Cinema Italia

Governi di Raiuno : «Gino è simpatico, ma non si ritroverà nel nostro racconto. Sarà un anziano che dovrà inchinarsi a una vera forza della natura» Governi di Raiuno : «Gino è simpatico, ma non si ritroverà nel nostro racconto. Sarà un anziano che dovrà inchinarsi a una vera forza della natura» Cinema Italia Le Grolle d'oro a «Fiorile» e a «Un 'anima divisa in due » e » detto il direttore uscente di Raiuno Carlo Fuscagni - è un mito europeo che ha varcato tutte le frontiere»), «Il grande Fausto» arriverà sugli schermi televisivi entro la fine del 1994. La lavorazione avrà inizio tra pochi giorni, durerà 1.6 settimane con una pausa sotto Natale e una ripresa in primavera quando, con il bel tempo, sarà possibile realizzare le scene delle gare. «Andremo a girare nelle Marche, nei paesini vicino ad Ascoli Piceno - fa sapere il regista - perché da quelle parti abbiamo ritrovato intatto il paesaggio italico degli Anni 50: le strade bianche, le case di mattoni rossi. Poi saremo a Roma sulla Via Appia, dove sono stati ricostruiti gli interni delle due ville di Coppi. E in primavera ci sposteremo in Slovenia o forse in Bulgaria per la parte prettamente sportiva del film. Vogliamo che dal racconto venga anche fuori l'immagine di quell'Italia che non c'è più. L'Italia in cui eravamo tutti poveri e che forse, proprio oggi, non ci farà male ricordare». lorizzano al massimo la femminilità, la Muti non si preoccuperà di diventare la fotocopia cinematografica della Occhini: «Certo non le somiglio affatto: lei era una bellezza severa, a tratti dura e un po' spigolosa e io sono completamente diversa, ma che importa? Quello che conta non è la somiglianza fisica». Non è preoccupato neanche Faustino Coppi: «So poco della vita sentimentale dei miei genitori; ho letto la sceneggiatura ma non posso dire se il racconto è giusto o sbagliato. Mi è piaciuto, questo sì, e mi dispiace che mia madre non sia qui e non possa veder lo». Coprodotto per un costo di 10 miliardi dalla Rai (al 40%), da Angelo Rizzoli e da partner tedeschi e francesi («Il mito di Coppi - ha SAINT-VINCENT. «Un'anima divisa in due», di Silvio Soldini, e «Fiorile», di Paolo e Vittorio Taviani, sono stati i film italiani del '93 più apprezzati dalla giuria delle «Grolle d'oro», formata interamente da critici stranieri. Vince l'accademia al Festival del cinema italiano nel cuore delle Alpi. Erano 13 le opere in concorso. Nessun premio a «Sud» di Gabriele Salvatores che è invece un grosso successo di pubblico. E Fabrizio Bentivoglio fa il bis: grolla d'oro anche a lui come miglior attore, dopo esserlo stato anche per la giuria di Venezia. Ancora per l'interpretazione di «Un'anima divisa in due» e «La fine è no- Fulvia Caprera l cantautore e stasera il debutto in tv nella diretta di Raidue, alle 22,10 ta». Due grolle ex aequo per la migliore attrice, a Valeria Cavalli, per «Mario, Maria e Mario» e a Chiara Caselli, per «Dove siete? Io sono qui». La miglior opera prima è invece «Libera», di Pappi Corsicato, storia di tre donne d'oggi, a Napoli, disorientate e confuse dalla modernità, dal suo degrado, alla ricerca di valori perduti. «La fine è nota» ha invece ricevuto la grolla d'oro per la sceneggiatura di Cristina Comencini e Suso Cecchi d'Amico. A Luigi Comencini la «Grolla» alla carriera. Il festival di Saint-Vincent gli ha reso omaggio dedicandogli una rassegna di 13 opere proiettate al cinema Giacosa di Aosta. Oggi l'ultimo film in programma: «La storia» del 1986. Il direttore artistico, Felice Laudadio, ha assegnato le targhe d'argento per l'attrice e l'attore rivelazione dell'anno a Galatea Ranzi («Fiorile») e a Gaetano Carotenuto («Dove siete? Io sono qui»). Ma la manifestazione di Saint-Vincent, al di là dei premi, è stata anche l'occasione per fare il punto sul cinema italiano. Sulla sua crisi, strutturale, ma anche d'idee. Gabriele Salvatores commenta: «La tavola rotonda non doveva intitolarsi "Quale 1994 per il cinema italiano", ma "Quale cinema italiano per il 1994". Questo è il vero problema. Che storie raccontare, su quali soggetti puntare la cinepresa. E in questo senso noi siamo indietro». Per il produttore Claudio Bonivento (ha vinto due grolle d'oro, nel 1990 e nel 1991 con «Mery per sempre», «Ragazzi fuori» e «Ultra»), «il cinema italiano ha bisogno d'amore, di passione da parte di chi lo fa. Poi arriveranno anche i soldi. Dobbiamo regolamentare meglio il rapporto con le banche e smetterla di dare addosso ai film che funzionano. E' un malcostume imperante». Enrico Martine!