Giù le mani da San Geminiano

Giù le mani da San Gemmano Giù le mani da San Gemmano «Quell'Opa non è prevista dalla Rerum Novarum» MILANO. Giù le mani dal banco di San Geminiano e di San Prospero. La curia arcivescovile di Modena-Nonantola e quella vescovile di Reggio Emilia-Guastalla dicono no al tentativo di scalata che arriva - con il lancio di un'Opa - dalla Popolare di Verona. Forse i due vescovi sono interessati in prima persona alla gestione della banca delle due città emiliane? Nemmeno per idea. «In questo delicato momento della vita del Banco di San Gcminiano e di San Prospero - spiegano i presuli - desiderano (le curie, ndr) ricordare! che il Banco è stato fondato sia a Modena sia a Reggio Emilia circa un secolo fa, all'interno del mondo cattolico, sull'onda dell'enciclica Rerum Novarum del Pontefice Leone XIII». E aggiungono di «sentirsi custodi di questa tradizione oltreché dell'identità del Banco», ritenendo altresì importante «che questo istituto di credito continui la sua presenza operosa nel territorio di Modena e Reggio Emilia a sostegno dell'economia locale». Eppure venerdì scorso, presentando l'operazione, il presidente della Popolare di Verona, Giorgio Zanotto, aveva dato ampie assicurazioni sul mantenimento del «ruolo» del Banco. «I due istituti - aveva detto - hanno composizione sociale di natura quasi identica, stesso ordine dimensionale, zone operative ricche e contigue, forti potenzialità sinergiche». Ed aveva aggiunto che l'approccio della Popolare Verona non intende violare l'«emilianità» del Banco di San Geminiano e di San Prospero. Lo stesso Zanotto aveva poi spiegato che l'operazione avviata con l'Opa non è una fusione bensì l'acquisizione di un pacchetto di controllo che favorirà la nascita di un gruppo creditizio, ovviamente con la Popolare Verona capo-gruppo, con una raccolta di 27 mila miliardi, impieghi per 11 mila e più di 270 sportelli. Federico Pepe, direttore della Popolare, aveva a sua volta rassicurato gli azionisti del Banco che non aderissero all'Opa che il suo istituto è disponibile ad acquisire in futuro le azioni ad una quotazione molto vicina a quella registrata sul terzo mercato il giorno prima del lancio dell'Opa stessa (160 mila lire). Ma tutte queste buone intenzioni non hanno evidentemente convinto né la curia arcivescovile di Modena-Nonantola né quella vescovile di Reggio Emilia-Guastalla. Che hanno fatto sapere - forse per tagliar corto a illazioni di qualsiasi natura - di non approfittare della vantaggiosa offerta pubblica di acquisto da parte della Popolare di Verona «volando rimanere punto di riferimento di tutti quegli azionisti che si riconoscono nelle radici storiche del Banco stesso». [e. f.] Alberto Staterà

Persone citate: Alberto Staterà, Federico Pepe, Giorgio Zanotto, Leone Xiii, Zanotto