Metter la memoria per ricostruire la Russia di Sergio Trombetta

Metter, la memoria per ricostruire la Russia In Italia il grande scrittore di San Pietroburgo: a 84 anni, pubblicherà il suo libro più ambizioso Metter, la memoria per ricostruire la Russia «Ho visto gli zar, lo stalinismo, i gulag: racconterò tutto» f~wm%\ SAN PIETROBURGO ijl|uTTO è cominciato con j-j luna fotografia del bi;, snonno. Guardando il ri- I M I tratto ingiallito di quel vecchio ebreo ucraino, orgoglioso del libro che teneva in mano, Izrail Metter ha capito che doveva scrivere Genealogia, lo straordinario libro autobiografico dove racconta la storia della sua famiglia dalla metà del secolo scorso a oggi. Arrivato tardi alla fama con II quinto angolo, che gli ha fatto vincere il premio Grinzane Cavour di due anni fa, Izrail Metter è nato a Charkov, in Ucraina, ottantaquattro anni fa, ma è leningradese a partire dagli Anni 30. Oggi abita con la moglie, che è stata ballerina del Teatro Kirov, in una delle zone più antiche di San Pietroburgo. Passato attraverso l'esperienza dello stalinismo, Metter, come molti protagonisti dei suoi racconti, ha visto parenti, amici, una donna amata, scomparire nel gorgo del Gulag e delle fucilazioni di massa. Da lunedì è in Italia, ospite della Einaudi. La casa editrice torinese ha pubblicato Il quinto angolo e detiene i diritti mondiali di Genealogia che sarà in libreria all'inizio del prossimo anno. Entrambi i libri escono grazie alla determinazione della slavista Anna Raffetto che ha curato anche il piccolo volume Per non dimenticare, da poco pubblicato dal Melangolo. Abbiamo intervistato Metter prima della partenza. Perché «Genealogia»? «Per molti motivi. Andare alla ricerca delle proprie origini non è una prerogativa dei nobili; ciascuno di noi ha bisogno di capire chi è risalendo alle radici. Poi perché, invecchiando, non si ha più la forza di guardare al futuro. E' molto più facile guardare indietro. Non siamo noi a scegliere il tempo in cui viviamo: è il tempo che sceglie noi». Per lei il tempo ha scelto anni terribili che hanno sconvolto la Russia. «Sì, il tempo ha voluto che io nascessi sotto lo zar, che vivessi il comunismo, lo stalinismo e assistessi a tutto quello che è successo in questo Paese sino ad oggi. Ma c'è un'altra ragione, la più importante, che mi ha spinto a scrivere Genealogia: il potere sovietico per settanta anni ha cercato di eliminare la memoria di chi è nato ed è vis¬ suto in questo Paese; ma la memoria di una nazione è la sua coscienza; se ciascuno di noi recupera la sua memoria, contribuisce a ricreare la coscienza di questo Paese». Attraverso la memoria ha dunque ricostruito la sua coscienza di ebreo russo. «Non mi sono mai sentito solamente russo, non sono mai stato un ebreo assimilato. Il potere sovietico ha tentato di cancellare le nostre origini accomunandoci tutti sotto l'ala di un patriottismo stupido e falso. Sul vecchio vocabolario enciclopedico sovietico c'era scritto che Rossi, Rastrelli e Quarenghi erano architetti russi, mentre tutti sanno che erano italiani, attivi a San Pietroburgo nel '700. Allo stesso modo bisognerebbe dire che Turgenev era francese perché ha vissuto la maggior parte della sua vita in Francia, o che Gogol era italiano perché ha passato molti anni a Roma. Ma già nel 1905, al tempo della guerra contro il Giappone, Tolstoj scriveva che il patriottismo è l'ultimo rifugio dei mascalzoni». Un momento importante nel libro sono i ricordi della vita intellettuale nella Leningrado di questo dopoguerra. «Sì, gli anni in cui il potere conduceva la lotta al cosmopolitismo, quando attaccavano Anna Achmatova e Michail Zoscenko. Sono stato anche testimone del primo processo a Josif-Brodskij». Il suo destino è stato simile a quello di Nina Berberova, anche per lei la fama internazionale è arrivata tardi. «Prima le mie prose venivano pubblicate solo nei Paesi socialisti. Soltanto dalla fine degli Anni 80 ho potuto andare all'estero e ho potuto pubblicare liberamente quello che volevo. Ma, a differenza di Nina, io non sono emigrato, non ho mai lasciato il mio Paese». In Italia terrà conferenze? «A Genova. Ma prima, a Roma, vedrò Mario Scaccia che ha intenzione di mettere in scena un dramma tratto da II quinto angolo. Sono molto curioso di incontrarlo». Sergio Trombetta «Genealogia», il romanzo della sua famiglia dall'800 a oggi, in «prima» mondiale da Einaudi Izrail Metter: l'epopea tragica di una famiglia ebraica