Mediobanca aumento con bagarre in sala di Valeria SacchiFrancesco Cingano

Via libera alla maxi-operazione da 1080 miliardi. Nessuna novità nel «patto»: tutti la sottoscriveranno DIETRO LO SPORTELLO Via libera alla maxi-operazione da 1080 miliardi. Nessuna novità nel «patto»: tutti la sottoscriveranno Mediobanca, aumento con bagarre in sala Un azionista tiene in scacco l'assemblea per quasi sette ore MILANO. «La prego, la prego. Abbia pazienza». La cadenza veneta del presidente Francesco Cingano cerca, vanamente, di sedare la rissa tra azionisti che si è accesa fra i banchi. Sono le ore 14,55. Cinque ore dall'inizio dell'assemblea di Mediobanca, ferma ancora al primo punto, quello dell'approvazione del bilancio. Poi toccherà ai nuovi amministratori, con l'uscita di Salvatore Ligresti, sostituito da Antonio Ratti, e di Renato Cassaro sostituito da Pietro Ciucci, attuale direttore finanziario dell'Iri. Nella parte straordinaria, verrà approvato l'aumento di capitale per 1080 miliardi. A far scattare la sommossa è il solito intervento fiume di Marco Bava. Che chiede, richiede, commenta, va fuori tema. Da un po' sono cominciati i brontolìi, i «basta, basta» della platea. Finché un azionista invoca l'intervento del presidente, chiede che si ponga un limite di tempo agli interventi. Cingano fa presente che la cosa non è possibile, la norma non è contenuta nello statuto. Ma l'azionista che protesta non sente ragione, gli altri intomo lo incoraggiano, Bava è sommerso da malumori di ogni tipo. Cingano invita Bava ad essere breve, ma Bava la concisione non sa cosa sia. Incurante dell'ostilità, riprende, imperterrito e querulo, la sfilza di domande. E' troppo. L'azionista che protesta si alza, scende due scalini, strappa i fogli di appunti dalle mani di Bava. E' quasi rissa. Gli appelli di Cingano tentano di far tacere i commenti, le grida degli azionisti esasperati. Ma la rabbia non si placa. Ci vogliono dieci minuti buoni, e forse più, perché l'azionista che protesta torni al suo posto e le voci si plachino. Bava ridacchia imperterrito, ma Cingano gli impone domande brevi e pertinenti, altrimenti gli verrà tolto il mi¬ crofono. Sono questi dieci minuti di rivolta di piazza contro il «Disturbatore Numero Uno», l'unico momento frizzante di un'assemblea che si snoda tra domande prive di mordente, spesso prive di senso. E riesce a tirare in lungo per sette ore filate, al limite dell'esaurimento nervoso collettivo. Oltre a Cingano, tocca all'amministratore Vincenzo Maranghi rispondere alle domande. Noiose, ma quasi mai insidiose. La più imbarazzante si riferisce al collocamento delle azioni Enimont, roba del settembre 1989. A proposito di quest'operazio¬ ne, Maranghi ha testualmente precisato: «Mediobanca ha svolto unicamente un ruolo di collocamento, insieme a Crediop e Imi. Il ruolo di advisor è stato svolto da Morgan Stanley e Goldman Sachs». Altro punto saliente, i dati sui primi mesi del nuovo esercizio, dopo il 30 giugno. La raccolta subisce una diminuzione di 658 miliardi («un fattore stagionale» secondo Maranghi), le plusvalenze su titoli in portafoglio salgono a 2365 miliardi a fine settembre (2122 a giugno), fino ai 2422 miliardi di ieri. Tra le operazioni avvenute dopo la chiusura del bilancio, vanno ricordate la sottoscrizione dell'aumento di capitale di Fondiaria Spa per 158 miliardi, al fine di mantenere il possesso al 15%, e la vendita dei titoli Continental per 66 miliardi (pacchetto che aveva comportato una svalutazione per 39 miliardi). In leggero calo i finanziamenti nel primo trimestre: 14.000 miliardi, con una riduzione del 3,3%. Commenta Maranghi: «Il cavallo non beve». E anche il margine di interesse, pari a 175 miliardi, è in leggera contrazione. Precisa Maranghi: «In fase di tassi calanti, e con una raccolta vincolata a 18 mesi, siamo penalizzati». Si arriva all'aumento di capitale, e Maranghi risponde alle richieste di chiarimenti della Consob. Spiega che gli azionisti aderenti al patto di sindacato, che rappresentano il 50% del capitale, sottoscriveranno le loro quote, dunque non ci sarà consorzio di garanzia. Aggiunge che questa operazione si rende necessaria per ripristinare un margine per investimenti di 1600 miliardi, in vista dei nuovi parametri imposti dalle Cee in materia di grandi fidi. I quali introducono vincoli più stretti alla concessione di fidi ai gruppi. Dulcis in fundo, le nomine. Lasciano Salvatore Ligresti che viene sostituito dal nuovo azionista Antonio Ratti, industriale comasco che ha appena comperato la quota di Mediobanca ceduta da Gaie. Ciucci sostituisce Cassaro che è passato a Iritecna. Sono invece confermati Pirelli, Bernheim, Fausti, Graebner e Alberto Pecci, che era già stato cooptato al posto di Pippo Garofano. Valeria Sacchi Dal consiglio escono Ligresti e Cassaro entrano Ciucci e Ratti Il presidente di Mediobanca Francesco Cingano

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