Premio Tenco: la notte è Paolo Conte di Marinella Venegoni

Premio Tenco; la notte è Paolo Conte Premio Tenco; la notte è Paolo Conte / versi del poeta Vysotskij cantati da Vecchioni e Guccini Paolo Conte fino a notte fonda, per il Premio Tenco: un trionfo teatro Ariston è stato affollato dalla prima sera come non mai. Sembra scomparsa quell'aria di complicità e cameratismo che aveva rappresentato la forza del Tenco in tutti questi anni difficili, è perfino impossibile la libera circolazione dietro il palco, altra cosa che faceva la differenza, per gli addetti ai lavori, con il resto del mondo dello spettacolo. Non si capisce ancora se quest'aria nuova e più professionale sia una colpa da addebitare alla tv che arriva, o un elemento inevitabile nel ricambio che sta avve¬ nendo sul palcoscenico. Il Tenco ha infatti buttato a mare molta zavorra dei cari amici di un tempo, da far cantare per puro spirito di fratellanza, ed ha compiuto una selezione rigorosa che ha fruttato una prima bella serata. Forse in funzione antidisgregamento nazionale, contro Bossi, sono stati privilegiati gli artisti di cultura meridionale, non così spesso presenti qui; ieri sera, il filone era rappresentato più che degnamente dal grande Pino Daniele in recital, ma venerdì, dopo il classico «Lontano lontano» di Tenco eseguito da Vecchioni, ecco l'irruzione di Patrizio Trampelti ex Nuova Compagnia di Canto Popolare, in «Un giorno credi» scritta con Bennato e poi in un brano con forte capacità evocativa e musicale, «Portugal», cantato insieme con quella lenza di Francesco Baccini, l'uno in napoletano e l'altro in genovese: la canzone è di entrambi, godibilissima, sarà schemi cantautorali. Esaltante invece la breve performance di Jimmy Villotti, ex chitarrista di Paolo Conte cui il medesimo aveva dedicato la canzone «Jimmy Ballando», che si è messo in proprio ed ha inciso un disco molto carino, di cui ha offerto un paio di brani con ironico piglio teatrale: ha messo la corista a leggere il giornale nei tempi morti, poi ha strappato a tenagliate le corde della chitarra, esemplificando come meglio non si può il travaglio dell'artista nell'unicità della rappresentazione. Ultimo atto di venerdì, il Maestro che è nell'anima, Paolo Conte. In un set di un'ora, conclusosi a notte fonda, ha dimostrato a quale complessità di tessitura musicale si sia spinta la sua partitura, ricavando sollecitazioni e ispirazioni dal jazz allo swing, dall'espressionismo alla ritmica afro-cubana. Un trionfo. nell'lp di Baccini di prossima uscita. Poi, hanno catturato i casertani Avion Travel con la loro mistura teatrale di eccellenti spunti musicali internazionali su testi pregnanti e semmai fin troppo forbiti: musica leggera da camera, la chiamano, più da ascoltare che da cantare. E ancora, Vincenzo Spampinato, interessante e tormentato siciliano. Come diceva Domenico Modugno, applauditissimo in sala, «il Tenco ha saputo raccogliere forme ed espressioni della canzone d'autore che si richiamano alla tradizione della musica italiana, ma che si spingono fino ai percorsi trasversali della musica moderna. Ha superato una certa immagine della canzone d'autore del mondo metropolitano settentrionale raccogliendo la tradizione del Sud». Suo figlio Marcello ha cantato ieri sera, mentre l'esordiente di venerdì, Federico Sirianni, è parso un po' appiattito su vecchi Marinella Venegoni