Sequestrali i beni del boss

Abitava a Orbassano, la moglie è cassintegrata Indesit da 13 anni Abitava a Orbassano, la moglie è cassintegrata Indesit da 13 anni Sequestrali i beni del boss Villa, società, auto, terreni, conti correnti La moglie del boss è cassintegrata Indesit da tredici anni. Lei e il marito - Basilio Franzo, figura di rango nella 'ndrangheta trapiantata nel Torinese - denunciavano un reddito annuale di 23 milioni. Ma la sezione misure di prevenzione del tribunale ha loro confiscato villa e terreno, in strada Volvera 63 ad Orbassano; i beni di una società, l'Infra, a Cessaniti, in provincia di Catanzaro, attiva nell'estrazione di ghiaia, e ancora quattro auto (fra cui una Mercedes) e due conti correnti presso una banca di Orbassano e una di Vibo Valentia. Il provvedimento dei giudici è fra i primi adottati a Torino nei confronti di un esponente della malavita organizzata. Basilio Franzo, 43 anni, è in carcere dall'aprile scorso, accusato da un pentito di aver organizzato un traffico di droga dall'interno delle «Vallette» nel corso di una precedente detenzione. L'inchiesta rappresenta uno spaccato vivace della capacità dei clan di dirigere anche dalla galera i propri gregari, attraverso i colloqui con i familiari e i permessi di uscita di altri detenuti. Il via vai era controllato da Mario Ursini, spalleggiato da Franzo e da Rocco Pronestì, altro personaggio di riguardo, che una decina di anni or sono fu bloccato su un'auto nei pressi degli uffici giudiziari di via Tasso: sulla vettura fu rinvenuta, nascosta, un'arma con il colpo in canna. Si sospettò che Pronestì e il complice Gullace preparassero un attentato al giudice istruttore Sorbello. In quel clima il clan dei calabresi attentò alla vita del procuratore Caccia e vi riuscì. Pronestì e Franzè hanno fatto vita parallela da quando hanno scoperto interessi comuni nel traffico di stupefacenti e nelle estorsioni. In precedenza, all'inizio degli Anni Settanta, Franzo era stato arrestato a Desio, nel Milanese, per sfruttamento della prostituzione, e per una serie di furti. Si era spostato nel frat- Velista di Chivasso lione al mese presso la Sanfer di Orbassano. Fa il procacciatore di affari per quella ditta di autotraporti e la Subalpina Gomme. Ai giudici i titolari delle due imprese confermano di aver pagato in nero somme consistenti all'intraprendente piazzista. Ma non ci sono le prove. Anzi, alcuni clienti della Sanfer smentiscono. Piccolo di statura e attento nel vestire, come il capo Ursini, Franzè rileva dal curatore fallimentare un piccolo caseificio di La Loggia, ne diventa il presidente, poi sostituito da un certo Basile, in seguito arrestato pure lui per droga. Il Caseificio Gioiese chiude i battenti alla fine del 1991. Queste sono le attività pulite, in cui la Guardia di Finanza sospetta che Franzè abbia riciclato il denaro sporco. Poi ci sono le denunce per estorsione e altre condanne per i sistemi usati da lui nel recupero crediti. Ad un poveraccio intima al telefono di provvedere «anche alle spese accessorie nate dal suo personale interessamento alla vicenda». E, per essere persuasivo, sibila nella cornetta l'eventualità che, con la sega elettrica, possano essere tagliate le braccia alla malcapitata vittima. tempo nell'hinterland torinese e, dopo un po' di apprendistato carcerario, rieccolo in circolazione con conterranei dal cognome «illustre»: Ierinò, il clan di Ursini. Diventa «compare» di Pronestì e si fa notare dalla polizia per la «protezione» offerta ai gestori del bar Avana di Grugliasco. In galera ci torna per quattro anni filati, dal 1984 al 1988. Quando esce fa il salto di qualità anche nello stile di vita: con la moglie compra la villa da una coppia di industriali in crisi. Il prezzo pattuito risulta essere molto inferiore alla valutazione dei periti: 320 milioni. Ufficialmente Franzè lavora per un mi- Giovane denunciato Alberto Gain© Luserna, torinese stro