Falcone e i dieci anni che sconvolsero Palermo di Lietta Tornabuoni

Falcone e i dieci anni che sconvolsero Palermo PRIME CINEMA Il film di Giuseppe Ferrara con Michele Placido protagonista e Giancarlo Giannini (Borsellino) Falcone e i dieci anni che sconvolsero Palermo Si vedono Andreotti soltanto di spalle e Martelli senza boccoli CLAUDIO Martelli non ha i boccoli neri ma capelli grigi, non ha la faccia da cherubino gualcito ma energici lineamenti squadrati; e di lui, allora ministro di Grazia e Giustizia, rimproverando l'amico Falcone per aver accettato l'incarico offertogli a Roma, il giudice Borsellino dice: «Ti sei dimenticato che nell'87 Martelli è stato eletto coi voti della mafia?». Andreotti si vede soltanto di spalle. Lima e Ciancimino sono quasi dei sosia, perché il regista Ferrara ricerca le somiglianze fisiche: «Come Chaplin, che quando fa Hitler lo fa somigliante a Hitler, quando fa Mussolini lo fa somigliante a Mussolini». Michele Placido però non somiglia a Giovanni Falcone, non ne ha la consapevole calma intelligente e perdipiù recita davvero male, mentre Giancarlo Giannini è bravo nella parte di Paolo Borsellino. Si vedono nel film Chinnici, Geraci, Cassare e i Salvo, si citano i Bontade, gli Inzirillo e Totuccio Contorno, Buscetta ha il molle viso ambiguo di Gianni Musy, Anna Bonaiuto interpreta bene Francesca Morvillo, la moglie di Falcone che venne uccisa con lui e con gli uomini della scorta: alternando conversazioni o conciliaboli e ammazzamenti crudeli, il film ricostruisce parte della vita e la morte del giudice Falcone e oltre dieci anni terribili a Palermo, proprio nel momento in cui la magistratura siciliana è più discussa. I misteri d'Italia senza vero mistero hanno anche questo di particolare: durano da tanto tempo e per tanto tempo, vengono periodicamente e strumentalmente resuscitati da rivelazioni talmente contraddittorie, sono nutriti da notizie melodrammatiche così incerte e confuse, che nella memoria dei cittadini restano come un guazzabuglio faticoso e scoraggiante, inestrica¬ bile al punto da indurre a rinunciare a capire. Alcuni registi (Giuseppe Ferrara, Pasquale Squitieri, Marco Risi) hanno tentato con i loro film («Cento giorni a Palermo» e «Il caso Moro», «Il pentito», «Il muro di gomma») di riassumere e chiarire, sintetizzare e far capire, condensare all'essenziale alcuni eventi o momenti cruciali del Grand Guigno) italiano. Lo hanno fatto, naturalmente, dal proprio punto di vista: suscitando sempre reazioni violente, polemiche, proteste e azioni giudiziarie dei protagonisti o coprotagonisti di quegli episodi, dei parenti o degli amici gelosi della memoria di quei personaggi così vicini nel tempo, dei politici, giornalisti o specialisti più esperti sul tema pronti a condannare inesattezze magari inessenziali. Lo hanno fatto, naturalmente, nel proprio stile, che non è precisamente quello del docu-drama all'americana, piut- tosto quello della narrazione popolare: suscitando sempre la deplorazione o anche l'orrore della critica cinematografica ma anche successi di pubblico, se sono esatte le cifre fornite dal regista Ferrara secondo il quale «Cento giorni a Palermo» (sull'assassinio del generale Dalla Chiesa e di sua moglie) e «Il caso Moro» (sul rapimento e l'uccisione del presidente democristiano da parte delle Brigate Rosse) hanno raccolto circa 1 milione di spettatori e circa 10 milioni di telespettatori al primo passaggio televisivo seguito poi da diverse repliche tv. Magari bruttissimi, «Giovanni Falcone» e i suoi simili sono insomma film anomali. Appartengono a quel genere più contemporaneo di film politico che, partendo da un preciso punto di vista, tenta abbastanza disperatamente di mettere ordine e fare chiarezza nella sanguinosa cronaca italiana recente: sarà anche per questo che dispiacciono a tanti e si attirano tanti guai. Lietta Tornabuoni GIOVANNI FALCONE di Giuseppe Ferrara con Michele Placido Giancarlo Giannini Gianni Musy Massimo Bonetti Anna Bonaiuto Nello Riviè Marco Leto Ivana Monti Drammatico Italia, 1993 Cinema Adua 400 Eliseo Rosso, Nazionale di Torino Adriano, Universa! di Roma Un'opera che tenta di mettere ordine Michele Placido è II giudice Falcone, ma come protagonista delude