Bella la famiglia se crolla di Osvaldo Guerrieri

Belici In famiglili, se crolla Torino: «Circolo» con la regia di Morini, protagonista Calindri Belici In famiglili, se crolla La classe dell'attore vale la commedia TORINO. Bella cosa la famiglia, specialmente quando si sfascia. Sembra dirci questo W. Somerset Maugham con «Circolo» (1921), forse la sua commedia più riuscita, certo l'opera con cui questo scrittore dalle antenne sensibilissime cercò di afferrare il soffio più vitale della drammaturgia europea e di trasferirlo nei suoi salotti così perbene, così eleganti, così formalisti. Prima di allora Maugham aveva deliziato il pubblico del West End con le cosiddette «artificial comedies», che nella disinvoltura del dialogo sviluppavano situazioni e psicologie molto artificiose (artificial). «Circolo» segnò una svolta. Qualcuno si scomodò a tirare in ballo Ibsen e «Casa di bambola», ma certamente esagerava. «Circolo» è una fragrante, spiritosa commedia di cui oggi non c'importa granché. Clive Champion Cheney fu abbandonato dalla moglie a favore di Lord Porteous, il miglior amico di famiglia. Trent'anni dopo, il figlio di Clive, Arnold, è abbandonato dalla bella Elisabetta che fugge con lo spiantato Teddie. Fin qui è un giochino neanche troppo ingegnoso; più interessante è vedere come codesto giochino si conclude: dopo avere strepitato, Arnold sembra accettare l'idea che Elisabetta lo lasci, anzi è disposto a concederle il divorzio sapendo che la propria carriera politica ne verrà distrutta; infine, udite un po', offre alla fuggiasca un sostanzioso vitalizio. Tanta generosità mette in crisi l'infedele. In un colloquio con la madre di Arnold, che dopo trent'anni è tornata a girare per casa col suo stanco Lord, Elisabetta sembra quasi decisa a rinunciare alla fuga, anche perché «un marito si può lasciare, ma un amante? Se si lascia un amante non resta nulla». Le lacrime del lieto fine stanno per brillare. Sennonché Teddie, con la sua solita rudezza, non fatica a riaccendere il fuoco nel cuore dell'innamorata. Sipario? Neanche per sogno. Il vecchio Clive se ne arriva ridacchiando e dice di avere organizzato lui la manfrina, lui ha imposto a Arnold di essere condiscendente, remissivo, generoso. Si era ispirato a una commedia di Maugham (ma va') che raccontava un caso uguale a quello. La protagonista restava? gli domanda l'ex moglie. No, ri- sponde lui, ma quel finale era troppo incredibile. Se non ci credeva lui, figuriamoci noi. «Circolo» è così lontano da risultarci estraneo. E a pochi risultati porta la traduzione di Luigi Lunari, che cerca di rinfrescare l'aria insinuando qua e là un «che rottura», «oh, cacchio», «non me ne frega niente», «esproprio proletario». La prudente trasgressione verbale non può nulla contro il battutismo alla Oscar Wilde, le partite a bridge, il whisky, le lettere portate su un vassoio d'argento, lo smoking per il pranzo. Restano però la caratterizzazione dei personaggi, lo scintillio delle battute, una certa cipria di ironico decoro: tutte cose che il regista Mario Morini sfrutta magnificamente in uno spettacolo come al solito elegante che forse, con una compagnia più agguerrita, sarebbe potuto diventare un magnifico pezzo di modernariato teatrale. Qui purtroppo i personaggi giovani, a cui Maugham affida grandi responsabilità, non sono sempre all'altezza. Tito Manganelli (Arnold), Elisabetta Ratti (Elisabetta) e Antonio Zanoletti (Teddie), pur prodigandosi, non riescono a superare la soglia della correttezza. Le cose vanno meglio con Liliana Feldman, che dà vita alla deliziosa e un po' svaporata Lady Kitty; con Adolfo Fenoglio, nel ruolo del ringhioso Lord Porteous; e soprattutto con Ernesto Calindri nella parte di Clive. Che meraviglia di naturalezza è questo attore che emette parole come volute di fumo azzurrino, estrae ironia da un'occhiata e dalla piega di un sorriso: lui e la sua classe valgono la commedia. Completano il cast Carla Castelli e Andrea Montuschi. Scene di routine firmate da Comotti. In platea divertimento e applausi. Repliche all'Alfieri fino al 7 novembre. Osvaldo Guerrieri Un'opera frizzante di Maugham Una donna lascia il marito, e questi la ricompensa Ernesto Calindri e Liliana Feldman l'attrice dà vita alla deliziosa e un po' svaporata Lady Kitty

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