Spazzacamino e re del Tour Il mito di Garin diventa film

Spazzacamino e re del Tour Il mito di Garin diventa film Partì dalla Val d'Aosta, vinse per primo h gara Spazzacamino e re del Tour Il mito di Garin diventa film ARVIER. Oggi un paesello della Val d'Aosta riacquisirà un suo figlio importante, il ciclista vincitore, novant'anni fa, del primo Tour de France. Arvier, 800 abitanti, celebrerà - e a molti rivelerà Maurice Garin, che a 14 anni (era nato il 3 marzo 1871, nella frazione detta appunto Chez-les-Garin, da Clément e Maria Teresa) se ne andò in Francia per lavorare, non si sa bene se con il padre, la madre e gli otto fratelli o tutto solo in cambio di un bel pezzo di formaggio e di pane garantito per un po' di giorni. Era «ramoneur», spazzacamino, finì in Savoia e poi nel Nord delle miniere, dove la polvere di carbone stava anche nella minestra. Fece pure il muratore. Era piccolo, fermo a 1,62, ed aveva sempre tanta fame: forse per questo si diede, come anche due suoi fratelli, al ciclismo, allora «il mezzo più veloce per far diventare ricco un povero» (Henri De- sgrange, inventore del Tour). E forse fu per fare bene il ciclista che si fece francese: all'inizio del secolo la bicicletta, le vélo, era già in Francia «la petite reine», strumento di sport e poi di lavoro, superato il periodo dello snobismo dell'andare per i Campi Elisi e quello della criminalizzazione per l'uso che ne facevano gli scippatori, come mezzo di fuga. Arvier ha voluto recuperare il suo figlio nel nome non della nostalgia, non del rimorso locale e nazionale, ma nel nome del concetto per cui un uomo è figlio insieme delle sue radici e del posto dove opera, dove lavora. E casomai nel nome di un'idea sommessa ma non sommersa: quella propagata da un giornalista celebre del ciclismo eroico, Vittorio Varale, che aveva parlato con Garin e giurava che il «petit ramoneur» si sentiva italiano, aveva persino tenuto il primo passaporto. Arvier ha messo Garin in grandi pannelli fotografici del vicino auditorium di Villeneuve, lo farà rivivere nella commemorazione che oggi pomeriggio e soprattutto stasera verrà tenuta da autorità valdostane e da personaggi grossi del Tour pedalato, i due italiani che sono ancora in vita dei cinque che l'hanno vinto, cioè Gino Bartali 1938 e 1948 e Felice Gimondi 1965. E si vedrà in primissima un film, girato da Carlo Rossi col concorso Rai, nei prati di Arvier dove Maurice bambino portava le pecore, sulle strade del suo Tour, a Lens nel Nord minerario dove visse gestendo un garage e dove morì il 19 febbraio 1957, come recita un atto di morte che gli assegna tre mogli (ma pare siano 4). Un attore valdostano, Marco Bethaz, sarà Garin, che prendeva il via quasi sempre vestito di bianco e finiva le corse come statua scura di polvere e fango. [g. p. o.] Anche Gimondi e Bartali alle celebrazioni diArvier A sinistra un'immagine di Maurice Garin al Tour de France; qui sopra Felice Gimondi e Gino Bartali

Luoghi citati: Arvier, Francia, Val D'aosta, Villeneuve