I «SEGNI» DEL POVERELLO

Cronache LA STAMPA Domen XWàmmÈm XWàmmÈm ROMA. Il lungo sonno di Federico Fellini ò turbato dall'incubo dell'accanimento terapeutico. Un'insistenza nelle cure per chi oramai da tempo ha superato la barriera tra la vita e il non esserci più. Un sottilissimo filtro dato dalla coscienza. E la coscienza oramai ha abbandonato da tempo il corpo di Federico Fellini. E non ci sono speranze. L'encefalogramma è piatto, lo hanno confermato ancora una volta ieri i medici, e il quadro clinico si fa sempre più grave. Anche la capacità di Fellini di respirare autonomamente si fa sempre più debole. Un soffio che la febbre - ieri è salita ancora - potrebbe far cessare da un momento all'altro. E allora, solo allora, si potrebbe parlare di morte clinica. Una soglia di morte che per la scienza non è ancora la fine. Solo l'arresto del cuore può terminare la vicenda umana di una persona. E così sarà per Fellini, a meno che non intervenga una crisi. «Stiamo scendendo la china a grande velocità - ha spiegato ieri Maurizio Bufi, aiuto del reparto di rianimazione - e prima ancora di attenderci che l'attività cardiaca venga meno ò più probabile aspettarci un ruzzolone». Fino ad allora la vita di Federico Fellini rimane affidata i «SEGNI» DEL POVERELLO OUATTROCENTO pagine, per dimostrare che, come dice il titolo, «le stimmate di Francesco sono un'invenzione». Chiara Frugoni, docente universitaria toscana, dopo otto secoli vorrebbe cancellare così una delle pietre miliari della storia della Chiesa: le stimmate di San Francesco. E il libro, che uscirà fra due settimane per Einaudi, ha avuto ieri una recensione «benevola» dellVlvvenire, da parte di Franco Cardini, il biografo del Santo di Assisi. «Il punto - scrive Cardini non è provare che Francesco abbia o no ricevuto le stimmate: non è compito dello storico appurare nulla del genere. Il punto è comprendere che cosa la tradizione delle stimmate abbia significato, come sia stata proposta, modificata, atteggiata. La Frugoni segue la fase del racconto della stimmatizzazione nelle parole delle fonti e nelle immagini dei suoi primi pittori, rilevandone le fasi e le variabili, e sottoli- A cinque mesi Palla di Neve, il beluga addestrato militarmente e fuggito per due volte dai delfinari dell'ex Unione Sovietica, nuota tranquillamente nelle acque del Mar Nero che bagnano la costa turca. Nel frattempo si sono intensificate le delicate trattative «diplomatiche» fra il governo turco, l'ambasciata italiana ad Ankara e i russi «proprietari» del beluga per raggiungere un accordo. I ragazzi italiani, infatti, sensibilizzati attraverso «Topolino» e «La Stampa» avevano eletto Palla di Neve a simbolo della libertà. E avevano chiesto, attraverso migliaia di lettere, la sua liberazione. NELLA BASE DI SEBASTOPOLI Nelle prime settimane di novembre, il ministro dell'Ambiente turco, Riza Akciali, consegnerà al simpatico mammifero un simbolico passaporto diplomatico che gli permetterà di nuotare tranquillamente nelle acque del Mar Nero senza temere di essere ricatturato. Ma la gioia di questo momento magico non mi aveva fatto dimenticare chi Cronache

Luoghi citati: Ankara, Assisi, Roma, Unione Sovietica