«Il virus si prende ai giardini» di 1. S.

«Il virus si prende ai giardini» «Il virus si prende ai giardini» Parla il minidivo: so che cos'è quel male «L'Aids? Certo che so cos'è. E' una malattia che si può prendere ai giardini. So anche che è pericolosa, come la leucemia». Un attimo di pausa, il volume del televisore che si abbassa, attutendo le voci dei signori dei cartoon. «So anche che cos'è il profilattico. Lo so da due anni. Me ne hanno parlato sia a scuola sia in casa. So anche come si fanno i bambini». Pomeriggio di ieri, l'ora in cui i bimbi fanno merenda e guar¬ dano la tv. E che urlano «mamma, ho fame», come faceva quell'insopportabile ragazzotto nella pubblicità di una merendina. Guarda caso quel bimbette aveva la faccia e la voce di Matteo Dondi, che adesso è seduto sul divano, mentre sullo schermo sfilano le avventure di Candy e dei tre moschettieri. Matteo Dondi, professione minidivo. Cinquanta spot in sei anni (ha cominciato che ne aveva due), un film con Valeria Go- lino, uno sceneggiato - in corso di lavorazione - con Massimo Dapporto. E poi migliaia di foto, poster, cartelloni pubblicitari. «E' un gioco per lui - dice la mamma - è felice quando recita, quando gli fanno interpretari un personaggio. I registi dicono che ha una faccia di gomma: piange veramente quando deve piangere, ride convinto quando deve farlo. E' un attere nato. E lo diventerà: vuole continuare questa carriera». Matteo abita a Bologna. Bella casa. Tanti giochi. Matteo guadagna bene: anche quindici milioni per la piccola parte in un film, due per lo spot. Ma a lui tutto questo, forse, non interessa. «Mi piace giocare. E girare un film, farsi fotografare per me è un gioco». E la scuola? Matteo si arrabbia: «Dicono che vado male, che non so neppure fare le addizioni. Bugie. Sui miei quaderni ci sono tanti bravissimo». Interviene la madre. «Certo Matteo non frequenta una scuola regolare, quando è impegnato sul set è seguito da un'insegnante. Ma coi compiti è bravissimo, chiedetelo alle sue insegnanti». Ancora Matteo: «A me piace molto imparare a memoria. Le poesie come le battute che devo recitare. E da grande voglio fare l'attore. Tutti mi dicono che sono bravo. Se non lo fossi, non sarei richiestissimo». L'esordio di Matteo avviene un po' per caso, anche se la sua famiglia ha alcune radici nel mondo della pubblicità. Il fratello di Matteo ha girato alcuni spot, la mamma ha lavorato nel settore. Racconta: «Ho accompagnato il figlio più grande per un provino. Il regista ha visto Matteo ed è rimasto colpito dalla sua espressività, dalle sue doti. E da quel giorno è cominciata la sua carriera». L'elenco di apparizioni è lunghissimo, il minidivo di Bologna ha prestato il suo volto e la sua voce a stilisti e catene di supermercati, a fabbriche di giochi. E adesso l'Aids. Chissà che cosa gli toccherà domani. [1. s.]

Persone citate: Massimo Dapporto, Matteo Dondi

Luoghi citati: Bologna