrontano Giacomo Grosso e Casorati, ferve il dibattito sulle Cinque scodelle del maestro modernista. L'articolo ha un taglio originalissimo, è lo stesso pubblico a raccontare e «recensire» la mostra, attraverso le battute che Ragazzoni gli impresta con sorridente perfidia, secondo la non dimenticata lezione antifilistea di Gozzano. Ma il ritorno decisivo, anche perché avviene in prossimità della morte, è quello al vecchio lago: è il giorno delle elezioni, quelle importanti del prefascismo, ma conta soprattutto per lui la durata delle abitudini e dei sentimenti, in un paese che gli appare illividito di ombra e di nebbia. Ma dov'è il Ragazzoni fantasista che abbiamo imparato a conoscere dalle poesie, il gusto del paradosso che sfuma nel surreale, le peripezie verbali da cabaret? Cerchiamolo nei capitoli più estemporanei, non legati a una occasione. «Le mie invisibilissime pagine», appunto, in cui si sbizzarrisce su titoli e argomenti di libri d'ogni genere che non scriverà mai, per orgoglio e cautela. Oppure la «Veridica e genuina storia del Raggio nottambulo curioso e vagabondo», che ha in dispetto le lanterne ma si sforza inutilmente di accendere il pallore delle lucciole. Quella di Ragazzoni, anche dove ha accettato di esprimersi, è la storia di uno scacco occultato e patito, di un ripiegamento continuo sui margini dell'oralità. La sua piccola leggenda di stravaganze e bon mots! L'ultima studiosa di Ragazzoni ce ne offre un tassello inedito che riguarda la sua avversione per gli orologi: «Sono pagati perché dicano tutti la stessa cosa». Lorenzo Mondo Ernesto Ragazzoni Le mie invisibilissime pagine Sellerio pp.2IO,L 12.000 secondo il quale il dittatore avrebbe ordinato la morte della propria figlia diventata imbarazzante, mediante un finto attacco cardiaco del tipo di quelli con cui la sua polizia segreta sapeva eliminare personaggi scomodi. La strada della democrazia è lunga e anche brutta, dice insomma questa volta, impietosamente, l'estroso autore del Pappagallo di Flaubert; e lo dice con tanto convincente realismo di particolari, che - confortati anche da quanto leggiamo sui giornali e vediamo in questi giorni alla Tv - non facciamo la minima fatica per credergli. Masolino d'Amico traduzione di Riccardo Mainardi Rizzo//, pp. 154. lire 25.000

Luoghi citati: Anticoli Corrado, Gozzano, Londra, Parigi, Piemonte, Roma, Subiaco, Tivoli