L'«erede» di Di Pietro di R. Cri.
Nei guai commissario che sostituì il giudice V«erede» di Di Pietro Nei guai commissario che sostituì il giudice POLIZIOTTO NELLA BUFERA CARLO Iacovelli era uno dei collaboratori più vicini ad Achille Serra. La sera dell'esplosione in via Palestra, c'era lui insieme con il questore di Milano, al primo sopralluogo dopo l'esplosione dell'autobomba che era costata la vita a quattro vigili. Eppure il suo nome era «chiacchierato» da un anno negli ambienti giudiziari. I primi guai per il vicequestore di Milano erano cominciati nell'autunno del '92. Durante le indagini sull'autoparco della mafia, gli investigatori avevano scoperto che tra le auto ospitate c'era anche quel'la della moglie di Carlo Iaco- velli. Una situazione imbarazzante, che il funzionario aveva giustificato con la più scontata delle risposte: «Volevamo venderla, ci siamo rivolti al Salemi». Ma la versione non aveva del tutto convinto i magistrati tanto che da Firenze era arrivato l'ordine di perquisire la casa di Iacovelli. Con lui erano finiti nel mirino degli investigatori fiorentini alcuni agenti del commissariato Monforte, lo stesso in cui anni addietro aveva lavorato il giudice Antonio Di Pietro. L'inchiesta, che aveva provocato anche alcune frizioni tra le procure della Repubblica di Firenze e Milano, si era risolta in un nulla di fatto. L'allora questore di Milano Francesco Trio aveva lavorato per ridimensionare la portata dell'indagine: «Gli agenti non sono indagati. Si è trattato di una legittima perquisizione per stabilire quali fossero i loro contatti con il proprietario dell'autoparco, Salesi». E Iacovelli se l'era cavata con un trasferimento. Dal commissariato Monforte alla questura Centrale. Ma non era stata una bocciatura. Non era stato declassato a un ruolo di «passacarte». Conservava compiti operativi. Quindi, nel ruolo di collaboratore primario del questore. Adesso da Firenze, la nuova svolta alle indagini: gli investigatori avrebbero accertato che i poliziotti «non solo chiudevano gli occhi» sull'attività dell'autoparco, ma risultavano sul «libro paga» di Salesi, come informatori. Informatori di che? Delle principali indagini in corso a Milano, comprese quelle su «Mani pulite». C'era anche il vicequestore su quel libro? Gli investigatori sono convinti di sì. Indagando sui libretti di risparmio di Iacovelli hanno scoperto, depositato in banca, un piccolo «tesoro»: più di un miliardo di lire. Cifra «incompatibile» con lo stipendio che percepiva. [r. cri.]
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