Un miliardo dei boss al vicequestore

Collaboratore di Serra in manette: sul suo conto «cifra sospetta». Arrestati altri cinque agenti, sei indagati Collaboratore di Serra in manette: sul suo conto «cifra sospetta». Arrestati altri cinque agenti, sei indagati Un miliardo dei boss al vicequestore Autoparco della mafia, terremoto a Milano FIRENZE. Mafiosi a braccetto con massoni, imprenditori e politici senza scrupoli. Traffico d'armi, droga ed esplosivi. Omicidi, riciclaggio, speculazioni finanziarie. Intrighi, connivenze e coperture: clamorose coperture. L'autoparco milanese di via Salomone si sta rivelando ogni giorno di più un verminaio dal quale non si sa ancora cos'altro potrà spuntare fuori. Da ieri il «ciclone autoparco» soffia con forza sulle forze dell'ordine. Con la pesantissima accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico di stupefacenti sono stati arrestati cinque poliziotti; altri sei hanno ricevuto un'informazione di garanzia. Ad eseguire gli ordini di custodia cautelare in carcere, firmati dal giudice per le indagini preliminari Roberto Mazzi, sono stati gli uomini della Digos fiorentina. E' un primo epilogo di una lunga e delicata indagine condotta dal sostituto procuratore della Dda di Firenze, Giuseppe Nicolosi. Nel carcere militare di Peschiera sono stati rinchiusi il vicequestore Carlo Iacovelli, fino a qualche tempo fa dirigente del commissariato Monforte di Milano (competente per giurisdizione sulla zona dove sorge l'autoparco); l'ispettore Leonardo Atterrato, i sovrintendenti Gennaro tirsi e Roberto Stornelli, tutti ex agenti di quel commissariato. Il quinto arrestato è Vincenzo Grimaldi, sottufficiale della Digos milanese. Non si conoscono, invece, i nomi dei destinatari delle sei informazioni di garanzia: si sa che cinque riguardano agenti della questura milanese e una un agente della questura della capitale. I nomi dei poliziotti ora in carcere erano entrati nell'inchiesta della Dda di Firenze un anno fa. Pochi giorni dopo l'irruzione degli agenti del Gico della Finanza nell'autoparco di via Salomone (17 ottobre 1992) erano nati i primi sospetti sulle possibili coperture che il comissariato Monforte avrebbe dato all'organizzazione malavitosa. Si ipotizzarono contatti tra agenti e boss mafiosi del clan di Nitto Santapaola che gestivano le attività illecite coperte dall'autoparco. Ora quei sospetti sono stati suffragati da riscontri che rendono difficilissima la posizione dei cinque poliziotti. Sul conto bancario del vicequestore Iacovelli pare sia stato trovato oltre un miliardo di lire. Somme «non compatibili con gli stipendi che percepivano» sui conti degli altri arrestati. Poliziotti a libro paga della mafia, insomma. Utili per non avere noie ma anche, pare, per ottenere preziose informazioni. Secondo quanto emerge dall'inchiesta del sostituto procuratore Nicolosi, i cinque poliziotti avrebbero «inquinato anche le indagini relative all'inchiesta mani pulite». A testimoniarlo ci sarebbero alcuni fax anonimi inviati all'imprenditore immobiliare Angelo Fiaccabrino (arrestato nel novembre scorso) con richieste di informazioni sulle indagini condotte dai magistrati del pool mani pulite. Secondo la Dda fiorentina, i cinque poliziotti possono essere considerati persone «organiche all'organizzazione che gestiva l'autoparco. Non uomini d'onore, ma parte dell'organizzazione». «Quello che abbiamo trovato noi a Milano - ha commentato ieri uno degli inquirenti fiorentini - chiunque avesse fatto un po' di indagini lo avrebbe scoperto. Siamo in grado di dimostrare che tutte le forze di polizia sapevano da anni quello che noi abbiamo trovato ora». Il commissariato Monforte, quindi, come «ombrello» al riparo del quale prosperavano i traffici di armi e droga, ma è possibile che la copertura sia servita anche a latitanti di grosso calibro. Dall'autoparco milanese sono passati boss mafiosi come Luigi Miano, detto Jimmy, poi arrestato, e Leoluca Bagarella. L'inchiesta però è tutt'altro che chiusa. Poteva essere sufficiente la complicità del commissariato Monforte a coprire traffici internazionali di armi e droga e giri miliardari? E' quanto vuole appurare l'inchiesta della magistratura fiorentina che ora pare stia «scandagliando» ambienti politici e della stessa magistratura: un terreno definito «melmoso e molto pericoloso». Francesco Marteini Sopra, un'immagine dell'operazione degli uomini del Gico, compiuta un anno fa nell'autoparco della mafia, in via Salomone, a Milano Accanto il vicequestore Carlo Iacovelli, sotto inchiesta

Luoghi citati: Firenze, Milano